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Data: 15/12/2015
Testata giornalistica: Il Messaggero
È morto Cossutta l’uomo di Mosca che non ruppe mai con il comunismo È scomparso ieri pomeriggio a Roma lo storico dirigente del Pci Aveva 89 anni. È stato il più filo-sovietico di Botteghe oscure

ROMA Se n’è andato il comunista “Eminenza rossa”, come fu definito in una biografia non autorizzata. E dell’eminenza, Armando Cossutta aveva i tratti curiali che celavano però una determinazione ferrea, convinta, indefettibile, da comunista appunto. A settembre dell'anno prossimo avrebbe compiuto 90 anni. Si è spento ieri pomeriggio all'ospedale S. Camillo. Entrò nel Pci giovanissimo, a 17 anni, fu partigiano, scontò pure il carcere di San Vittore a Milano di dov'era originario. Ma la vera storia politica di Cossutta comincia nel dopoguerra, quando dà fondo alla sua convinzione politica che lo accompagnerà per tutta la vita, quella della fedeltà al “campo socialista” che tradotto significa all'Unione sovietica di Lenin prima (ma alla sua morte, Armando non era ancora nato) e di Stalin dopo, fino giù giù ai Breznev, Andropov e tutta la sequela di mummie del Cremlino. Con Gorbaciov no, ostilità piena, visto che il fondatore della perestrojka aveva osato dove nessuno prima, aveva messo in discussione il comunismo dall'interno.
LO SCONTRO CON BERLINGUER
Cossutta diviene ben presto il comunista, certo, ma gli calza a pennello la figura del “filosovietico”. Diventa celebre il suo conflitto con Enrico Berlinguer che nei primi anni Ottanta definisce «esaurita la spinta propulsiva dell'Unione sovietica». L'Armando, come viene chiamato da amici e sodali, non condivide e da allora lo scontro con il leader del Pci diviene esplicito, manifesto, ostentato quasi, e verrà esternato attraverso un famoso articolo dal titolo "Lo strappo".
LE SCISSIONI
Da quel momento la storia del Pci italiano è attraversata da continui strappi e successive ricuciture, «a tratti sembravamo trasformati in una laneria», ebbe a scherzare una volta Giorgio Napolitano di ritorno da un viaggio nella Germania dell'Est dove qualche altro leader aveva tentato di ricucire con Honecker. Come “amico di Mosca” Cossutta fu accusato di avere ricevuto finanziamenti dal Cremlino, anche se tempo fa vinse una causa con il quotidiano Libero che lo aveva definito una spia sovietica.
L'"uomo di Mosca" non poteva certo tollerare che il suo partito abbandonasse il termine «comunista». E così ecco Cossutta fiero oppositore della svolta della Bolognina voluta e propugnata da Achille Occhetto, che oltre a cambiare nome al Pci in Pds segnò soprattutto un cambio radicale di linea e di cultura politica, l'accettazione della democrazia come base e il distacco definitivo dall'Urss con l'ingresso nel campo socialdemocratico. Troppo, per l'Armando, che pur di opporsi si trovò alleato con uno storico avversario di sempre, Pietro Ingrao. Fu scissione, seguita alla nascita di Rifondazione comunista. Poi arriverà l’altra scissione, questa volta da Fausto Bertinotti, per continuare a sostenere il governo Prodi, poi governo D'Alema, che Fausto il rosso aveva bocciato. Comincia l'era del distacco. Cossutta non si ricandida, ma non esce dalla scena politica: nel 2008 dichiara il proprio voto al Pd veltroniano «da comunista». Un brutto colpo lo ha subito dalla perdita poco tempo fa della moglie Emilia Clemente, Emi, dopo una vita passata insieme. Lascia tre figli: Maura, Anna e Dario.

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