PESCARA. Si torna a parlare di nuovo del vescovo Francesco Cuccarese e delle sue iniziative edilizie e urbanistiche che già nel 2007 gli procurarono persino problemi giudiziari poi evaporati come tanti altri.
Il Fatto Quotidiano racconta la storia di un imprenditore che in una denuncia accusa nuovamente Cuccarese di truffa per avergli ceduto quello che doveva essere un villaggio costruito per i poveri e che poi prese la strada della speculazione edilizia, prima provando a diventare la sede del Villaggio Mediterraneo per i munifici Giochi del Mediterraneo e poi, naufragata l’iniziativa, trasformando il progetto in villette residenziali.
Ma non tutto sarebbe andato come promesso e sono ricominciati i guai per il vescovo che specula nella finanza mondiale e rimane vittima di alcune storie di altre presunte truffe miliardarie dove risulta parte offesa e vittima.
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Cuccarese è stato vescovo di Pescara fino al 2005 poi fu trasferito dopo i problemi giudiziari in Vaticano dove è canonico della Basilica di San Pietro.
Il giornale dà notizia di una nuova denuncia presentata a Pescara che starebbe interessando la procura con nuove indagini, finora segrete, dove ricompare anche l’attuale presidente della Regione Luciano D’Alfonso, allora ex sindaco di Pescara.
La denuncia porta la firma di un imprenditore di Bolzano, Andrea Repetto, che ora rischia di fallire proprio in seguito a quanto accaduto intorno al Villaggio della carità della fondazione di Cuccarese, Veritate et caritate (Ivec).
69 appartamenti che sarebbero ultimati e pronti per essere venduti ma in realtà bloccati dalla banca Carichieti per pregressi debiti contratti da Cuccarese. La banca ha pignorato i beni e questi non sono vendibili.
Repetto dovrebbe restituire i soldi che la Carichieti prestò a Cuccarese per la speculazione ma ora si trova in difficoltà e senza vendere quegli stessi appartamenti rischia il fallimento.
Così le villette di via Salara vecchia rischiano di deturparsi.
Nell’articolo si ricorda anche che proprio la Carichieti è stata commissariata in seguito a debiti contratti e ad elargizioni troppo facili di prestiti senza garanzia che poi non sono rientrati. Si tratta del periodo “fulgido” in cui la banca riuscì a finanziare amici e amici degli amici senza troppi vincoli e non sempre rispettando le procedure, accumulando una serie di errori che allargarono il debito della cassa locale e contemporaneamente permise decine di speculazioni.
Anche Cuccarese aveva conti in Carichieti e acquistava decine di titoli in giro per il mondo, curiose le sue speculazioni monetarie acquistando circa 28mln di euro in yen scommettendo su rialzo e ribasso della moneta. Nello stesso tempo Carichieti concesse un fido a Cuccarese di almeno 60 mln di euro per il suo Villaggio della carità.
SPECULAZIONI MONETARIE IN YEN
Secondo quanto riporta Il Fatto, Cuccarese avrebbe offerto il patrimonio immobiliare in costruzione proprio a Repetto, promettendo grandi affari a patto che rilevasse il suo debito con Carichieti.
E in questa storia ritorna anche D’Alfonso, da sempre in ottimi rapporti con Cuccarese, che avrebbe detto a Repetto «dobbiamo sollevare dall’imbarazzo il vicario di Cristo» così almeno scrive nell’esposto ma il governatore smentisce e sostiene di non conoscere affatto l’uomo che lo denuncia mentre questi insiste dicendo di averlo incontrato almeno sei volte.
«Può una banca fare questo?», si domanda il giornalista Antonello Caporale, «può un vescovo ottenere tanti soldi senza giustificazione alcuna spiegando allegramente che la fondazione voleva procedere ad un programma di investimenti?».
Erano tempi particolarmente bui quelli dei primi anni 2000 dove i controlli erano annacquati, offuscati e inquinati da intrecci inestricati e indicibili conflitti di interessi e la Carichieti era stata preda di occupazioni politiche che l’hanno governata e sfruttata fino a portarla sull’orlo del baratro. Moltissime storie sono già emerse nel passato e molte di queste sono rimaste senza spiegazioni o colpevoli.
Anche lo stesso rischio di fallimento della Carichieti è rimasta storia senza colpevoli ed il pentolone non è mai stato scoperchiato.
Eppure nel passato Cuccarese venne accusato di aver intascato parte di un finanziamento regionale e venne indagato, poi prescritto .
Nell’inchiesta Cuccarese era indagato insieme al suo faccendiere e socio, Luciano Carrozza. Il reato contestato era anche quello di truffa ai danni della Regione per un finanziamento di circa 3 miliardi di lire incamerati dalla Fondazione Ivec (In veritate e charitate) per la costruzione di comparti edilizi che prevedevano anche appartamenti.
La vicenda è quella inserita all’interno della mega inchiesta sugli accordi di programma nata alla fine del 2005 a Pescara e assegnata al pm Aldo Aceto, una inchiesta lunga e travagliata che ha subito diversi momenti di stallo, passata poi nelle mani del pool costituito anche da Giampiero Di Florio, Giuseppe Bellelli e dal sostituto procuratore, Pietro Mennini. Infine Gennaro Varone ha portato in udienza preliminare i 30 faldoni dell’inchiesta che inizialmente prevedeva quasi 50 indagati.
L’INZIO DELLA STORIA ANNO 2000
Il 14 settembre 2000 il Comune di Pescara e la Fondazione Onlus Ivec sottoscrissero un protocollo d’intesa finalizzato alla realizzazione, da parte della Fondazione, di una struttura socio-sanitaria. Di contro il Comune avrebbe avuto l’incombenza amministrativa di attivare le procedure per snellire il più possibile le eventuali variazioni urbanistiche.
Dalla relazione tecnica dell’architetto Tommaso Vespasiano si poteva evincere che in data 4 Luglio 2000 la Fondazione Onlus aveva rimesso all’Amministrazione una richiesta di Programma integrato d’intervento per la realizzazione.
Il giorno 29 agosto 2001 veniva convocata la prima seduta della conferenza dei servizi.
Con Delibera di Giunta Comunale n. 509 del 14 settembre 2001 l’amministrazione approvava la proposta di accordo di programma. Nel merito la relazione illustrativa dell’architetto Vespasiano precisava che l’intervento riguardava la zona di Via Salara Vecchia all’altezza della strada “pendolo” comprendente l’intero insediamento dell’ex opificio Napolplast ed un lotto ad esso adiacente, per una superficie complessiva di 8.821 mq, nella piena disponibilità dei proponenti.
Due progetti distinti per un valore di 10,5 milioni di euro.
Gli investigatori che si sono mossi in un mare di carte hanno riscontrato spesso documenti non perfettamente regolari e in alcuni casi senza data o protocollo. Qualche volta si citavano documenti che non sono stati poi materialmente ritrovati.
L’esame della documentazione ha permesso anche di risalire all’iniziativa regionale per l’affidamento del finanziamento alla fondazione di Cuccarese, e precisamente con un provvedimento voluto dai consiglieri regionali Vincenzo Del Colle, Bruno Passeri, Tiziana Arista, Antonio Iacovoni, Tommaso Coletti, Gianni Melilla, Eugenio Spadano, Angelo Tontodimamma, Cesare D’Alessandro e Elda Fainella.
L’iniziativa edilizia era nata, dunque, con il governo di Carlo Pace ma avrebbe avuto un impulso nel primo mandato del sindaco Luciano D’Alfonso e poi proseguito nel secondo.
PER LA TESI ACCUSATORIA DOCUMENTI FALSIFICATI
In uno dei tanti rapporti della squadra mobile agli atti si legge: «gli elementi emersi dalle conversazioni intercettate e puntualmente riscontrabili nella documentazione acquisita o sequestrata, oltre che l’assunzione di alcune testimonianze, permettevano di acclarare, senza dubbio alcuno, le responsabilità penali dei citati Carrozza Luciano e Cuccarese Francesco resisi responsabili, in concorso tra loro, di un eclatante truffa in danno della Regione Abruzzo per aver ottenuto, con artifici e raggiri, due ingenti finanziamenti per complessivi 1.500.000,00 € (circa) che sarebbero dovuti essere utilizzati per la costruzione della “Cittadella Della Carità” in via Salara Vecchia di Pescara».
Nelle molteplici intercettazioni si possono ascoltare Luciano Carrozza, segretario particolare di Cuccarese, parlare di affari e compravendite di terreni per conto della Fondazione con diversi imprenditori, o di operazioni finanziarie legate sempre alla costruzione delle strutture previste dall’accordo di programma.
SANTA PRESCRIZIONE
Operazioni che la polizia definisce in vari modi e al limite della spericolatezza e della regolarità.
Subentra poi anche una vicenda di una ipoteca su un terreno non cancellata ad opera della Carichieti che sempre per gli investigatori avrebbe poi portato i due indagati Carrozza e Cuccarese ad ideare una presunta truffa ai danni della cassa di risparmio di Chieti.
Era il 2011 e la prescrizione salvò il prelato che nel frattempo si era rinchiuso in Vaticano. Passano un paio di anni e il nome dell’ex vescovo di Pescara rispunta in due vicende molto simili una presunta truffa di titoli di stato falsificati che dovevano essere rifilati anche allo Ior passando attraverso la fondazione di Cuccarese.
Una presunta truffa da 400 miliardi di euro dove Cuccarese era ignaro strumento di delinquenti speculatori ed infatti fu sempre il vescovo a scrivere a Gotti Tedeschi, il direttore della santa banca, spiegando che «benefattori» volevano regalare titoli miliardari alla Chiesa.
Una ulteriore storia molto simile emerse anche da altre indagini pescaresi: stesso canovaccio, ancora titoli fasulli per un valore di centinaia di milioni e sempre Cuccarese come tramite e ignaro strumento di menti senza scrupolo.