ROMA Mercoledì 16 per circa 20 milioni di italiani ci sarà l’ultimo appuntamento con la Tasi. Con il pagamento del saldo di dicembre si chiuderà infatti il capitolo della tassa sulla prima casa che, a parte una breve parentesi, si paga dal 1992 (allora si chiamava Isi). La legge di Stabilità ha infatti cancellato l’imposta che vale circa 3,5 miliardi di euro.
Ma entro il 16 dicembre gli italiani saranno comunque chiamati a versare nelle casse dello Stato 37 miliardi. È l'importo che, calcola la Cgia di Mestre, il fisco incasserà tra ritenute Irpef, Imu, Iva, Tasi, Tari e balzelli vari. Secondo le stime la scadenza più importante sarà il pagamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori che ammonterà a 13 miliardi. Molto significativo anche il prelievo dell'Imu sugli immobili strumentali e sulle seconde/terze case: complessivamente l'erario e i Comuni incasseranno 9,6 miliardi. Dal versamento dell'Iva riferito al mese di novembre, le imprese e i lavoratori autonomi che pagano questa imposta con cadenza mensile dovranno versare al fisco 9,1 miliardi. Tra Tasi e Tari, i Comuni incasseranno rispettivamente 2,3 e 1,8 miliardi di euro. Le ritenute Irpef dei lavoratori autonomi, invece, garantiranno 1 miliardo di gettito, mentre l'imposta sostitutiva della rivalutazione del Tfr farà confluire nelle casse dell'erario 231 milioni di euro. Infine, le ritenute dei bonifici per le detrazioni Irpef daranno luogo ad un gettito di 162 milioni di euro.
LE IMPRESE
«In linea di massima - osserva il coordinatore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo - le imprese, i lavoratori autonomi e i dipendenti subiranno un prelievo di 20,3 miliardi. Tra Iva, Imu, Tasi e Tari, invece, le famiglie saranno chiamate a versare direttamente, o attraverso le imprese come nel caso dell'imposta sul valore aggiunto, 16,9 miliardi di euro. Il peso fiscale in capo alle nostre imprese - conclude il coordinatore dell’ufficio studi Cgia - ha raggiunto livelli non riscontrabili nel resto d' Europa. Nonostante la giustizia sia poco efficiente, il credito venga concesso con il contagocce, la burocrazia abbia raggiunto soglie ormai insopportabili, la Pubblica amministrazione si confermi la peggiore pagatrice d'Europa e il sistema logistico-infrastrutturale registri dei ritardi spaventosi, lo sforzo fiscale chiesto alle nostre imprese è al top».
Le aziende italiane, infatti, pagano 110,4 miliardi di tasse all'anno. Nella Ue (secondo gli ultimi dati riferiti al 2012) solo le aziende tedesche versano in termini assoluti più delle nostre (121 miliardi), anche se va ricordato che la Germania conta oltre 80 milioni di abitanti: 20 più dell'Italia. Se calcoliamo la percentuale delle tasse pagate dalle imprese italiane sul gettito fiscale totale, l'incidenza si attesta al 16 per cento. Tra i nostri principali competitor la Germania fa segnare l'11,6 per cento, il Regno Unito l'11,2 per cento, la Francia il 10,3 per cento, mentre la media della Ue dei 15 è pari all'11,3 per cento.
«Sebbene la legge di Stabilità preveda di abolire l'Imu sugli imbullonati, di introdurre il super ammortamento al 140 per cento, di eliminare l'Irap e l'Imu sulle attività agricole e di prorogare la decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato - fa notare la Cgia - il peso del fisco sulle nostre imprese rimane ancora troppo elevato».