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Data: 14/12/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
Renzi e il caso banche: chi specula sui morti mi fa schifo, nessuno scheletro nell’armadio. Il premier chiude la Leopolda e contrattacca: «Sì all’inchiesta parlamentare. La minoranza? Abbiamo il Pd tatuato nel cuore». Mozione di sfiducia a Boschi asse M5S-Lega-Forza Italia

FIRENZE «Chi strumentalizza la morte delle persone mi fa schifo». Le note di ”Go big o go on” chiudono la tre giorni della Leopolda. Sesta edizione, ma prima per carico di ”sassolini” che Matteo Renzi si leva dalle scarpe e accumula sul palco.
Solo posti in piedi dentro l’ex stazione piena come un uovo. La temperatura sale quando il presidente del Consiglio attacca, senza mai nominarlo lo scrittore Roberto Saviano che, dopo il suicidio del pensionato che ha perso tutti i risparmi investiti in bond, ha parlato di conflitto d’interessi e chiesto le dimissioni del ministro Boschi.
Renzi, come il ministro Padoan che lo ha preceduto sul palco, difende il decreto e dice sì alla commissione d’inchiesta. «Non abbiamo scheletri nell’armadio» e «la verità verrà a galla» perché «il tempo è dalla parte nostra». Il podio bianco dietro al quale parla per oltre un’ora è spuntato solo per il discorso conclusivo, ospita una serie di foglietti. Renzi legge solo quando difende il padre dall’inchiesta delle magistratura che resta aperta malgrado due richieste di chiusura avanzate dai pm. Il resto del discorso è a braccio con la cravatta che vola via mentre ricorda che coloro che «chiedevano di mettere alla Leopolda le bandiere del Pd ora se ne sono andati, mentre noi la bandiera l’abbiamo tatuata nel cuore». Poche parole sulla sinistra interna, passata e presente.
OMAGGIO A MATTARELLA

Poi l’omaggio a Mattarella e Napolitano e l’elenco delle riforme fatte dal governo, a cominciare dalla riduzione delle tasse «che tanti hanno promesso e noi abbiamo realizzato», al jobs act. Il 2016 viene presentato come l’anno della svolta perché «il bello deve ancora venire» e «noi, dopo aver riparato i guasti di vent’anni, dobbiamo offrire una visione nuova dell’Italia».
Basta quindi piangersi addosso perché «quando si parla dell’Italia gli americani fanno ”wow” e noi ”mah”». Fiducia, cambiamento, ottimismo contro «il disfattismo». Il Sud come grande occasione per il Paese viene citato insieme ai finanziamenti dati a De Luca per la Terra dei Fuochi e quelli utili per finire la Salerno-Reggio. Poi i soldi alla Sicilia e al trasporto per la Sardegna.
Un passaggio anche su migranti e guerra al terrorismo. L’attacco all’Europa che minaccia una procedura d’infrazione per le mancate registrazioni è pesante e tira in ballo anche Berlino che nel momento dell’emergenza si è comportata allo stesso modo. Parole dure, come al solito, sui bombardamenti in Siria che «non risolvono» e la speranza che sulla Libia il ministro Gentiloni riesca a trovare una soluzione. Verso la fine del discorso tocca il tema più caldo del momento rivendicando l’opportunità del decreto salva-banche.
DECRETO GIUSTO

«Lo rifarei» perché «abbiamo salvato i risparmiatori e sei mila posti di lavoro» con le imprese che lavorano con le quattro banche. «Nessun favoritismo dal governo» e prima di dirsi pronto alla commissione d’inchiesta, definisce un errore quello fatto dal governo-Monti di non costituire un fondo per il salvataggio degli istituti di credito come in Germania. Ora «l’Europa non lo permette», ricorda Renzi, che in questo modo chiama in causa le responsabilità di tutti i partiti che appoggiavano il governo-Monti: Forza Italia e il Pd. Alla Lega, che sostiene la mozione di sfiducia nei confronti della Boschi, ricorda - senza citarlo - il crac della banca padana Credieuronord che precedette lo scandalo dei lingotti e dei diamanti.
«Non ci sono intoccabili» e «chi ha sbagliato pagherà», ma «il nostro sistema bancario è più solido di quello tedesco» anche se, dopo la riforma delle banche popolari, ora tocca a quelle cooperative. Infine la convinzione, che scalda la platea, di una vittoria al primo turno alle prossime politiche perché «prenderemo oltre il 40%», ma prima occorrono «mille Leopolde» per vincere il referendum costituzionale.

Mozione di sfiducia a Boschi asse M5S-Lega-Forza Italia

ROMA Emerge un asse 5Stelle-Lega-Forza Italia intorno all’ipotesi di una mozione di sfiducia contro il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. L’idea della mozione piace praticamente a tutta l’opposizione. Il primo a lanciarla ieri mattina è stato Alessandro Di Battista dei 5Stelle che ne ha parlato durante il programma ”L’Intervista” di Maria Latella su Sky Tg24 tagliando le parole con l’accetta. «Non vogliamo - ha spiegato Di Battista - che ci siano ministri in conflitto di interessi rispetto a banche favorite da provvedimenti del governo». Il deputato pentastellato ha poi puntato il dito sul decreto legge che ha trasformato le Popolari in Spa. «Il ”giglio magico” che circonda Renzi - ha chiesto Di Battista - era informato o no del decreto che ha permesso l'aumento di valore delle azioni di Etruria? Si gioca sulle leggi per favorire chi è vicino al governo. Si chiama conflitto di interessi». «Abbiamo una banca - ha infine sostenuto Di Battista - in cui la famiglia Boschi ha interessi e lo stesso ministro era azionista. Se ha però o meno guadagnato lo scopriremo quando pubblicheranno il loro patrimonio. Dobbiamo capire se qualcuno ha speculato». La conclusione è ancora più pirotecnica: richiesta di dimissioni per i vertici di Consob e Bankitalia.
Linea sostanzialmente analoga («Stop al governo dei banchieri») quella di Matteo Salvini, leader della Lega che ha chiesto ai 5Stelle di scrivere assieme la mozione di sfiducia. E anche Forza Italia per bocca del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ha reso noto i voler presentare una propria mozione di sfiducia.
«Saranno le Camere, democraticamente e di fronte al Paese, a stabilire se un ministro della Repubblica può avere conflitti d'interesse così rilevanti e continuare ad occupare tranquillamente la sua poltrona nell'esecutivo», ha sottolineato Brunetta.
IL NO DI FITTO
Da sottolineare, comunque, che il centrodestra non è totalmente compatto sulla mozione di sfiducia. Contrario, ad esempio è l’ex Forza Italia Raffaele Fitto «Il centrodestra farebbe molto male se seguisse la linea Saviano. Un conto è chiedere al governo piena chiarezza, e contestare gli errori commessi dall'esecutivo Renzi. Altro conto sarebbe buttarla sul giustizialismo verso la Boschi o chiunque altro», ha detto il leader dei Conservatori e Riformisti.
Infine, l’allarme lanciato da Silvio Berlusconi sul possibile crollo di fiducia verso le banche italiane. «Dopo il caso dei quattro istituti di credito falliti e salvati dal governo e a seguito dei nuovi allarmi che riguardano alcune banche del Veneto, c'è il pericolo di un crollo di fiducia con conseguenze imprevedibili. Qualcosa di analogo alla spirale negativa che potrebbe somigliare in piccolo al fallimento della Lehman Brothers», ha detto ieri Berlusconi intervenendo via telefono al congresso dei Popolari per L'Italia.

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