L’AQUILA Altra benzina, ancora, per l’aeroporto d’Abruzzo: altri tre milioni di euro per «spese di funzionamento», dicitura di fioretto per evitare il pericolo di un altra strigliata dell’Unione europea. Soldi che servono a pagare i 41 dipendenti che hanno un salario medio di 60mila euro l’anno, il 50% in più di quelli di Ancona. Che non risulti un aiuto di Stato, però. Anche perché ai tre deliberati ieri bisogna aggiungere i sette impegnati qualche mese fa per l’acquisto delle quote azionarie. Solo per il 2015 fa dieci milioni di euro dati alla Saga. «La saga della Saga» ironizza Sara Marcozzi del Movimento 5 Stelle che, però, di scherzare ha poca voglia: «In sei mesi quest’anno c’è già un bilancio in rosso di oltre due milioni di euro e i debiti sono dovuti soprattutto ai soldi che diamo ogni anno a Rayanair: cinque milioni l’anno tra marketing e airport agreement. Nessuno ci obbliga a rispettare i contratti, ci siamo letti gli accordi, volendo l’Abruzzo avrebbe potuto sciogliere i vincoli con la compagnia irlandese tre anni e 15 milioni di euro fa e mettere a bando le tratte, come si dovrebbe, come si farà a maggio, quando i contratti scadranno».
CROCIATA
Ma la crociata dei Cinquestelle non è condivisa né dalla maggioranza, né dal centrodestra: «Fin quando non arriva l’alta velocità in Abruzzo -spiega il presidente Luciano D’Alfonso- dobbiamo sottostare economicamente alle esigenze dell’aeroporto, finanziarlo. Perché la sua importanza va oltre il numero dei passeggeri e oltre i conti ragionieristici, specie ora che si va verso una razionalizzazione del sistema». Sacrificio immane a leggere la relazione della Kpmg, la società di revisione dei conti del Ministero, che quantifica in circa 17 i milioni necessari per salvare la Saga, a cui vanno aggiunti 5,6 milioni di debiti accumulati verso Inps ed erario. «Non ci dobbiamo augurare il commissariamento come sostiene il M5S -aggiunge il presidente- ma certo dobbiamo arrivare presto alla firma di un contratto di servizio che stimoli la gestione».
MAJELLA MORRONE
Di fatto una montagna di soldi, di fronte alla quale le poche centinaia di migliaia di euro che ieri il consiglio regionale si è impegnato a reperire per pagare gli stipendi della Majella Morrone (la società della Comunità montana Montagna Pescara che eroga servizi sociali e scolastici), è poca roba. Una vicenda, questa, portata in aula da Forza Italia, ma che non ha mancato di scaldare gli animi nella maggioranza, con l’assessore Donato Di Matteo, trascinatosi dolorante (perché infortunato) in consiglio pur di pretendere una soluzione definitiva e uno sbocco di impiego pubblico per i 63 dipendenti in parte presenti ieri all’Emiciclo. C’è chi, come Bracco, ha proposto di rinunciare tutti insieme ad uno stipendio per pagare cinque mesi di salario ai dipendenti. Ma il precedente potrebbe essere più «folle» della proposta: bussare alle casse della Regione per le società pubbliche in difficoltà, è diventato routine. Così per la Majella Morrone, per la Saga, per Abruzzo Engeenering: la demagogia potrebbe non bastare.