Oltre a politici e amministratori centinaia di cittadini assistono alla cerimonia
TERAMO Un feretro spoglio, senza orpelli, adagiato su un nudo pavimento ha rivelato anche nella morte ciò che Ernino D’Agostino, l’ex presidente della Provincia scomparso a 55 anni a causa di un male incurabile, è stato in vita: semplice, umile, al servizio di tutti. «Un uomo che», come ha sottolineato l’attuale presidente Renzo Di Sabatino nel suo discorso, «è entrato nelle istituzioni e ne è uscito più povero di come ci era entrato». Un’immagine la cui semplicità ha restituito ancora più forza se messa al centro di una platea di parlamentari, sindaci, assessori, presidenti di Provincia, tutti col capo basso, commossi. E lo è stata soprattutto per i cittadini, tantissimi, che lo hanno voluto salutare ieri durante i funerali celebrati a San Nicolò. Un affetto palpabile quello della gente comune che si è stretta intorno al feretro di un uomo come forse la politica non è più capace di esprimere. E ben lo ha colto l’attuale presidente della Provincia Di Sabatino che si è fatto interprete di un sentimento comune al termine della cerimonia funebre, celebrata dal vescovo Michele Seccia, quando lo ha ringraziato con queste parole strappando l’applauso della gente: «Sono stato ringraziato per aver allestito la camera ardente presso la sala consiliare della Provincia, ove in questi due giorni ha ricevuto il saluto delle più alte cariche pubbliche provinciali, regionali e nazionali e di tantissimi cittadini. E invece ancora una volta devo essere io a ringraziare lui perché l’ondata emotiva che c’è stata nei confronti di questa morte, e che si spiega soltanto con la qualità della persona, ha dato lustro e restituito rispetto alla sua e alla mia Provincia». Ha vibrato di commozione ma anche di senso di colpa la voce del presidente Di Sabatino, portavoce di un mea culpa collettivo, quando ha chiesto scusa, a nome di una politica arroccata su se stessa, per aver lasciato Ernino solo. «Ernino ha vissuto momenti difficili dal punto di vista politico ed anche dal punto di vista umano, ma non ha mai dimenticato da dove proveniva e le ragioni del proprio impegno. Ma il momento più difficile non è stato in occasione della sconfitta elettorale, quella è nelle cose, bensì quando, per intraprendere un nuovo percorso di vita lavorativa, è stato costretto a lasciare politica e istituzioni che tanto amava. In quella occasione la comunità politica di cui faceva parte è stata colpevolmente assente e per questo oggi, nel salutarti, ti chiediamo tutti scusa». E’ stato il suo storico amico di partito Marco Verticelli a ricordare come a sostenere Ernino fino alla fine non siano stati i colleghi di partito ma i “compagni” della Cgil, del sindacato che lo ha sostenuto e affiancato nelle lotte che ha portato avanti negli ultimi anni. «Un infaticabile lavoratore che alle logiche dell’Io anteponeva la voglia di fare per il “Noi”», ha detto di lui Verticelli, che lo ha ricordato come la formichina laboriosa delle tante feste dell’Unità. «Ricordo ancora quando lo trovammo in una pausa pranzo a scaricare due Tir di strumentazioni per il concerto della Pfm. Completamente solo e tinto di blu per il sudore a contatto con gli imballaggi. “Ernì, lo spettacolo è stasera”, gli dicemmo». Ieri all’ultimo saluto hanno risposto sì i parlamentari, gli esponenti della Regione Abruzzo, i colleghi di partito, gli avversari, i presidenti che lo hanno preceduto. Ma più di tutti hanno risposto i cittadini. Mentre la politica si “contava”, tra la folla bisbigliavano: «Ci siamo anche noi».