Il timore del Governo è che anche durante il Giubileo, nonostante la moratoria, un sindacato mignon, come CambiaMenti, possa ripetere quanto accaduto venerdì scorso. E cioè uno sciopero partito da una sigla che rappresenta l’1,7 per cento dei dipendenti Atac (12mila) in grado però di ottenere un «effetto trascinamento» tale da bloccare le linee A e B della metropolitana e gli autobus. L’altro ieri la protesta si è svolta in concomitanza con l’ordinanza del Comune sulle targhe alterne: l’effetto è stato devastante per la mobilità della Capitale e per i nervi, già molto provati e allenati, dei romani. Solitamente, quando ci sono le limitazioni del traffico, si invitano i romani a usare i mezzi pubblici. Il problema è che i mezzi pubblici non c’erano.
PARLAMENTO
Il caso domani finirà alla Camera: la commissione Trasporti ha convocato il commissario Francesco Paolo Tronca per capire le cause del black-out alla vigilia del Giubileo, che ha fatto infuriare i romani, messo in difficoltà i turisti e acceso l’ennesimo campanello d’allarme. Venerdì non c’è stata la precettazione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, non usa mezzi termini: «Il Governo è determinato ad attivare tutti gli strumenti previsti dalla normativa, compreso quello della precettazione, per evitare il ripetersi di fatti come quelli di venerdì e tutelare il diritto alla mobilità dei cittadini romani». Da Palazzo Chigi ieri hanno voluto chiarimenti dal garante per gli scioperi sul perché non sia scattata la precettazione, venerdì scorso. Cosa si poteva fare per evitare che la combinazione diabolica dello sciopero e delle targhe alterne lo stesso giorno paralizzasse una grande Capitale?
Il presidente dell’Autorità, Roberto Alesse, però spiega: «Gabrielli ha fatto benissimo a non attivare la procedura perché la sigla sindacale in questione (CambiaMenti ndr) era dal punto di vista normativo in regola: il problema semmai riguarda la legge sulla rappresentanza sindacale che la politica, cioè il parlamento dovrebbe rivedere». Quindi se la Prefettura si è limitata ad applicare le procedure - i sindacati maggiori avevano revocato lo sciopero - e il Comune non poteva revocare il provvedimento sulle targhe alterne a cosa è dovuto questo cortocircuito?
Soprattutto: ma davvero in Campidoglio sono stati presi di sorpresa da una catastrofe che molti comuni cittadini, sui social network, avevano pronosticato già giovedì, quando avevano letto che ci sarebbero stati sciopero e targhe alterne nello stesso giorno?
COMMISSARIO
La palla allora ritorna a Palazzo Senatorio. Francesco Paolo Tronca non ha preso bene la giornata di venerdì, ed è finito anche nel mirino bipartisan di diversi parlamentari. Non a caso domani sarà il presidente della Commissione Trasporti Michele Meta (Pd) proporrà di ascoltarlo. Di sicuro il nuovo inquilino del Comune non era stato avvisato da Atac sullo scenario che si sarebbe potuto creare: anche una piccola sigla poteva essere in grado di far scattare l’effetto domino tra i dipendenti (alla fine l’adesione è stata del 11 per cento tra i lavoratori). Errori di valutazione che il commissario vuole ricostruire nella catena delle responsabilità: per domani ha chiesto una relazione sull’accaduto. Il precedente di quanto avvenne per la mancata comunicazione del blocco dei veicoli più inquinanti - Tronca trasferì un dirigente di Roma Capitale - non promette nulla di buono. Contestualmente, il commissario ribadirà che non poteva revocare il provvedimento sulle targhe alterne.
PERICOLI
Ma è il rischio scioperi durante il Giubileo ad allarmare. Nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo tra ministero dei Trasporti e Cgil, Cisl e Uil per una moratoria sulle agitazioni in 30 date, quelle considerate più delicate durante l’Anno Santo. Lo stop è stato esteso dal Garante anche ai vigili urbani, ai dipendenti dell’Ama e a quelli della sanità. Insomma, a tutti i servizi pubblici essenziali. L’accordo, però, non è stato sottoscritto dalle sigle minori, quelle in grado come si è visto appunto l’altro giorno, di mettere comunque in ginocchio una città come Roma. Alesse lo ha esteso ma rimane il fatto che manca la firma dei «mini sindacati». Sarà questo il vero test.