L'AQUILA Di più sene saprà lunedì, quando il presidente Luciano D'Alfonso incontrerà il sottosegretario De Vincenti, quando dalla folta rosa di progetti (circa duecento) saranno man mano tolti i «petali secchi», quelli cioè non immediatamente cantierabili nei prossimi due anni, "condicio sine qua non" per rientrare nel Masterplan per il Sud, di cui l'Abruzzo sarà capofila. Ieri però, nell'incontro con i sindacati, D'Alfonso ha illustrato le linee guida e cioè le quattro aree tematiche con progetti definiti "faro": «Il progetto Abruzzo regione della vista a L'Aquila (quello della Dompè, ndr)- spiega il presidente -; poi il collegamento funiviario tra i centri urbani e le università; la riqualificazione dei laboratori dello Zooprofilattico di Teramo; il completamento della Badia Celestiniana a Sulmona; l'efficientamento del sistema idrico nella Marsica; la sistemazione dell'area di risulta a Pescara; l'infrastrutturazione cicloturistica al servizio del giacimento sciistico di Roccaraso ». «Bene sulle infrastrutture - commenta Roberto Campo, Uil - un po' di dubbi li abbiamo sulle attività produttive e sui soldi a disposizione ». Quello dei milioni di euro sul piatto è uno dei grandi temi irrisolti del Masterplan: «Ad oggi la legge di Stabilità prevede 71 milioni per tutta Italia e la possibilità di sforare dello 0,3% sul patto di stabilità per cofinanziare le opere - aggiunge Sandro Del Fattore, Cgil - c'è poi la questione ancora irrisolta dei 133milioni di euro tagliati ai Fas». In tutto si parla di 400-440 milioni di euro per l'Abruzzo, «anche se non c'è un tetto prestabilito - spiega D'Alfonso - ma la logica è finanziare i progetti cantierabili e di qualità». Resta il dubbio, almeno ai sindacati, se l'Abruzzo rientrerà interamente nel Patto per il Sud: «A oggi l'Europa ci considera ancora regione in transizione» aggiunge Del Fattore. Sul punto però D'Alfonso è sicuro: «Tutto l'Abruzzo sarà dentro, un risultato strappato al premier Renzi da me il 25 agosto all'Aquila, quando fuori tiravano i sampietrini».