ROMA Più ottimismo e, dopo anni di buio, un segno “più” sul fronte della crescita. Si riducono, anche se di poco, le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. Tuttavia persistono alcune disuguaglianze che, anzi, vanno aumentando. Il benessere infatti non tocca tutti, soprattutto se si guarda al Mezzogiorno ed ai giovani, ancora troppo emarginati dal mondo del lavoro. È l’analisi del rapporto Istat su “Benessere Equo e Sostenibile” che ci presenta un’Italia spaccata tra Nord e Sud, poveri e ricchi, uomini e donne. Redditi. Aumentano reddito disponibile (dello 0,7% nel 2013 e dello 0,1% nel 2014) e il potere d’acquisto; cresce la spesa per i consumi e sempre meno famiglie mettono in atto strategie per contenere la spesa ed è più elevata la quota di quelle che tornano a percepire come adeguate le proprie risorse economiche. Crescono però le disuguaglianze nella distribuzione: il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% della popolazione con i guadagni più alti e il 20% con quelli più bassi, raggiunge il 5,8, dal 5,1. Il rischio di povertà e soprattutto la povertà assoluta hanno smesso di aumentare (dal 4,4% del 2011 sale al 7,3% nel 2013, per scendere al 6,8% nel 2014). Al Sud. Il Mezzogiorno, oltre ad avere un reddito medio disponibile pro capite decisamente più basso del Nord e del Centro, ha anche la più accentuata disuguaglianza reddituale: il reddito posseduto dal 20% della popolazione con i guadagni più alti è 6,7 volte quello posseduto dal 20% con i redditi più bassi, mentre nel Nord il rapporto è di 4,6. Per i poveri nessun miglioramento. La percentuale di persone in famiglie che arrivano a fine mese con grande difficoltà torna a scendere, ma il disagio delle persone con gravi disagi economici non si attenua: la ripresa non raggiunge le famiglie in situazioni di “grave deprivazione materiale”. Il rapporto evidenzia esempi concreti che limitano il benessere: il 15% della popolazione maggiore di 16 anni (il 20,6% della popolazione del Mezzogiorno) non può permettersi di sostituire gli abiti consumati, un quinto non può svolgere attività di svago fuori casa per ragioni economiche, un terzo non può permettersi di sostituire mobili danneggiati. Le privazioni toccano anche i bambini: oltre il 7% non può permettersi di festeggiare il compleanno o di invitare a casa gli amici. Nel Mezzogiorno il 16% dei bambini non può partecipare ad una gita scolastica e il 14,7% non dispone di uno spazio adeguato per studiare. Il Mezzogiorno in generale, nonostante qualche miglioramento nelle situazioni di grave deprivazione, mantiene livelli superiori di tre volte al resto del Paese. Lavoro. Anche il mondo del lavoro mostra segnali positivi per la prima volta dal 2008. C’è una ripresa dell’occupazione (59,9% nel 2014 la quota di persone di età 20-64 anni che lavorano, +0,2 punti percentuali rispetto al 2013), sebbene sia più lenta se confrontata con quella dell’Ue. E, infatti, il divario aumenta passando dagli 8,7 punti del 2013 a 9,3 punti. In Italia poi, la quota del “part-time involontario” è doppia rispetto al resto d’Europa, e oltre 5 milioni di lavoratori il 23% del totale, hanno un titolo di studio superiore a quello richiesto per il lavoro svolto.Sale la quota di coloro che ritengono improbabile di perdere l’impiego ed anche la soddisfazione per il proprio lavoro. Nonostante la ripresa dell’occupazione sia stata soprattutto al femminile, oltre il 27% delle donne che vogliono lavorare non ci riesce, contro il 19,3% degli uomini, divario cinque volte superiore a quello europeo. Il tasso di occupazione aumenta di molto per gli over 55 (+3,5 punti), mentre scende al di sotto del 50% per i giovani tra 20 e 34 anni, e non ci sono segni di recupero per le altre fasce di età. Ricerca, cresce la spesa ma lontani dall’Europa. Il 2013 segna un +2,3%, in termini nominali, e l’1,1% in termini reali, per la spesa per ricerca e sviluppo (spesa che per i tre quarti si concentra al Nord). Ma siamo lontani dal target nazionale di Europa 2020 dell’1,5% e abbiamo ancora un gap di 0,7 punti percentuali rispetto al 2% della media Ue28. Calano i brevetti, in particolare nell’high tech, crescono leggermente le imprese che fanno innovazione, in particolare nell’industria. Più ottimismo. I prossimi 5 anni? Non saranno poi così neri, anzi potrebbero migliorare. A pensarlo è il 27%, contro il 24 dell’anno precedente. E scende dal 23,3 al 18% la quota di coloro che pensano che peggiorerà. Segno più dunque anche per fiducia e ottimismo. Salute e aspettativa di vita. La speranza di vita cresce, è tra le più alte d’Europa, ma non migliora la qualità della sopravvivenza e peggiora il benessere psicologico. Crescono le differenze territoriali, con il Sud in svantaggio sia nell’aspettativa di vita, 81,5 anni contro 82,5, che nella vita in buona salute, 55,4 anni contro 60.