Otto giorni di scioperi alle spalle, una trattativa complessa che continua a non vedere la luce e i disagi che si accumulano per i romani. Con la giornata di venerdì che si prospetta da bollino rosso. Non una, ma ben due agitazioni all’orizzonte. Per le società Atac la protesta, indetta dalla sigla sindacale Cambia-Menti M410, sarà di 4 ore (dalle ore 8,30 alle 12,30). Sono a rischio le corse di autobus, tram, filobus, metropolitane e ferrovie Roma-Lido, Termini-Giardinetti e Roma-Viterbo. Per la società Roma Tpl, invece, l'agitazione proclamata da Cgil, Cisl, Uil e Sul sarà di 24 ore: possibili disagi, salvo revoche dell’ultimo minuto, dalle 8,30 alle 17 e dalle 20 a fine servizio.
LA PROCEDURA
Ma è proprio la società che gestisce 103 linee di bus periferiche nella Capitale a rimanere sulla graticola. Iera sera, al termine di un incontro in prefettura, Cgil, Cisl e Uil del settore trasporti hanno annunciato: «C'è l'impegno da parte dell'azienda, sottoscritto davanti al prefetto Gabrielli e al sub-commissario Taucer, a pagare gli stipendi a tutti lavoratori: gli arretrati, ma anche per dicembre inclusa la tredicesima». Possibile dunque che i blocchi, che si protraggono da giorni, oggi si fermino. E comunque lo sciopero di venerdì al momento resta.
Come restano i disagi che si sono registrati da una settimana a questa parte. L'Autorità di garanzia per gli scioperi ha deliberato l'attivazione di un’istruttoria per individuare «le responsabilità di quanto sta accadendo», si legge in un nota firmata da Roberto Alesse. Che definisce «irresponsabile» l’iniziativa. Perché otto giorni consecutivi di sciopero selvaggio, «da parte di alcuni lavoratori di Roma Tpl, che hanno di fatto paralizzato un servizio pubblico a danno degli utenti, sono inaccettabili, illegali e vanno, perciò, condannati senza esitazione». E non finisce qui. Nel corso dei prossimi giorni verranno raccolte le informazioni necessarie, per accertare, tra l'altro, l'eventuale coinvolgimento di soggetti «collettivi responsabili del blocco improvviso e prolungato del servizio di trasporto pubblico».
LE RIPERCUSSIONI
In poche parole le sigle sindacali rischiano una sanzione che varia dai 1000 ai 100.000 euro. Il clima è quello del pugno duro e della tolleranza zero. Ancora Alesse: «La prosecuzione della protesta, nonostante il documentato sblocco delle competenze stipendiali di ottobre e novembre - aggiunge - anche grazie all'intervento tempestivo del Commissario straordinario di Roma è il segno di una inaccettabile irresponsabilità, che grava su chi opera in un settore volto a garantire il diritto alla mobilità dei cittadini. Se qualcuno pensa di avvelenare il clima delle corrette relazioni industriali con astensioni improvvise e illegittime, troverà la ferma risposta dell'Autorità di garanzia».
Il Comune ha sbloccato nei giorni scorsi 12 milioni per il pagamento degli stipendi arretrati dei dipendenti di Roma Tpl: 1.800 in tutto per 103 linee. Nonostante questo, però, la protesta non si è fermata. Ci sono interi quadranti della città che non sono serviti. I bus dai depositi di via della Maglianella (Boccea) e via Raffaele Costi (Tor Cervara) continuano a non uscire. Un disagio per chi abita a Palmarola, Ottavia, Prima Porta, Monte Mario alto, Lucchina e spostandosi dall’altra parte della Capitale a Ponte Mammolo, La Rustica, Rebibbia, San Basilio, Case Rosse e Settecamini. Che, dopo l’accordo di ieri sera, da oggi potrebbero tornare ad essere un lontano ricordo.