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Pescara, 23/11/2024
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Data: 16/12/2015
Testata giornalistica: Il Centro
Diffamazione, i giornalisti contro Amicone. «Ha vinto la causa e si vendica contro una di noi». Lui replica: non è vero, io sono stato danneggiato

PESCARA «Non vi è alcuna incidenza sulla libertà di parola, ma l'esecuzione di una sentenza non può essere strumentalizzata e connotata di "vendetta politica postuma". Se può essere di aiuto assicuro che domani mattina (oggi per chi legge ndr) Il Messaggero e il direttore Mario Orfeo riceveranno a loro volta il precetto per il pagamento». L’avvocato Sabatino Ciprietti difende il presidente dell’Agenzia regionale per l’ambiente (Arta), Mario Amicone e afferma di essere stato costretto a divulgare ieri sera questa nota dopo tutte le telefonate che ha ricevuto fin da ieri mattina. Che cosa è successo? Ieri mattina, appunto, il sindacato dei giornalisti abruzzesi (Sga), ha invitato a sollevarsi contro la richiesta di risarcimento di 45mila euro che Amicone (tramite l’avvocato Ciprietti) ha avanzato nei confronti della giornalista Adelina Lilli Mandara dopo aver vinto una causa per diffamazione a mezzo stampa contro Il Messaggero, il giornale cioé, presso cui scriveva la collega, e l’ex direttore Mario Orfeo (oggi direttore al Tg1). La richiesta di pagamento era infatti arrivata solo alla Mandara malgrado la condanna di pagamento fosse in solido fra editore, direttore e redattore. «Suona come un gesto intimidatorio, in tutti i casi del genere ci si rivale sull’editore che ha coperture assicurative e fondi accantonati. Invece no. L’atto di precetto per l’intera somma viene inviato al soggetto più debole della catena: la giornalista Mandara. Una decisione stupefacente da parte di Amicone, direttore di nomina politica». Un gesto di solidarietà e di protesta ripreso nel pomeriggio anche dal presidente dell’Ordine regionale giornalisti, Stefano Pallotta, che ha rincarato la dose: «Gli attacchi alla libertà di stampa sembrano non avere più limiti. L'ultima innovazione intimidatoria, che ha anche il sapore di una vendetta politica "postuma", arriva da un politico». «L'utilizzazione della sentenza non è censurabile», ribatte l’avvocato. Che assicura che oggi viene presentato il conto anche agli altri due. Perché alla fine, qualcuno dovrà comunque pagare. Amicone infatti non ha alcuna intenzione di porgere l’altra guancia: «Nessuna vendetta, io ho citato in solido giornalista, editore e direttore», ha detto rintracciato dal Centro: «La collega, l’Ordine e il sindacato dovrebbero intervenire anche quando qualche giornalaio usa la penna per far del male».

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