ROMA La settimana di ripresa della discussione della legge di Stabilità alla Camera parte con un’incertezza in più. Il governo pur confermando le sue previsioni di crescita del Pil allo 0,9% per l’anno in corso, ha ammesso di temere gli effetti che gli attentati di Parigi potranno avere sulla fiducia degli italiani. L’avvertimento è arrivato direttamente dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in un’intervista rilasciata al Corriere. Le parole del titolare del Tesoro avranno come prima conseguenza quella di porre un freno alle richieste di modifica, oltre 5 mila, piovute nella Commissione bilancio di Montecitorio. Non ci sarà spazio, per esempio, per nessun aumento dei fondi (al momento 300 milioni) destinati al rinnovo del contratto del pubblico impiego. «I soldi sono quelli», spiega una fonte di governo impegnata sulla questione, «l’unica possibilità è che si trovino delle risorse in Parlamento a saldi invariati». Una missione quasi impossibile.
LA DOTE
Come avevano fatto per il Senato, Palazzo Chigi e Tesoro hanno lasciato una piccola dote di 150 milioni di euro agli onorevoli, per finanziare le proposte di modifica. Poche risorse per troppe questioni ancora aperte, dagli statali fino alla flessibilità delle pensioni. Matteo Renzi ha già chiarito le sue intenzioni. Se la prossima primavera la Commissione europea sbloccherà i soldi legati alla cosiddetta «clausola dei migranti», ossia la possibilità di far salire dello 0,2% il deficit, le risorse ottenute saranno destinate per un miliardo di euro alla sicurezza e per un altro miliardo alla cultura. È interessare notare che nel piano di Palazzo Chigi vengono impiegati 2 miliardi di euro, mentre se Bruxelles concedesse il disco verde alla richiesta di Roma, i soldi a disposizione sarebbero in realtà 3,3 miliardi di euro. Possibile che il governo abbia deciso una linea di prudenza, ipotizzando che l’Ue non concederà tutto lo spazio possibile ma solo una parte. Nel caso in cui invece la Commissione in primavera darà a Renzi la possibilità di indebitarsi per 3,3 miliardi, il governo avrà a disposizione un tesoretto di altri 1,3 miliardi.
Nel frattempo che Bruxelles decida sulla flessibilità, c’è un nodo più urgente che il governo deve sciogliere: quello degli incentivi per il Sud. La questione era già emersa durante il passaggio al Senato della manovra, ma Palazzo Chigi e Tesoro avevano deciso di rimandare la decisione alla Camera. Sul tavolo di Padoan ci sono tre soluzioni. La prima prevede di rendere più conveniente per le aziende meridionali il bonus sulle nuove assunzioni, per esempio riportando lo sgravio al 100% dei contributi con un tetto a 8 mila euro. La seconda strada sarebbe quella di aumentare i super-ammortamenti per le aziende che acquistano nuovi macchinari. Nella manovra l’incentivo è previsto al 140% del costo di acquisto. Per le regioni del Sud potrebbe essere portato al 160%. In realtà, la soluzione più “fattibile” che starebbe maturando al ministero dell’Economia, sarebbe quella di una sorta di «Visco-Sud», un credito di imposta automatico del 10% per le imprese che investono nel Meridione. Questa soluzione avrebbe due vantaggi. Il primo è che comunque si sommerebbe, sempre per le aziende del Sud, alla norma sui super-ammortamenti. Il secondo è che, a differenza delle altre due ipotesi, non dovrebbe essere preventivamente comunicato alla Commissione europea e dunque passare sotto le forche caudine del giudizio sugli aiuti di Stato.