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Pescara, 23/11/2024
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Data: 12/11/2015
Testata giornalistica: La Repubblica
Unicredit taglia 18.200 dipendenti in Europa. Esuberi superiori alle attese: 540 in più in Italia, che si aggiungono all'accordo 2014 da 5.100 uscite

MILANO - Il nuovo piano di Unicredit al 2018 prevede 18.200 tagli di personale, includendo la vendita della controllata in Ucraina e la società paritetica con il Santander e i fondi sulla controllata del risparmio gestito Pioneer, due operazioni attraverso le quali usciranno dal perimetro aziendale 6mila dipendenti. Gli altri 12.200 lavoratori lasceranno il gruppo per effetto di razionalizzazioni nei centri direzionali (dove è previsto un calo del 17% rispetto alla forza lavoro 2014) e nella rete di banca commerciale in Germania, Austria e Italia e Centro Est Europa (-9%), così da portare la forza lavoro a 111mila dipendenti fra tre anni.

In Italia gli esuberi nuovi dovrebbero riguardare 540 persone, per la maggior parte dirigenti. Nel marzo 2014, infatti, Unicredit concordò con le rappresentanze sindacali un piano al 2018 che prevedeva 5.100 esuberi (di cui 2.400 già avvenuti, e 2.700 da effettuare). Mentre secondo fonti sindacali il nuovo documento, che traguarda la stessa scadenza triennale, implica l'uscita di altri 540 dipendenti. Nella presentazione che Unicredit ha diffuso allegata al piano strategico si parla per l'Italia di 6.900 uscite, ma questo numero ricomprende sia i vecchi accordi sia i dipendenti di società basate in Italia ma che operano in altri paesi dove la banca è presente. La nota parla anche del taglio di 800 filiali entro il 2018 da parte della commercial bank in Italia, Austria e Germania. Al settembre scorso, già 928 sportelli erano stati chiusi.

Anche per effetto delle riduzioni di personale (che comunque costeranno 1 miliardo al lordo delle imposte), l'istituto otterrà un contenimento dei costi per 1,6 miliardi di euro, e potrà rilanciare la redditività, con un obiettivo di utile netto a fine piano di 5,3 miliardi. Nel bilancio 2014 Unicredit ha guadagnato 2 miliardi. L'azione a Piazza Affari ha allungato il passo dopo la diffusione delle linee guida del piano industriale. I titoli, che salivano di quasi il 2%, hanno accelerato superando la soglia dei 6 euro.

"Il piano prevede per il 2018 importanti obiettivi in termini di redditività e coefficienti patrimoniali, confermando la capacità del gruppo di generare capitale in modo organico e distribuire dividendi - ha detto l'amministratore delegato Federico Ghizzoni, al termine del cda -. E' un piano rigoroso e serio e al tempo stesso ambizioso. Ma è soprattutto realistico, perchè si basa su azioni che dipendono dalle nostre scelte manageriali, ed è un piano totalmente autofinanziato".

Il piano strategico sarà incentrato su cinque azioni chiave: "accelerazione delle misure di taglio dei costi sia del personale sia delle altre spese operative"; "cessione o ristrutturazione dei business poco redditizi come la banca commerciale in Austria e il leasing in Italia"; "forte focus sull'evoluzione digitale, sostenuta da 1,2 miliardi di investimenti tra il 2016 e il 2018" (e che permetterà di chiudere ulteriori sportelli e agenzie fisiche); "chiusura della sub-holding austriaca" e trasferimento delle partecipazioni bancarie nei paesi del Centro Est Europa (Cee) "sotto il diretto controllo della holding UniCredit", con un passaggio da Vienna a Milano che permetterà di ridurre il personale "rafforzando le funzioni di governo centrali e concentrandosi sulle sinergie commerciali"; "sfruttare i business in crescita nei paesi Cee e il risparmio gestito, aumentando e riequilibrando i ricavi da business a basso assorbimento di capitale". Che sono quelli con maggiore futuro nel settore bancario: e nel caso di Unicredit si parla di gestioni patrimoniali, attività nei paesi Cee e "servizi di negoziazione e consulenza per le imprese".

La banca con sede a Milano ha anche diffuso i conti del terzo trimestre, chiusi con un utile netto di 507 milioni, in calo del 29% rispetto a un anno prima ma
sopra le attese medie degli operatori che erano di 458 milioni. Nei primi nove mesi del 2015 la dote di profitti netti sale così a 1,5 miliardi, pari a una redditività sul patrimonio tangibile del 4,8%. Il capitale Cet1 è stabile al 10,53% degli attivi ponderati per il rischio.

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