L’AQUILA Corruzione al Comune. E un oratorio da rimettere in piedi – nato nel nome di don Bosco e caro a generazioni di aquilani – usato come cavallo di Troia per intascare la grossa torta di un appalto ben più ampio: 28 milioni. Quando il massimo del contributo pubblico ottenibile, rispettando le procedure, sarebbe stato, per questa tipologia di immobile, di 80mila euro. Affidamento diretto di lavori senza la mini-gara tra cinque imprese. E ancora: tangenti dalle multiformi sembianze. Ora sono assegni per comprare la Bmw della moglie dell’ex vicesindaco. Ora diventano il canone d’affitto (al doppio del prezzo medio per quel tipo di abitazione) pagato dall’imprenditore all’amministratore compiacente. Infine, controllori che non controllano. Questi i capisaldi dell’accusa che porta agli arresti domiciliari Roberto Riga, di 47 anni, ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica e Massimo Mancini, 56 anni, imprenditore edile e vicepresidente dell’Aquila calcio, il primo residente all’Aquila, l’altro a Porto Ercole di Monte Argentario (Grosseto). Altri due imprenditori sono interdetti per un mese dall’attività di esercitare imprese e ruoli direttivi in persone giuridiche. Si tratta di Simone Lorenzini, di 41 anni, aquilano, e di Sandro Martini, di 59 anni. Indagati nell’ambito della stessa inchiesta il dirigente comunale Vittorio Fabrizi e l’ex capo dell’ufficio speciale per la ricostruzione Paolo Aielli. L’INCHIESTA. I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza dell’Aquila, agli ordini del tenente colonnello Sergio Aloia, eseguono le misure cautelari, personali e reali, emesse dal gip Giuseppe Romano Gargarella su richiesta del sostituto procuratore David Mancini. Nel mirino l’appalto da 28 milioni per ristrutturare l’intero complesso dei Salesiani in viale don Bosco, danneggiato dal terremoto. Ma il punto di partenza, come evidenziano le indagini, è un intervento per realizzare una nuova sala riunioni per i giovani. Da qui la ditta di Mancini si “allarga” prima all’oratorio vecchio da ristrutturare e poi a tutto l’aggregato edilizio. Secondo l’accusa sono violate, così, anche le norme della ricostruzione, forzate su impulso dello stesso ex vicesindaco. Per i due personaggi principali dell’inchiesta il capo d’imputazione parla di corruzione, reato contestato anche ai due altri imprenditori Lorenzini e Martini. Per Fabrizi e Aielli, invece, l’accusa è quella di concorso in abuso d’ufficio in quanto avrebbero procurato un ingiusto vantaggio all’Opera Salesiana e all’impresa Mancini avallando la pratica della ricostruzione e non controllando le successive violazioni. Non risultano indagati, al momento, il committente, l’Opera Salesiana San Giovanni Bosco, né nella sua componente ecclesiastica né in quella laica. I SEQUESTRI. Sequestrati, inoltre, beni nella disponibilità dell’amministratore pubblico per circa 58mila euro, pari all’illecito profitto connesso al reato di corruzione. I provvedimenti giudiziari arrivano al termine di una complessa attività di polizia giudiziaria che prende spunto dalla verifica, attraverso indagini di natura patrimoniale e bancaria, dei rapporti tra l’ex vicesindaco e l’impresa Mancini per verificare l’esistenza di legami per agevolare l’impresa nell’aggiudicazione di lavori nell’ambito della ricostruzione. LA SCOPERTA. Le indagini riscontrano alcuni rapporti che attestano l’acquisto, da parte dell’ex assessore e della moglie, di due case all’Aquila, una a Coppito, pagata 161mila euro, l’altra a Cansatessa, pagata 115mila, nonché la successiva locazione di una di queste case a favore dell’impresa, «a un canone di molto superiore ai valori medi di mercato». Vale a dire 1200 euro al mese invece di 600, con un accordo di sei anni rinnovabili per altri sei. Insomma, per l’accusa, l’intesa illecita è che Mancini pagasse la casa in favore di Riga. Rilevati, inoltre, «numerosi e ingenti versamenti nelle casse dell’impresa disposti dall’Opera Salesiana Don Bosco riferibili a pagamenti di lavori di riparazione e ricostruzione della sede dell’ente ecclesiastico danneggiata dal sisma». Le indagini appurano l’effettivo affidamento all’impresa degli interventi di riparazione e ricostruzione post-sisma dell’Oratorio Don Bosco e, successivamente, di quelli relativi all’intero complesso edilizio dell’Opera Salesiana, di cui l’Oratorio fa parte. Ma le procedure per un immobile “a uso misto” sono violate. In particolare, Riga è accusato di aver spinto la giunta a concedere una procedura eccezionale, in deroga alle norme, per restituire al più presto l’oratorio ai ragazzi. L’Oratorio diventa prima casa: 100 per cento di contributo. E l’impresa ringrazia.