E’ Fulvio Vincenzo Giuliani il successore Umberto Beomonte Zobel alla guida del Centro turistico del Gran Sasso in qualità di amministratore unico. È stato nominato dal sindaco Massimo Cialente in seguito alle dimissione dell' ingegner Zobel. Giuliani è un esperto consulente d'azienda specializzato in piani di sviluppo a livello Europeo già dirigente nel gruppo Telecom. Il neo amministratore si è detto «consapevole del difficile compito da affrontare e che, comunque - ha aggiunto - mi vedrà impegnato da subito ad acquisire tutte le informazioni per la programmazione del lavoro ». Cialente ha rivolto un ringraziamento a Zobel per il lavoro condotto. «Se, come spero, il Centro Turistico troverà una soluzione definitiva, e se la nostra montagna conoscerà un turismo rigidamente eco sostenibile, molto si dovrà anche al suo lavoro». “E CIBUS” Intanto, l'imprenditore Alfonso Piccinini chiede a Berardino Del Tosto, proprietario dell'omonimo palazzo lungo via Roma, un risarcimento di 700 mila euro per la chiusura del bar-ristorante "E Cibus" disposta dal Comune due anni fa in seguito a vizi urbanistici. Del Tosto aveva presentato un ricorso al Tar per impugnare il provvedimento non avendo ottenuto ragione. Stanco di attendere, alcuni mesi fa Piccinini, tramite il suo legale, Luca Bruno, ha inviato una lettera di messa in mora all'imprenditore con richiesta di risarcimento danni. Il termine concesso è trascorso invano, ma proprio quando l'ex affittuario del bar si apprestava a ricorrere al Tribunale civile per incardinare l'azione, si è materializzato il legale di Del Tosto per proporre un accordo transattivo. Piccinini, in qualità di affittuario, chiede i danni per aver dovuto chiedere l'attività in seguito alla decisione del Comune, lucro cessante e danni morali. L'azione di risarcimento danni è il colpo di coda di una lunga odissea giudiziaria cui ha messo la parola fine il Comune con il provvedimento di chiusura di “E Cibus” dell'ottobre 2013 poi impugnato dinanzi al Tar. In sostanza la Scia non poteva superare i vizi urbanistici del locale del quale «non risultano permessi a costruire- era specificato nell'ordinanza di chiusura- concessioni edilizie, e nemmeno atti abilitativi di ordine edilizio».