Primo scontro tra le difese sui tempi dell’acquisto. Prossima udienza tra 6 mesi
PESCARA È cominciata ieri la causa da 200 mila euro che mette uno contro l’altro il presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso e il consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari. Una presunta «diffamazione a mezzo stampa» per una altrettanto presunta «anomala plusvalenza» figlia di un’operazione immobiliare della Asl di Pescara. L’aula 9 del tribunale civile è stata invasa: presenti gli attivisti del M5S, i cittadini che Pettinari ha difeso con le sue iniziative e altri che, dice il consigliere regionale, «nemmeno conosco». Pettinari ha incassato la solidarietà della gente in attesa di una sentenza che arriverà tra almeno un anno: la prossima udienza ci sarà il 3 maggio 2016. Palazzo di Cetrullo. Tutto ruota intorno a quell’edificio di via Rigopiano venduto alla Asl di Pescara dall’imprenditore Ermanio Cetrullo, 63 anni, titolare della società Pmc e nipote del parlamentare del Psdi Aldo Cetrullo. Cetrullo è anche il padre di Monica Cetrullo, avvocato di 29 anni già candidata alle ultime elezioni comunali con una lista di appoggio al sindaco Pd Marco Alessandrini (Pescara Insieme Bene Comune), raccogliendo 176 preferenze (seconda non eletta della lista). Cetrullo pagò quell’immobile 900 mila euro nel 2012, rilevandolo da un fondo di investimento, e l’ha ceduto alla Asl per 2,8 milioni. Pettinari, insieme al consigliere regionale di Forza Italia Lorenzo Sospiri, ha contestato l’operazione prima ancora che fosse conclusa ed è stato autore di un’interpellanza a D’Alfonso sull’operazione. Pettinari ne ha parlato anche in una conferenza stampa. «D’Alfonso diffamato». Secondo l’atto di citazione di D’Alfonso, assistito dall’avvocato Carla Tiboni, Pettinari avrebbe riferito «fatti non veri e di cui, in qualità di consigliere, era a conoscenza» e avrebbe fatto passare D’Alfonso come una «persona scaltra e avvezza a cambiare opinione secondo la comodità e il vantaggio del momento». Poi, Pettinari avrebbe «strumentalizzato», dice la citazione, «anche la conoscenza personale con Cetrullo». «Come abbiamo riportato negli atti», spiega Tiboni, «le accuse rivolte da Pettinari a D’Alfonso riguardano fatti che risalgono a un periodo nel quale l’attuale governatore non era ancora in carica. Le decisioni relative all’acquisto dell’edificio erano state già assunte in precedenza e la diffamazione sussiste perché Pettinari ha attribuito al governatore responsabilità infondate». Doppio bando: le date. Per trovare l’immobile giusto secondo la Asl, sono stati necessari due bandi, il primo del 16 maggio scorso – presidente della Regione ancora Gianni Chiodi – e il secondo del 21 luglio con D’Alfonso già governatore: è stato eletto il 25 maggio. L’atto di vendita del palazzo, davanti al notaio, è stato fatto il 16 febbraio scorso. Esposto e due inchieste. Lo stesso Pettinari ha presentato un esposto che ha fatto scattare un’inchiesta penale: questa indagine, anche se nelle informative della squadra mobile si parla di «anomala plusvalenza», è finita in un vicolo cieco con il pm Mirvana Di Serio che ne ha chiesto l’archiviazione. Ma sul palazzo adesso c’è anche un’altra inchiesta, ancora aperta e in mano al pm Anna Rita Mantini, che conta 4 indagati per il presunto reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Cioè gli inquirenti hanno il sospetto che il bando sia stato fatto apposta per l’immobile di Cetrullo. E questa indagine, diventata nota dopo l’atto di citazione di D’Alfonso contro Pettinari, potrebbe influire sul processo civile. Pettinari. «La causa intentata da D’Alfonso è un procedimento infondato», commenta l’avvocato di Pettinari, Donatella Rossi di Roma, «non sussiste il reato di diffamazione perché le dichiarazioni contestate sono contenute in un’interpellanza e quindi un atto politico». Poi, la difesa del consigliere grillino ha sollevato un’eccezione relativa alla procura firmata da D’Alfonso, nella quale il presidente avrebbe omesso di indicare la carica pubblica in qualità della quale ha intentato la causa. L'avvocato di D’Alfonso ha definito «infondata» l’eccezione. Sarà il giudice decidere se accogliere o bocciare il tecnicismo.