L’AQUILA E’ al vertice della classifica dei governatori, ma non è un primato di cui tanto vantarsi: il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, è infatti tra i più pagati presidenti d’Italia. E’ quanto emerge dall’inchiesta fatta da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera (leggi l'articolo) che evidenzia come, dopo il presidente della Provincia autonoma di Bolzano (con 19.215 euro lordi, ma 10.668 netti al mese), l’Abruzzo è insieme ad altre sei Regioni (Basilicata, Calabria, Lazio, Puglia, Sicilia e Veneto) quella che spende di più per il suo presidente.
L’ex aequo di 13.800 euro lordi al mese, tuttavia, non ha gli stessi effetti sui conticorrenti, con D’Alfonso che si piazza al sesto posto a pari stipendio (9.748 euro) con il siciliano Crocetta, come retribuzione netta. In compenso, se così si può dire, l’Abruzzo registra il primato tra le poche Regioni dove lo stipendio del presidente è aumentato, anziché diminuire, dopo l’entrata in vigore della legge Monti che fissa ad 11mila euro il compenso massimo per gli amministratori regionali. In Abruzzo, infatti, si è passati dagli 8.450 euro netti del 2012 agli attuali 9.748, con uno scarto in aumento di 1.298 euro netti. Meglio di noi, anzi peggio, solo l’Umbria che ha visto un aumento di 1.317 euro, ma con il presidente che incassa al netto «solo» 8.921 euro al mese.
PIU’ DI RENZI
Tutti, comunque, prendono più del Presidente del Consiglio Matteo Renzi (che nei giorni scorsi non ha mancato di far notare la differenza) che costa allo Stato italiano 9.566,39 euro lordi al mese. La differenza tra i presidenti di regione e quello del Consiglio la fa, sostanzialmente, l’indennità di carica e di funzione che Renzi non potrebbe accumulare per legge, neanche se fosse un parlamentare eletto (è la stessa legge Monti a stabilirlo). Nelle Regioni, infatti, il mensile del presidente (ma anche dei consiglieri e degli assessori) si basa su tre voci: l’indennità di carica che in Abruzzo è di 6.600 euro lordi al mese, più l’indennità di funzione (2.700 euro per D’Alfonso), più il rimborso forfettario delle spese (esentasse) che in Abruzzo è di 4.500 euro per quelli che vivono fuori L’Aquila (come D’Alfonso) e di 4mila per i «locali».
IL CARTELLO
Comunque tanti soldi, troppi si era azzardato a protestare il Movimento 5 Stelle che nel luglio scorso era riuscito a portare in aula all’Emiciclo, dopo quasi un anno di attesa, una proposta di legge per dimezzare gli stipendi a tutti: 5mila euro lordi per l’indennità di carica, 2.500 per i rimborsi e niente per l’indennità di funzione. Solo che in quella seduta centrodestra e centrosinistra avevano fatto cartello, bocciando la legge e promettendo, con una risoluzione, che ci avrebbero pensato loro a rifare le buste paga.
FORMULA CONDIVISA
Da allora, però, si sta ancora pensando: «Stiamo lavorando per trovare una formula condivisa -spiega D’Alfonso- nella quale mi auguro trovi spazio la mia proposta, e cioè quella di cristallizzare gli stipendi dei consiglieri e degli assessori ai salari che percepivano prima di essere eletti». In sostanza la Regione continuerebbe a pagare lo stipendio che ognuno aveva prima di entrare all’Emiciclo e per chi era disoccupato «si potrà pensare ad un tetto minimo». Dopo il pensiero, c’è da giurare, ci sarà anche molto e a lungo da discutere. D’Alfonso, però, non ci sta a passare per spendaccione: «Io non ho aumentato nulla -spiega- ho ereditato quello che aveva stabilito la legislatura Chiodi, con una differenza di non poco conto e cioè che da quando mi sono insediato non ho chiesto un euro come rimborso, ma ho fatto rientrare la mia pur intensa attività istituzionale nel budget già assegnato dei rimborsi forfettari».
L’uso disinvolto delle carte di credito intestate alla Regione, d’altronde, in un recentissimo passato, aveva portato a guai seri con la giustizia. Non solo in Abruzzo, ma anche in Abruzzo. Ora non si stappano più champagne a «credito», ma certo i soldi per brindare ai consiglieri dell’Emiciclo non mancano.