L'AQUILA Il primo passo, l'altra notte in giunta: un lunga seduta e alla fine l'esecutivo ha approvato il bilancio 2016. Ora c'è il consiglio e ancor prima la commissione da affrontare nella sessione dedicata ai conti: inizierà giovedì. L'Abruzzo, però, il prossimo anno non potrà darsi alla pazza spesa, perché l'assessore Silvio Paolucci ha dovuto giocare di fioretto tra tante incognite: dall'ipotesi di spalmare il debito da 530 milioni in quindici anni anziché sette (ipotesi ancora appesa al filo degli emendamenti in Parlamento) al problema, non ancora risolto, del rispetto del patto di stabilità: «La spesa indiretta europea e quella dello sviluppo -ha detto Paolucci- rischia di non farci rispettare il patto, stiamo cercando di trovare la quadra». Sulle casse peserà l’accantonamento di oltre 70 milioni necessario a pagare le rate dei debiti pregressi, fermo restando l'accensione del mutuo da 100 milioni per abbassare il totale del dovuto. «Siamo stati seri -aggiunge l'assessore- Nella sostanza abbiamo accantonato debiti per oltre 70 milioni, ma abbiamo continuato ad alimentare la spesa sul sociale e sullo sviluppo».
Anche se probabilmente una fetta consistente potrebbe venir meno ai cofinanziamenti europei, sui quali sono stati previsti circa 5 milioni (un terzo del 2015). Ma sono cifre destinate ad essere rimodulate in corso d'opera, come il milione di euro per il fondo della cultura (Furc), cifra evidentemente insufficiente che quest'anno ha prodotto una crisi di maggioranza e necessità di somme aggiuntive. Un paio di milioni in meno ci saranno sulla compartecipazione ai ticket sanitari: «Una riduzione modulata in base all'effettivo utilizzo di quest'anno (dieci milioni) -continua Paolucci- ma che siamo pronti a rimpinguare se necessario». Così come per i fondi indiretti europei «che comunque hanno una buona base». La maggior parte dei soldi per pagare la rata dei debiti è venuta però dalla dismissione di alcune cartolarizzazioni (25 milioni), dal tesoretto della legge sulla riduzione delle tasse fatta da Chiodi e bocciata dalla Consulta (20 milioni) e dai soldi che erano stati accantonati dallo scorso anno.