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Pescara, 23/11/2024
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24/11/2015
Il Centro
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Comune unico, è l’ora della verità. La Regione dice sì o no alla fusione. Oggi seduta del consiglio regionale dedicata all’unione tra Pescara, Montesilvano e Spoltore. D’Alfonso e trenta consiglieri decidono. Costantini: «Ma in 65 mila hanno già dato l’assenso» |
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MONTESILVANO Oggi è il giorno del sì o del no alla fusione tra Pescara, Montesilvano e Spoltore. Per l’unione dei tre Comuni, in occasione del referendum consultivo del 25 maggio 2014, hanno già detto sì 64.891 residenti mentre in 36.758 hanno detto no. Ora, la decisione passa al presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso e ai 30 consiglieri regionali: il consiglio è in programma a partire dalle 11 all’Aquila. Costantini: il sì della gente. «Invito la politica a non violentare la volontà popolare», dice Carlo Costantini, presidente del comitato promotore della Nuova Pescara ed ex consigliere regionale, «in tre Comuni su tre, con una esercitazione della democrazia mai vista prima, ha vinto il sì e questa volontà va rispettata». Duecentomila abitanti. La nuova città arriverebbe a oltre 200 mila residenti e, secondo lo studio di fattibilità di Costantini, ci sarebbero meno spese per 1,3 milioni di euro all'anno soltanto per gli organici politici e maggiori finanziamenti per quasi 9 milioni di euro. E i tre sindaci? Marco Alessandrini apre alla Nuova Pescara, Francesco Maragno dice sì ma non vuole «una fusione a freddo», mentre Luciano Di Lorito è contrario. Sospiri contro D’Alfonso. E il voto di oggi non appare affatto scontato: «D’Alfonso ha avuto un atteggiamento dilatorio da oltre un anno», dice il consigliere regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri, «se la proposta di legge, figlia di una intuizione di Costantini, arriva in aula è per merito mio e del M5S. A questo punto, non mi aspetto che il centrosinistra dica sì ma non si può fare a meno di ragionare sul fatto che Pescara, Montesilvano e Spoltore siano già un’unica grande città e che sui grandi temi bisogna riflettere e agire insieme. Non è una questione di grande Pescara con Montesilvano e Spoltore che scomparirebbero ma di Comuni che si associano per dare servizi più efficienti e meno costosi». La legge. La proposta di legge parla di «innegabili vantaggi di ordine economico, primo tra tutti la possibilità di usufruire dei contributi statali e regionali previsti in caso di fusioni». E poi di «ulteriori vantaggi patrimoniali: dal minor dispendio di risorse derivante dalla riduzione degli organismi politici e dalla diminuzione quantitativa degli organi tecnici alla gestione unitaria dei servizi indispensabili e dei servizi a domanda individuale, dall’aumento delle possibilità di investimento tramite i maggiori spazi di ricorso all’indebitamento, alle economie di spesa dovute alla razionalizzazione del costo del personale, dei beni strumentali e delle società partecipate». M5S. «I benefici derivanti dalla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore», dice il consigliere regionale M5S Riccardo Mercante, «sono sotto gli occhi di tutti e non si può, di certo, far finta di non vederli o accampare scuse pretestuose per giustificare scelte contrarie. D’Alfonso e la maggioranza non possono disconoscere il risultato del referendum. Votare a favore della nascita della Nuova Pescara significa dire sì ai tagli sulla spesa pubblica dei tre Comuni, sì alla riduzione di tasse e tributi per i cittadini, sì all’implementazione dei servizi, sì al risanamento dei bilanci comunali, sì alla creazione di un polo metropolitano capace di competere con le grandi città adriatiche». Cosa accadrà? Ma cosa prevede la proposta di legge che va in aula oggi? Innazitutto c’è un termine anche se la data sarà cambiata quasi sicuramente in caso del sì: dal «primo gennaio 2016» dovrebbero essere soppressi i Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore. Data a parte, gli organi di governo decadrebbero: Alessandrini, Maragno e Di Lorito tornerebbero a casa, ma non subito. Fino all’insediamento degli organi del nuovo Comune, le funzioni di governo sarebbero esercitate da un commissario nominato dalla prefettura. Il commissario, spiega la legge, sarebbe «coadiuvato da un comitato consultivo» composto dagli ex sindaci.
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