ROMA Sono cinque gli emendamenti del governo alla legge di Stabilità che rappresentano il nuovo pacchetto per il crac dei quattro istituti di credito (Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e Carife). Il punto cruciale è l’istituzione del Fondo di solidarietà per «erogazioni di prestazioni agli investimenti che detenevano strumenti finanziari subordinati», in pratica le obbligazioni subordinate. L’accesso è previsto solo per i risparmiatori “persone” e per i mini imprenditori: quelli individuali e gli agricoltori. Il fondo è finanziato con un massimo di 100 milioni dal Fondo interbancario di tutela dei depositi e sarà gestito proprio da questo. Il governo ha rinviato due passaggi chiave relativi ai criteri della procedura ad un decreto del Mef e la nomina di eventuali “arbitri” ad un decreto della presidenza del Consiglio. Il decreto del ministro dell’Economia dovrà fissare le modalità di presentazione delle domande, i criteri di quantificazione dei rimborsi nonchè la procedura da seguire che «può essere in tutto o in parte anche di natura arbitrale». Immediata la polemica politica sulla scarsità delle risorse messe in campo: Lega, M5S, Fi ma anche Scelta civica giudicano insufficiente la dotazione e promettono battaglia in commissione per avvicinare le risorse del Fondo di solidarietà all’ammontare delle perdite subite che solo per la Banca Etruria sono stimate in 350 milioni di euro. La scelta degli “arbitri” riguarderà «persone di comprovata imparzialità, indipendenza, professionalità ed onorabilità» e sarà invece effettuata con decreto del presidente del Consiglio, su proposta del ministro dell’economia e previa deliberazione del Consiglio dei ministri. L’emendamento prevede espressamente, inoltre, che «resta salvo il diritto al risarcimento del danno» ma è previsto che il fondo subentri nell’eventuale causa di risarcimento «nei limiti dell’ammontare della prestazione corrisposta». È previsto anche l’accertamento della responsabilità per la violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza nel collocamento delle obbligazioni subordinate. Oltre alle norme di salvaguardia vengono introdotte altre misure che modificano il decreto “salvabanche”. Un emendamento introduce un finanziamento ponte di 2,5 miliardi al Fondo di risoluzione unico (quello creato con il primo decreto legge completamente a carico di tutti gli istituti di credito) che è previsto da un regolamento Ecofin e che è stato utilizzato dal decreto per consentire il proseguimento delle 4 banche coinvolte dal crack. Il quinto emendamento prevede la deducibilità Ires e Irap dei contributi, versati su base volontaria da banche etiche e Bcc ai fondi come quello di risoluzione. Non accenna a placarsi la polemica soprattutto sul ruolo del ministro delle riforme, Maria Elena Boschi. Lo scrittore Saviano ha rincarato la dose su Fb: «Il Pd mi accusa di delirare quando chiedo le dimissioni del ministro Boschi, come se fosse lesa maestà chiederle di chiarire le troppe opacità del caso Banca Etruria, dato il suo diretto coinvolgimento familiare. Se il ministro Boschi dovesse rifiutare spiegazioni, restando al suo posto nonostante il pesante coinvolgimento della sua famiglia in questa gravissima vicenda che avrà probabilmente sviluppi giudiziari (come potrebbe non averne?) - prosegue lo scrittore - vorrà dire che nulla è cambiato, la Leopolda è una riunione di vecchi arnesi affamati, resi più accettabili dalla giovane età e dall’essere venuti dopo Berlusconi, e il Pd un’accolita che difende i malversatori a scapito dei piccoli risparmiatori», conclude Saviano che ha incassato l’inedito sostegno del leader della Lega, Matteo Salvini: «Raramente sono d’accordo con Saviano, ma questa volta ha ragione: altro che Leopolde #boschidimettiti». Immediata la replica del presidente del Pd Matteo Orfini: «Nessuno - nemmeno Saviano - può offendere la nostra comunità solo perché non condividiamo le sue opinioni» mentre per l’ex segretario Bersani «il ragionamento generale di Saviano è giusto e condivisibile ma le sue conclusioni sono esagerate». Sulla vicenda è intervenuta anche la leader della Cgil, Susanna Camusso: «Io penso sempre che le responsabilità siano individuali e che ognuno fa i conti con la sua coscienza»