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Pescara, 23/11/2024
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Data: 11/11/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Canone in bolletta pagheranno due milioni di famiglie in più Dal governo solo mini ritocchi alla manovra. Tasi, dubbi sugli sconti a figli e separati. Oggi il tavolo con i sindacati Pa.

ROMA Il primo pacchetto di emendamenti del governo alla legge di Stabilità è stato depositato ieri sera. Cinque modifiche marginali. Quelle più sostanziose saranno lasciate per il passaggio alla Camera. Sul tappeto, tra le altre cose, c’è anche la caccia a nuove risorse da utilizzare per il rinnovo del contratto degli statali e per l’ammorbidimento del blocco del turn over. Il governo starebbe valutando di aumentare la dote di 300 milioni, anche se i nuovi fondi potrebbero essere stanziati a partire solo dal 2017. Oggi, intanto, ci sarà l’incontro in Aran sul taglio dei comparti. Il governo punta a ridurli a tre, mentre i sindacati non vogliono scendere sotto i quattro (scuola, sanità, Stato centrale ed enti locali). Intanto alcune delle proposte parlamentari emerse in queste ore stanno perdendo quota. L’allargamento dell’esenzione della Tasi sulle prime case a quelle date in comodato ai figli e a quelle per i separati, avrebbe problemi di copertura. Per ora, di certo, rimane solo la volontà del governo di rafforzare il pacchetto per il Sud aumentando gli sgravi. Ma ieri a tenere banco sono state soprattutto le risposte del ministero del Tesoro ai dubbi sollevati sulla stabilità dai tecnici di Camera e Senato. Nel documento vengono precisati i contorni dell’operazione che porterà il canone Rai nelle bollette elettriche. Con il meccanismo attuale lo hanno pagato nel 2014 poco meno di 16 milioni di italiani, cioè circa 400 mila in meno rispetto al 2012. Obiettivo dell’esecutivo è incrementare il numero dei contribuenti che versano il tributo. Lo spazio sulla carta non mancherebbe: il testo fa riferimento alla platea di 23 milioni di famiglie individuata dall’Istat. Ma quanti saranno i teorici evasori che emergeranno? Il Mef non lo dice esplicitamente ma ritiene «più che prudenziale» l’ipotesi che il «gettito ritraibile dalla nuova forma di versamento possa essere almeno pari a quello che viene attualmente introitato». Il che vuol dire, visto che l’importo del canone scende da 113,5 a 100 euro, un incremento minimo di circa due milioni di contribuenti.
L’INCONTRO
Ieri c’è stato anche il vertice politico tra Scelta Civica e Matteo Renzi sulla questione dell’Agenzia delle Entrate. Il sottosegretario all’Economia e segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti, ha espresso «soddisfazione» per l’esito dell’incontro. Sulla questione dei dirigenti dichiarati illegittimi dalla Consulta, Scelta Civica avrebbe ottenuto rassicurazioni che le norme decise nel decreto sugli enti locali non saranno modificate. Ci sarà il concorso entro il 2016 e le posizioni transitorie saranno assegnate con metodi trasparenti. Zanetti ha sottolineato anche la rinascita politica di Scelta Civica sotto la sua segreteria, dopo l’esodo dei senatori verso il Pd. «Abbiamo riconquistato stima e credibilità presso i nostri interlocutori», ha sottolineato il segretario.

Ma al Senato è già pronto un maxiemendamento

ROMA In quattro provano a mettere paura alla maggioranza. Anche se nessuno dei quattro ha il piglio di un De Gregorio o la sfrontatezza di un Razzi o di uno Scilipoti. Quattro ex, o quasi, del Ncd. Quattro ex di Forza Italia, a suo tempo spostatisi a sinistra, che provano a dettare condizioni alla maggioranza minacciando di non votare la legge di stabilità se non verranno accolte le loro propose di tagli alla spesa pubblica. Senatori tutti e quattro. Senza gruppo o partito tutti e quattro. Almeno per ora. Quagliariello, Compagna, Augello e Giovanardi sono i senatori che vorrebbero far traballare i numeri di palazzo Madama, ma la stagione dei Turigliatto è ormai alle spalle e il ddl Boschi ha di fatto indebolito il Senato.
I CONTI

Basta prendere a riferimento la votazione sul ddl Boschi di metà del mese scorso, che passò con 179 voti, per dare ragione a Paolo Naccarato, senatore del Gal e autoproclamatosi «Presidente del Comitato Stabilizzatori Italiani». Dice Naccarato: «Al Senato i numeri per Renzi ci saranno sempre sino al 2018 e oltre». Una sorta di Buzz Lightyear che non ha le fattezze del personaggio di Toy Story, ma ”verso l’infinito e oltre” vorrebbero andare molti dei senatori che vivono l’attuale legislatura come l’ultima occasione per mettere insieme i quattro anni sei mesi e un giorno utili per spuntare il vitalizio. Sarà forse per questo che alla fine la minaccia dei quattro non ha impressionato più di tanto sia il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda che il presidente della Commissione Bilancio Giorgio Tonini. «I numeri ci saranno», sostengono. Al netto dei quattro frondisti e della sinistra del Pd che, come sostiene Pierluigi Bersani farà «battaglia in aula, specie sul contante, ma voterà la fiducia». La fronda dei 22 senatori Pd che battagliarono a lungo per bloccare la riforma Boschi si è nel frattempo volatilizzata mentre tre senatori (Mineo, Casson e Tocci) sono pronti a migrare verso Sinistra Italiana. A palazzo Madama la fiducia sulla legge di stabilità verrà votata a metà della prossima settimana su un maxiemendamento che conterrà le modifiche frutto delle proposte dei partiti di maggioranza e non.
LA FIDUCIA

Le certezze di via XX Settembre e di palazzo Chigi sono ovviamente alimentate dalla disponibilità del gruppo di Ala a votare la legge di stabilità insieme ai tre senatori che si rifanno a Flavio Tosi. I ”verdiniani” sono infatti orientati a spiegare che votano ”sì” perché l’aumento del contante e l’abolizione della tassa sulla casa sono misure che qualunque governo di centrodestra appoggerebbe. «Discuteremo la nostra posizione la prossima settimana, prima dobbiamo vedere il testo definitivo». Ma se Luca D’Alessandro, deputato di Ala, getta acqua sul fuoco, al Senato la scelta si dà per fatta anche perché a palazzo Madama non c’è il voto finale sul provvedimento e per votare il contenuto della legge di bilancio occorre votare la fiducia al maxi emendamento.

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