La maggioranza di centrosinistra in Comune ha siglato quella che ha definito un’intesa «storica» sul rilancio turistico del Gran Sasso. Si tratta di un accordo politico che scaturisce dalla mediazione del vice presidente della Regione Giovanni Lolli che è riuscito a ricomporre il puzzle anche con il cosiddetto fronte ambientalista e con le posizioni più politicamente intransigenti sull’argomento (Rifondazione su tutte). E in effetti il documento del centrosinistra, presentato al gran completo (c’erano Di Stefano, Palumbo, Perilli, Masciocco, De Paolis, Di Nicola, Nardantonio), sembra aderire per larga parte alle argomentazioni di chi, nella avversata «logica da stadio» (Palumbo), negli ultimi tempi ha cercato di contrastare l’infrastrutturazione della stazione sciistica. Il centrosinistra allarga gli orizzonti a un turismo pluristagionale («Lo sci è solo una componente» per Di Stefano), parla non a caso di «infrastrutturazione leggera» e soprattutto interviene a gamba tesa nel dibattito in corso sui confini delle aree protette, per la cui riduzione è in campo un comitato: «Il Gran Sasso deve innanzitutto essere un Parco con i suoi attuali confini; con i siti di interesse comunitario (Sic) e con le zone di protezione speciale (Zps)» recita l’accordo. Al bando, dunque, qualsiasi idea di riduzione.
L’area, per la maggioranza, deve candidarsi a diventare patrimonio Unesco, deve puntare sul neonato primo Distretto turistico montano per inaugurare un modello «che valorizzi i borghi, l’economia locale, le eccellenze del territorio, le tradizioni». E poi ancora: sentieri, arrampicata sportiva, mountain bike, free ride, cavallo, sistemare i rifugi, ridurre e regolamentare i parcheggi per incentivare la funivia, rimboschimenti, rinaturalizzazione, recupero dei ruderi, prodotti tipici.
LE OPERELe grandi polemiche su cui il fronte si è spaccato, che attengono tutte allo sviluppo della stazione sciistica (Fontari, collegamento Scindarella-Fossa di Paganica), restano un po’ sullo sfondo. Di Stefano ne fa una questione tecnica: «Il piano d’area è subordinato al piano del Parco, che è rimasto nel cassetto. Se non si approva definitivamente ci sono le norme di salvaguardia, che sono le più penalizzanti. Oggi la Regione ha riassunto l’iniziativa, per arrivare all’approvazione definitiva: da quel momento varranno le norme più positivamente scritte per una moderna stazione sciistica». Della serie, come ha confermato Perilli: ogni progetto farà l’iter previsto dalla legge e sarà sottoposto alle valutazioni di impatto ambientale. Insomma, come è accaduto per la seggiovia delle Fontari, per la quale è stata ammessa una semplice sostituzione. Di Stefano ritiene che con il piano del Parco la questione Sic e Zps verrà ridimensionata. Dall’altra parte non sono molto convinti, per essere eufemistici. Ieri Gianluca Ranieri, consigliere regionale 5 Stelle, ha criticato l’impasse sul referendum per la riduzione dei confini. Il terzo componente dei garanti non può essere un magistrato: Ranieri ha auspicato che il presidente del Tribunale risolva nominando un avvocato: «Oggi gli aquilani sono privati del diritto di esprimersi».