ABRUZZO. La Regione Abruzzo ha bisogno di soldi ma è arrivato uno stop all’accensione di un mutuo trentennale da 100 milioni di euro arriva dalla Direzione Affari della Presidenza e Legislativi Servizio Analisi Economica, Statistica e Monitoraggio, Ufficio Analisi Economica e Statistica.
Dunque che si fa? Si va avanti e si rischia o ci si ferma? L’intenzione della maggioranza ad oggi resta quella di portare la proposta del nuovo mutuo milionario in Consiglio regionale già la prossima settimana. Anche perché che il parere tecnico non importi poi così tanto alla politica che siede in Consiglio regionale è stato evidente già nei mesi scorsi quando i tecnici avevano detto no alla ricapitalizzazione della Saga o alla legge anti Ombrina, palesemente incostituzionale, ma la maggioranza è andata per la sua strada.
Una possibilità lecita ma una decisione in fin dei conti ancora più grave se si calcola che alla fine dei conti i pareri tecnici sono risultati ben più attendibili di quelli politici.
E ora con la storia del mutuo si rischia una nuova debacle.
Il progetto di legge è stato presentato dal consigliere del Pd Pierpaolo Pietrucci ed è stato scritto per consentire alla Regione Abruzzo il ricorso a nuovo indebitamento entro l’importo massimo di 100 milioni, per dare parziale copertura al disavanzo di amministrazione derivante dal debito autorizzato e non contratto negli esercizi precedenti per finanziare spese di investimento.
La Regione ha scoperto di recente che smaltire i 530 milioni di debiti accumulati non sarà possibile allungando il mutuo fino a 30 anni. Lo stop è arrivato dal Governo che con il “decreto salva Regioni” ha consentito l’ulteriore “spalmatura” solo di 170 milioni relativi alla spesa corrente. Per pagare i debiti con i fornitori la Regione dovrà dunque accendere un secondo mutuo da circa 100 milioni.
Il nuovo progetto è da considerarsi una proposta di legge di “variazione del bilancio”, e «sarebbe opportuno», è scritto nel testo, «sottoporla all’esame del Collegio dei Revisori dei Conti».
Viene stabilita la decorrenza del rimborso del mutuo dal 1 gennaio 2016 e quantifica l’onere per gli anni 2016 e 2017 rispettivamente in 6.150.000 euro (4.500.000 per interessi e 1.650.000,00 per quota capitale) e 6.175.000 (4.450.000 per interessi e 1.725.000,00 per quota capitale).
Ma sulla strada di questa nuova iniziativa economica che peserà sulle tasche degli abruzzesi per diversi anni c’è un ostacolo, bello grosso da superare.
La dirigente Silvana de Paolis e il responsabile dell’ufficio Amedeo Pomenti scrivono infatti: «resta preclusa, in ogni modo, al Consiglio regionale, la possibilità di autorizzare la contrazione del nuovo indebitamento proposto, prima che lo stesso Consiglio approvi il rendiconto dell’esercizio di due anni precedenti, al fine di non contrastare con il disposto del comma 2, dell’art. 62, del D.Lgs. 23-6-2011». E dunque che si fa?
E poi ancora: «tenuto conto della tecnicità e complessità della materia, in presenza di un indebitamento trentennale, si suggerisce di coinvolgere direttamente la Struttura regionale competente, al fine soprattutto di accertare, preventivamente, la compatibilità finanziaria della proposta legislativa per gli esercizi di durata del pagamento del debito da contrarre, assicurando, contestualmente, la salvaguardia degli equilibri di bilancio, anche in considerazione dell’attuale situazione finanziaria regionale, che manifesta pesanti segni di criticità».
Già segni di criticità già esistenti che adesso si corre il rischio di aggravare ulteriormente.