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Pescara, 23/11/2024
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Data: 07/11/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Ponte del cielo, il Comune va avanti. Vertice con D’Alfonso per studiare come superare il parere negativo della Soprintendenza, l’ente non rinuncia all’opera

PESCARA Regione e Comune non si fermano di fronte al preavviso di diniego, espresso dalla Soprintendenza alle belle arti e al paesaggio, sul Ponte del cielo. Ieri in prima mattinata, è stata convocata una conferenza di servizi in Comune, cui hanno preso parte il presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso, il sindaco Marco Alessandrini e il vice sindaco Enzo Del Vecchio, insieme ai tecnici dei due enti, per stilare le controdeduzioni da inviare entro dieci giorni all’organo del ministero dei Beni culturali, all’Aquila, per spiegare le ragioni che hanno portato a scegliere lo specchio d’acqua antistante largo Mediterraneo per la realizzazione del pontile circolare, con un diametro di 84 metri e dal costo di un milione di euro. «Abbiamo verificato», ha spiegato Del Vecchio, «se le nostre ragioni, poste a fondamento dell’opera, fossero o meno legittime e con i tecnici abbiamo visto che i rilievi posti sono superabili». Insomma, le due amministrazioni sembrano fiduciose sul fatto di poter convincere, con le loro controdeduzioni, la Soprintendenza sulla bontà delle scelte compiute nella progettazione dell’opera e nell’individuazione del luogo dove realizzarla. «Per noi non sono così cogenti le osservazioni poste dalla Soprintendenza», ha affermato Del Vecchio, «in quanto crediamo che il Ponte del cielo non vada ad interferire con la linearità di quel tratto di mare e di spiaggia e per questo stiamo lavorando per produrre le nostre indicazioni». «Ci auguriamo che la Soprintendenza regionale», ha aggiunto, «prenda atto delle nostre osservazioni e dia parere positivo ad un’opera straordinaria che valorizzerà la nostra città». Il vice sindaco ha poi parlato anche dell’altro progetto che ha ricevuto osservazioni da parte della Soprintendenza, ossia il nuovo stadio Adriatico-Cornacchia. E anche in questo caso l’amministrazione presenterà le sue controdeduzioni. «Sappiamo che c’è una parte importante nel lato tribuna Maiella, cioè le Colonne di Piccinato che rappresentano un patrimonio, ma non possiamo più rimandare la volontà di trasferire la gestione dello stadio a un soggetto privato, il Pescara calcio, perché come amministrazione non siamo più in grado di sostenere i costi di gestione. Anche in questo caso la Soprintendenza ha posto dei vincoli, ma riteniamo che si possa andare oltre». Ora l’attenzione è concentrata maggiormente sul Ponte del cielo. La conferma arriva dai commenti giunti dopo che è stato reso noto giovedì il parere della Soprintendenza. «L’avevamo detto che quello scempio davanti alla Nave di Cascella era uno sfregio al maestro e a tutta Pescara», hanno detto in una nota i capigruppo di opposizione Carlo Masci (Pescara futura), Marcello Antonelli (Forza Italia) e Guerino Testa (Ncd), «distruggere la cornice ambientale sarebbe stato un peccato mortale. La Soprintendenza alle belle arti e al paesaggio lo ha confermato». «Sapevamo che il pontile dinanzi a a piazza Primo maggio non si può fare», ha fatto presente il capogruppo di Forza Italia alla Regione Lorenzo Sospiri, «il parere negativo non è comunque superabile o aggirabile». «I 5 Stelle», ha sottolineato il Movimento, «aveva segnalato, proprio durante la presentazione del progetto, che il Piano demaniale prescriveva la salvaguardia della visuale libera del mare». «Il preavviso di diniego è una buona notizia per Pescara», ha concluso l’ex consigliere di Rifondazione Maurizio Acerbo, «l’idea di collocare lì quell’opera mi è apparsa subito ridicola».

La Soprintendenza spiega il diniego: il progetto contrasta con il paesaggio e l’opera dell’artista
«Ma è incompatibile con la Nave di Cascella»

PESCARA Il progetto del Ponte del cielo vìola le norme paesaggistiche e risulta in contrasto con la Nave di Cascella. Ecco, in sintesi, che cosa dice il documento della Soprintendenza alle belle arti e al paesaggio d’Abruzzo in cui è stato espresso un preavviso di diniego all’opera che intende realizzare il Comune nello specchio d’acqua antistante largo Mediterraneo. Secondo l’organo del ministero dei Beni culturali il progetto violerebbe le norme paesaggistiche. Il giudizio è pesante e, forse, si sarebbe potuto evitare, se la Soprintendenza fosse stata invitata alla Conferenza di servizi convocata nel mese scorso per stilare un cronoprogramma per il Ponte del cielo. Per quella mancata convocazione il capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli ha presentato una diffida al Comune. Ma torniamo al documento della Soprintendenza. «L’ambito in cui si inserisce l’opera è sottoposto a tutela paesaggistica ai sensi dell’articolo 142 del decreto legislativo 42 del 2004», precisa subito il documento firmato dalla soprintendente Maria Giulia Picchione e dal responsabile del procedimento Giuseppe Di Girolamo, «nel testo del decreto l’area interessata e quelle ad essa adiacenti dell’arenile vengono riconosciute di interesse paesaggistico». «E in effetti», prosegue il documento, «l’ambito è uno dei più significativi della città, costituendo il terminale di un percorso che dalla stazione ferroviaria lungo corso Umberto fino ad arrivare a largo Mediterraneo consente di giungere alla spiaggia e di fruire, in uno dei pochissimi spazi dell’arenile ancora libero da costruzioni e da altre forme di barriere antropiche, della vista del mare Adriatico». «In questo contesto», fa presente la soprintendente, «in corrispondenza dell’attuale largo Mediterraneo, Pietro Cascella realizzò la sua opera; una vera e propria Nave che potesse salpare dal porto liberamente senza alcun filtro od ostacolo verso il mare». «Il Ponte del cielo», precisa la Picchione, «costituisce una barriera antropica alla libera fruizione, visiva e pedonale, di quell’ambito che lo stesso Pietro Cascella voleva esaltare attraverso la sua opera, tanto da richiedere la rimozione, effettivamente realizzata, della storica balaustra semicircolare preesistente». «Il progetto», conclude la Soprintendente, «risulta alieno all’ambito paesaggistico tutelato. Si ritiene, dunque, che il progetto sia incompatibile con i valori paesaggistici del luogo e risulta in pieno contrasto con i contenuti del decreto ministeriale del 7 maggio 1974».

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