ROMA Fiducia da parte del governo, ma più prudenza nelle esternazioni. Un’ora di faccia a faccia per cercare di ricomporre le frizioni e per mettere a tacere le voci che parlavano di possibile licenziamento o di dimissioni. Il premier Matteo Renzi e il presidenti dell’Inps Tito Boeri si sono visti ieri a Palazzo Chigi in un clima che fonti istituzionali hanno descritto come «sereno e costruttivo». Renzi che, come altri ministri, in più di una circostanza aveva mostrato un certo fastidio per alcune uscite pubbliche giudicate inopportune, ha ribadito il suo appoggio a Boeri invitandolo però ad agire all’interno del perimetro del suo mandato evitando in questo modo di interferire, come ad esempio nel caso delle recenti proposte in tema di welfare, nelle strategie del governo. Si va avanti insieme perché l’esecutivo stima l’attuale presidente dell’Inps, questo il succo del colloquio, ma attenzione alle invasioni di campo.
In giornata, peraltro, Boeri non aveva mancato di far sentire la sua voce su uno dei provvedimenti più discussi della legge di Stabilità: l’innalzamento da mille a 3 mila euro del limite per l’utilizzo del contante. A tal proposito il numero uno dell’Inps ha invitato il governo a riflettere sull’opportunità di ripensarci, almeno in materia di versamento degli assegni previdenziali. «C’è il rischio - ha spiegato Boeri nel corso di una audizione alla Camera - che i pensionati vengano truffati». Inoltre è stato sottolineato un vantaggio per l’istituto: parte del 20% di risparmi nei costi registrati dall’Inps sono collegati al pagamento degli assegni con bonifici bancari ed anche per questa ragione Boeri ha lanciato un appello a «mantenere quest’obbligo per l’ente». Di fronte ai parlamentari, Boeri ha anche annunciato che l’istituto punta ad avviare la svalutazione dei crediti inesigibili. «Una prassi non condivisibile - questo il suo ragionamento - ha portato a minimizzare gli accantonamenti al fondo svalutazione crediti nel bilancio preventivo e a concentrarle in fase di assestamento di bilancio a consuntivo». Boeri ha spiegato che la crisi ha lasciato 52 miliardi di crediti contributivi che si sono aggiunti ai 35 maturati negli anni precedenti portando a quasi 87 miliardi il totale a consuntivo 2014 (arrivati a 95 miliardi nel 2015). «Al netto degli accantonamenti al fondo svalutazione crediti - ha argomentato Boeri - ci sono a bilancio 45 miliardi di crediti contributivi, per lo più riguardanti lavoro dipendente, il che significa che sono crediti la cui mancata riscossione non comporta alcuna variazione delle prestazioni che i contributi avrebbero dovuto coprire. Sarebbe auspicabile fare il concordato previdenziale».