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Pescara, 23/11/2024
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Data: 22/11/2015
Testata giornalistica: Il Centro
«Il patto ateneo-Zooprofilattico è un’occasione unica per la città. La sinergia di Veterinaria, Bioscienze e Izs farebbe di Teramo un centro di riferimento nazionale». Il rettore D’Amico spegne così le polemiche: «Si parla solo di nomi, non del progetto da perseguire»

TERAMO Rettore Luciano D’Amico, lei è definito il primo sostenitore dell’ex rettore e docente di Veterinaria Mauro Mattioli alla direzione dell’Izs, ma anche - da chi guarda con sospetto all’integrazione dell’ateneo con l’istituto - come il regista occulto di una sorta di colonizzazione dello Zooprofilattico. È così? «Assolutamente no. La cosa che più mi dispiace è che in questo dibattito di sta parlando di nomi senza capire che tipo di progetto perseguire. L’università da tempo si è detta disponibile a dialogare sull’ipotesi di un grande Polo agro-bio-veterinario in qualità di interlocutore naturale visto che nell’ambito del sistema universitario abruzzese ci è stata riconosciuta questa vocazione e che si sposa anche con la vocazione agro-alimentare del territorio e dell’economia teramana. Se la politica e il territorio teramano vogliono cogliere questa occasione per la nascita di un polo unico del centro-sud noi siamo disponibili, poi sul grado di integrazione parliamone». Disponibili puntando sulla figura del professor Mattioli? «Non è prioritario indicare un nome, ma ritengo che la centralità del dibattito vada spostata sul tipo di progetto che le istituzioni teramane vogliono perseguire. Tre anni fa, presentando la mia candidatura al rettorato, pubblicai il mio programma di mandato indicando le azioni che ritenevo necessarie per il consolidamento e il potenziamento dell’Università di Teramo evidenziando, fra le altre, le potenzialità di rapporti di collaborazione con le altre eccellenze del territorio, fra cui l’Istituto zooprofilattico, immaginando anche formule e assetti istituzionali inediti e più adeguati a cogliere le opportunità che in uno scenario di rapida e profonda trasformazione, quale quello della ricerca scientifica, rappresentano a mio parere l’unica possibilità di sopravvivenza e sviluppo». Non sfugge la sottolineatura che il dialogo con l’Izs nasce da lontano e non alla vigilia della nomina per la direzione generale. C’è però chi sostiene che l’idea di un grande centro agro-bio-veterinario non sia stato condiviso con i vertici dell’istituto e che sia mancato il confronto. «La costruzione di un rapporto più stretto tra Izs e ateneo richiede due pre-condizioni: la prima è la ridefinizione di aree vocazionali per i tre atenei; la seconda, la condivisione del progetto tra coloro che lavorano nelle due strutture. In merito al primo punto, è ormai un dato condiviso nel sistema universitario abruzzese la vocazione per l’ateneo di Teramo per il polo agro-bio-veterinario, riconosciuto per qualità della ricerca ed efficacia della didattica. In merito al secondo punto, i contatti con gli esponenti dell’istituto sono stati avviati da tempo, nello scorso dicembre è stato presentato Petrut quale piattaforma di collaborazione, e saranno ancor più intensificati non appena verrà completata la nuova governance dell’istituto. Non avremmo potuto presentare Petrut senza un dialogo con i vertici dell’istituto. La combinazione delle potenzialità formative di una facoltà di Veterinaria, di una facoltà di Bioscienze e di un Izs, rappresenta una condizione unica nel panorama italiano in grado di fare di Teramo il principale centro di formazione nazionale nei settori della sanità animale e della sicurezza alimentare, in grado di richiamare professionisti e ricercatori da tutta Italia». Lei pone dunque l’accento sulla sinergia di fatto, smentendo il tentativo di fagocitare l’istituto. «Assolutamente. Faccio un esempio. Le due strutture condividono strumentazioni simili. La progettualità condivisa porterebbe ad un’ottimizzazione d’uso e manutenzione delle costose strumentazioni generando risorse da indirizzare all’aggiornamento delle stesse e all’acquisto di nuove tecnologie evitando inutili duplicazioni. Lo sviluppo delle nuove sedi ha portato casualmente le due istituzioni a posizionarsi in aree contigue, prevedendo anche la realizzazione di strutture simili senza alcun coordinamento logistico progettuale. Passare da una condizione di raccordo casuale ad un coordinamento progettuale è una pre-condizione per un uso efficace delle risorse e per il raggiungimento di obiettivi di elevato profilo. Io ritengo solo che una aggregazione delle due istituzioni, lungi dal rispondere a bramosie di potere - di chi, poi? -, offrirebbe al territorio un’occasione unica di sviluppo: per l’importanza del progetto invito i rappresentanti di tutte le forze politiche del territorio a discuterne con l’auspicio che possa essere colta una importante occasione. Abbiamo di fronte un’alternativa: garantire la tranquillità di posizioni di retroguardia o affrontare il futuro. Sono certo che Teramo saprà scegliere».

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