ROMA I sindacati portano trentamila persone in piazza e lo scontro con il governo s’infiamma. In gioco c’è il rinnovo del contratto dei lavoratori del pubblico impiego che incrocia l’aspra polemica con Poletti. Ad alimentare lo scambio di accuse, le parole del ministro del Lavoro sulla necessità di «non considerare l’orario come unico parametro per misurare il rapporto tra lavoratore e opera realizzata». L’invito è a guardare al futuro e alle molte «realtà che cambiano», ma Poletti non fa retromarcia e i leader di Cgil, Cisl e Uil scatenano l’attacco. «Pensavo scherzasse, che arrivasse la smentita - dice Susanna Camusso - e invece l’idea che emerge è quella di un ministro che non conosce com’è fatto il lavoro. Vuole apparire come Ufo robot per risolvere tutti i problemi». Irritazione che non si ferma alla polemica giornaliera perché ormai i rapporti con Palazzo Chigi sono ai minimi termini. La manifestazione unitaria ha uno striscione di testa più che mai esplicito: “Contratto subito, il pubblico sei tu”. Così il leader della Uil Carmelo Barbagallo, giudica l’uscita di Poletti «un’entrata a gamba tesa sul rinnovo». Che la strategia governativa sia studiata o meno, per Anna Maria Furlan della Cisl «si tratta di problemi che non possono essere risolti con delle battute, e se davvero il governo vuole dimostrare attenzione, ha qui una bella cartina di tornasole: rinnovi subito i contratti». Sette anni. Il blocco degli ultimi governi sul pubblico impiego si sente e la piazza ieri ha risposto all’appello dei sindacati confederali e autonomi con oltre trentamila persone: 25 le sigle in rappresentanza di scuola, sanità, ministeri, servizi pubblici locali, sicurezza e soccorso, università e ricerca. Da piazza della Repubblica e fino al palco allestito in piazza Venezia, nel corteo mostrano il biglietto da cinque euro, «vergogna d’aumento» disponibile nella legge di Stabilità 2016, 300 milioni che un’impietosa divisione portano a otto euro lordi al mese. «Caramelle che fanno male alla carie» dice Barbagallo che chiede un rinnovo dignitoso entro l’anno «altrimenti ci costringono a fermare il paese perché la prossima manifestazione non sarà di sabato». Lo scenario di uno sciopero generale non è escluso, la pressione su Palazzo Chigi si fa sentire ma resta la carta estrema. «Piuttosto che mostrare i muscoli, il governo abbia coraggio e apra subito i tavoli» l’appello dal palco di Susanna Camusso che descrive l’esecutivo «come Ercolino sempre in piedi, oscilla ma non cade. Quello faceva divertire i bambini ma Renzi deve governare». Dai conti della Uil per rinnovare il contratto a circa 3 milioni e 300 mila lavoratori servirebbero sette miliardi. Impossibile trovare tante risorse ma mettere sulla posta della trattativa 300 milioni è giudicato «insultante». Nel mirino dei sindacati anche la ministra Marianna Madia «con il chiodo fisso dei licenziamenti, l’unica parola che riesce a pronunciare». Dal’altra parte il pubblico impiego è un settore che dal 2010 ha perso quasi 180 mila posti e nella sanità e della sicurezza la sofferenza ormai è arrivata ai limiti. «Il governo smetta di umiliare il lavoro pubblico- urla dal palco Anna Maria Furlan - perché questi servizi sono delicati e importanti per tutta la collettività. Sul rinnovo del contratto non ci fermeremo, il governo rispetti i lavoratori e la sentenza della Corte Costituzionale» che ormai da luglio ha dichiarato illegittimo il blocco.