L’AQUILA - La Regione ha 538 milioni di euro di disavanzo da colmare e gioca la carta di un prestito da 100 milioni, ma i dirigenti degli Affari della Presidenza lo bocciano in assenza dei rendiconti approvati degli ultimi due anni.
La strategia dell’assessore al Bilancio Silvio Paolucci sarà quella di dimostrare in aula “che non si tratta di un nuovo mutuo, ma della riautorizzazione di vecchi indebitamenti che risalgono al 2006-2007 che nessuno ha mai affrontato”.
Nella loro scheda per l’istruttoria finanziaria del progetto di legge per questa operazione, firmato dal consigliere dem Pierpaolo Pietrucci, i dirigenti Silvana De Paolis e Amedeo Pomenti scrivono in grassetto e sottolineano in giallo che al Consiglio “resta preclusa la possibilità di autorizzare la contrazione del nuovo indebitamento proposto, prima che lo stesso Consiglio approvi il rendiconto dell’esercizio di due anni precedenti”.
E ci vorrà un bel po’: quello del 2013 è approvato e giace da qualche mese alla Corte dei conti, quello del 2014 verrà esaminato nell’ormai prossima sessione di bilancio.
Il mutuo avrebbe durata massimo trentennale, la banca verrebbe scelta dalla struttura dirigenziale dopo l’approvazione in aula della legge.
E il resto del superdebito? “Con accantonamenti di bilancio da 69 milioni all’anno per 7 anni lo metteremo a posto, un’operazione straordinaria”, promette Paolucci.
Il suggerimento dei dirigenti, che suona come un ordine, è quello di “coinvolgere direttamente la Struttura regionale competente, al fine soprattutto di accertare, preventivamente, la compatibilità finanziaria”.
A stanare il caso-mutui e anche il niet dei dirigenti è stato il consigliere forzista Mauro Febbo, presidente della commissione di Vigilanza, che giudica l’operazione “un ritorno al passato, risultato di un modus operandi che prevede elargizioni da una parte e inevitabile aumento del debito dall’altra”.
“Nel 2009 trovammo una situazione disastrosa con oltre 4 miliardi di euro di debiti, dopo 5 anni e mezzo siamo riusciti a risanare la sanità e migliorare il bilancio - rincara - Il centrosinistra invece è costretto a ricorrere a un mutuo nonostante non sia costretto a pagare, a differenza nostra, ben 65 milioni di euro di cartolarizzazioni”.
Paolucci non ci sta: “Febbo avrebbe dovuto risolvere questo problema nei suoi 6 anni di mandato”.