ROMA Luci e ombre per l’economia italiana. L’Istat ha reso noti i dati relativi al terzo trimestre dell’anno e il quadro che emerge è quello di un Paese che, senza dubbio, cerca di dimenticare la crisi e ricomincia a crescere. Però un pò a fatica. Mentre il tasso di disoccupazione (l’11,5% ) è il più basso degli ultimi tre anni ma solo perché le statistiche non tengono conto dell’aumento degli inattivi. Nei primi 9 mesi del 2015 il Pil è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti del terzo trimestre del 2014. Numeri che fanno emergere una certezza: la crescita acquisita per il 2015, vale dire il dato di fine anno senza alcuna variazione del Pil tra ottobre e dicembre, è ferma allo 0,6%. E questo vuol dire che per centrare lo 0,9% definitivo indicato dal governo nelle previsioni, nell’ultimo trimestre serve uno scatto dell’1%. Un obiettivo ancora a portata di mano secondo l’asse Palazzo Chigi-Tesoro. «L’Istat - ha commentato il premier Matteo Renzi - ha immaginato che il Pil nel 2015 sia a +0,9%, forse chiudiamo a +0,8%, non lo so, il ministro Padoan dice +0,9%, vedremo. Lo possiamo dire alla fine: i dati sono ancora in movimento, comunque saranno migliori rispetto alle previsioni di inizio anno».
LA RIPRESA DEI CONSUMI
Entrando nel dettaglio, l’Istat ha indicato una crescita dello 0,4% dei consumi, mentre gli investimenti fissi lordi hanno segnato una flessione dello 0,4% deludendo le aspettative. Non bene i rapporti commerciali con l’estero: le importazioni sono aumentate dello 0,5% e le esportazioni sono diminuite dello 0,8%. A livello congiunturale, crescono tutti i comparti dell’economia nazionale: incrementi del 2,3% nell’agricoltura, 0,3% nell’industria e 0,1% nei servizi. Si registrano variazioni positive del valore aggiunto anche in termini tendenziali: 3,7% nell’agricoltura, 0,9% nell’industria e 0,5% nei servizi. Elementi positivi che hanno indotto il ministro dell’Economia Padoan ad invitare il Paese a guardare al futuro con ottimismo. «La fiducia delle imprese e delle famiglie sta tornando a galla. Poi c’è la sfiducia legata alla paura - ha riconosciuto il titolare di Via XX Settembre riferendosi all’allarme terrorismo - che probabilmente fa più effetto, ma è temporaneo e limitato». Quanto al lavoro, i dati Istat sono piuttosto controversi. E’ un fatto che il tasso di disoccupazione cala all’11,5% ai minimi dal 2012, ma il dato è influenzato dal fattore inattivi. Nel giro di un anno il numero delle persone che, scoraggiate, ha interrotto la ricerca di un posto, è aumentato di 196 mila unità (+1,4%) con un tasso di inattivi salito al 36,2%. Così ad ottobre si registra il secondo calo consecutivo degli occupati su base mensile, con una diminuzione di 39 mila unità rispetto a settembre (-0,2%). Su base annua, invece, l’occupazione cresce: +75 mila persone (+0,3%). E mentre il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni ad ottobre sale su base mensile dello 0,3%, attestandosi al 39,8%, spicca il boom degli over 50. Negli ultimi tre anni in quella categoria si è registrata una crescita pressoché costante degli occupati: +13,9%, pari a circa +900 mila tra gennaio 2013 e ottobre 2015. Un fenomeno sul quale pesano l’invecchiamento della popolazione ma ancora più gli interventi che hanno allungato l’età per andare in pensione. In termini tendenziali i dipendenti crescono dello 0,9% (+158 mila) e, anche grazie a Jobs Act e sgravi contributivi, spiegano interamente la crescita dell’occupazione nei dodici mesi, mentre gli indipendenti diminuiscono dell’1,5% (-83 mila). Buone notizie sul fronte dei conti pubblici. Il fabbisogno dei primi 11 mesi dell’anno si attesta a 62,44 miliardi, con un miglioramento di 19 miliardi sullo stesso periodo del 2014. A novembre il rosso è di 6,5 miliardi, contro i 4,8 dello scorso anno. Il miglioramento - ha spiegato il Mef - «appare in linea con la riduzione dell’indebitamento netto tra il 2014 e il 2015», indicato nelle ultime stime Def.