ROMA La prima fotografia della giornata è quando Berlusconi, terminato il suo intervento, a testa bassa scende dal palco, incrocia Salvini e i due in quel momento neanche si salutano. Il secondo scatto è alla fine quando, rassicurato in qualche modo dai suoi, l’ex premier si fa un selfie con il leader della Lega e Meloni: «Solo io riesco a tenere unito il centrodestra, senza di me non vanno da nessuna parte», dice. Ma è a mente fredda, al ristorante con i suoi, che l’ex premier analizza la sua perfomance. Ce l’ha anche con se stesso: «Avevate ragione – sussurra -, non è la nostra gente, ma poteva andare anche peggio. Era giusto esserci».
A tavola, tra gli altri, è con la coordinatrice azzurra in Emilia, Bernini, ci sono anche Brunetta e Romani. Quest’ultimo è il più critico con chi ha avallato l’idea della comparsata, «è stato sbagliato venire qui», ribadisce. Lo stato maggiore al desco del Cavaliere riflette su quei fischi partiti dalla piazza. Qualcuno ora parla di complotto. Tuttavia il messaggio che l’ex premier vuole inviare dalla rossa Bologna è che «ora si combatte insieme per cacciare Renzi, c’è bisogno di tutte le componenti, io torno in campo per riportare Forza Italia al 20%». Non è nelle sue corde sponsorizzare un’altra leadership, Berlusconi ripete che vuole fare il federatore, il padre nobile, magari anche il ministro degli Esteri. Al giovane Matteo fa solo qualche timida apertura: «E’ bravo, ma non credo che possa rappresentare il nostro elettorato».
Però il corpaccione azzurro accorso in massa in Emilia è consapevole che questo 8 novembre sarà ricordato come la data del passaggio di consegne nel centrodestra. Berlusconi lo ha messo in conto anche se nessuno dei fedelissimi osa pubblicamente ammetterlo in sua presenza. «Ha fatto una scelta coraggiosa», ripetono all’unisono i forzisti e i leghisti. I primi puntano l’accento sull’atto di generosità, i secondi decretano «il tramonto di Berlusconi». Certo, la manifestazione era organizzata dal Carroccio, ma la freddezza con la quale è stato accolto l’ex presidente del Consiglio è tutta in quel silenzio poi sfociato in proteste per l’intervento eccessivamente lungo dell’ospite.
I CONTRACCOLPI
Anche il padrone di casa non l’ha presa affatto bene, ha dovuto restringere il suo discorso, sorvolare su alcuni passaggi del Cavaliere che non hanno fatto minimamente presa sul popolo verde. Nessuna rottura, ma le distanze tra FI e Lega sono emerse tutte, è la convinzione di entrambi i leader. In FI si temono contraccolpi a livello parlamentare, soprattutto in Senato, la preoccupazione è che altri deputati e senatori possano abbandonare il partito. «No – ribatte per esempio Santanchè -, questo è il nuovo centrodestra, tutto il resto è ininfluente». Qualche tensione si è registrata gia’ prima della kermesse: Berlusconi – così come Giorgia Meloni – aveva diritto a dieci ingressi dietro al palco e ha scelto di circondarsi dal suo cerchio magico, lasciando fuori nel recinto creato per i parlamentari – e sotto al sole, rimarcano nel Carroccio - alcuni big come Romani. Ma è nel post-comizio che tra le fila azzurre si respira un’aria tutt’altro che entusiasmante. E ora?
Il timore è che sia Salvini a dare le carte, l’alleato «leale ma duro», niente a che fare con il «generoso e amichevole Bossi». Del resto l’erede del Senatur ha già inviato messaggi chiari. Li ripeterà nel Consiglio federale di oggi: «La manifestazione di Bologna segna la fine delle ambiguità». «La piazza è stata esplicita», dice il capogruppo della Lega al Senato Centinaio. Si comincia a fare il punto sulle amministrative: «Certamente – ha sottolineato Salvini con i suoi – la Lega al tavolo non potrà essere l’invitato di serie B. Il popolo di Bologna ha parlato, confermando i sondaggi. Saremo noi a decidere». Intanto si punta su candidature pulite. «Chi ha la fedina penale sporca va via senza se e senza ma». E’ da questo dato che si partirà per individuare a Roma il nome per il dopo Marino: «Fuori chi ha avuto a che fare con Mafia capitale oppure andiamo da soli», ha tuonato il leader del Carroccio. Per Roma in pole position c’è la Meloni se metterà da parte i suoi dubbi. Anche Marchini non viene scartato, «ma dovrà chiudere con Alfano ogni contatto». Su Milano, invece, la prima scelta è sempre quella di Del Debbio.