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Pescara, 23/11/2024
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Data: 14/12/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Renzi: «Sulla Boschi solo sciacallaggio». Il caso del ministro segna la Leopolda. Mozione di sfiducia M5S-Lega. Il premier chiude i lavori: «Pd partito della ragione»

FIRENZE Si tiene lontana dai riflettori Maria Elena Boschi, durante l’ultima giornata della Leopolda. Ci pensa Matteo Renzi, dal palco, a difenderla dalle polemiche piovute su di lei in seguito al decreto “Salva banche”, che ha coinvolto anche la Banca Etruria, di cui il padre del ministro delle Riforme è stato vicepresidente. «Chi parla di favoritismo - dice il premier - sta insultando persone perbene». Intanto Alessandro Di Battista fa sapere che «il M5S depositerà una mozione di sfiducia contro il ministro Boschi per il conflitto di interessi sulle vicende di compravendita delle azioni di Banca Etruria». Anche la Lega Nord e Forza Italia si muovono su questa linea: «L’obiettivo è mandare a casa il governo dei banchieri e risarcire gli italiani truffati», dice Matteo Salvini invitando i grillini a un lavoro insieme per sfiduciare il ministro. Boschi rimane molto colpita. Non si aspettava, riferisce chi le ha parlato nelle ore più difficili, che addirittura si sarebbe creato un fronte comune contro di lei. Ed è così che il “caso Boschi” arriverà in Parlamento e il ministro sarà costretta a difendersi in Aula. Il premier attacca il Carroccio: «Quello che è accaduto negli ultimi 10 anni nelle banche è sotto gli occhi di tutti, e c’è stata anche qualche “banca di partito”, anche se qualcuno fa finta di dimenticarsene, e quella banca è rimasta al verde». In ogni caso, continua il capo del governo, «non abbiamo scheletri nell’armadio, e diciamo sì alla commissione di inchiesta sulla vicenda». Comunque «quel decreto lo rifarei domattina». Poi «chi ha truffato sarà individuato, e chi ha sbagliato pagherà. Non ci sono mai stati intoccabili». La solidarietà più forte alla Boschi, il premier la esprime raccontando quanto è successo a suo padre «che ha ricevuto un avviso di garanzia, poi il pm ha chiesto l’archiviazione, ma mio padre passerà il secondo Natale da indagato. E mi dice che stiamo sbagliando strategia, che dovremmo andare all’attacco. Ma io sono fiero dei magistrati italiani e non dirò mai una mezza parola perché ho fiducia nella magistratura». Un racconto fatto non a caso e che serve a fare quadrato attorno alla Boschi. Renzi non cita Saviano, ma l’obiettivo è chiaro: «Chi pensa di strumentalizzare la vita delle persone deve far pace con se stesso. Chi pensa di strumentalizzare la morte delle persone, personalmente mi fa schifo! Le polemiche politiche si fanno a viso aperto non strumentalizzando i suicidi». Lunghissimi applausi dalla platea dopo il riferimento a Luigino D’Angelo, il pensionato che si è tolto la vita con una lettera di accusa contro Banca Etruria. E mentre fuori dalla vecchia stazione fiorentina ci sono una trentina di ex risparmiatori, che si sono dati appuntamento per manifestare contro il governo, la Leopolda consuma la sua ultima giornata. «Guardate che casino abbiamo combinato. Abbiamo rovesciato il sistema politico più gerontocratico d’Europa partendo da qui», dice Renzi salendo sul palco per la conclusione. «Questo è uno spazio di libertà ma la bandiera ce l’abbiamo tatuata nel cuore. Quelli che ci chiedevano di mettere le bandiere se ne sono andati dal Pd. Noi siamo qui». Senza mai citare le parole destra e sinistra, il segretario dem rivendica che se c’è «tanta gente», più di prima, a «guardare al Pd» è «semplicemente perché c’è un partito della ragione che ci vede alternativi al nichilismo e al disfattismo». Ma la tre giorni di Firenze e delle “anti-Leopolde” disseminate in tutta Italia ribadisce le divisioni, pressoché totali a livello nazionale, tra Pd e Sinistra Italiana, non attenuando di certo le distanze tra maggioranza e minoranza dem.

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