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Pescara, 23/11/2024
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Data: 12/12/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Banche fallite, fondo di solidarietà e un arbitrato per i risarcimenti. Padoan illustra alla Camera la proposta del governo Fatta l’unica scelta possibile, ora gli istituti sono in salvo

ROMA Verifiche caso per caso per individuare i risparmiatori che non avevano il profilo di rischio per acquistare obbligazioni subordinate delle quattro banche “salvate” e quindi potranno essere ammesse ai futuri risarcimenti. Alla Camera Pier Carlo Padoan non dice moltissimo sul fondo di solidarietà che sarà messo a punto per intervenire a favore dei risparmiatori: parla di intervento «compatibile con la disciplina Ue», per la cui esatta definizione «sono in corso verifiche». Ma il riferimento è a un meccanismo di arbitrato, che secondo le prime bozze del relativo emendamento dovrebbe essere affidato alla Consob e più in particolare all’organismo stragiudiziale di risoluzione delle controversie. La dotazione oscilla tra gli 80 e 120 milioni: il fondo sarà alimentato con il contributo delle banche mentre una parte potrebbe essere eventualmente di competenza dello Stato. Resta aperta la possibilità di utilizzare le eventuali plusvalenze legate alla futura cessione dei quattro istituti rinnovati. Ma su tutta la vicenda ci potrebbero essere altre novità in arrivo in una fase successiva: il premier Renzi ha parlato della necessità di una riforma globale del settore del credito, e Padoan ha confermato la disponibilità del governo alla creazione di una commissione d’inchiesta.
Al termine dell’audizione di ieri sera in commissione Bilancio il ministro ha giustificato la propria prudenza con la volontà di ascoltare i suggerimenti formulati proprio in quella sede dai parlamentari. Il testo definitivo dell’emendamento era atteso per la tarda serata di ieri, ma potrebbe alla fine arrivare solo oggi.
IL DECRETONel ricostruire la vicenda che ha portato al decreto legge dello scorso 22 novembre, dopo aver rivendicato la decisione presa come l’unica possibile per portare in salvo gli istituti in crisi, Padoan ha risposto alle obiezioni emerse in questi giorni: come il mancato ricorso al Fondo di garanzia dei depositi in alternativa al nuovo Fondo di risoluzione, scelta che ha comportato l’azzeramento delle posizioni di azionisti e obbligazionisti subordinati. La spiegazione è che nonostante lo strumento in questione fosse stato usato più volte in precedenza, recentemente l’orientamento della commissione europea è cambiato in senso restrittivo e quindi il suo utilizzo avrebbe comportato l’avvio di una procedura di infrazione europea per aiuti di Stato e distorsione della concorrenza. Il caso della Cassa di Risparmio di Teramo, per la quale ancora poco tempo fa è stato possibile attivare questa procedura - pur se con l’escamotage dei versamenti volontari da parte delle banche - avrebbe rappresentato l’ultima occasione ed il punto di svolta. Sul piano politico il ministro si è dovuto difendere dall’accusa, formulata esplicitamente da Renato Brunetta ed alteri espondenti dell’opposizione, circa un presunto baratto con Bruxelles: via libera alla flessibilità sulla manovra in cambio dell’accettazione da parte italiana della linea comunitaria in materia di banche. Per il Tesoro sono ricostruzoni «totalmente false». Padoan ha quindi ricordato ai parlamentari che proprio le attuali regole europee in materia di salvataggi sono state recepite e votate dalle Camere. Indicando poi il prossimo fronte europeo su cui impegnarsi: quello del Fondo di garanzia dei depositi su base continentale, che la Germania vorrebbe ritardare per evitare di assumere rischi non propri.

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