PESCARA La città di Pescara, nonostante i divieti di circolazione per le auto più vecchie e inquinanti, continua ad essere sotto la cappa delle micropolveri. Ma da alcuni giorni è emersa anche un’altra novità: tutto il territorio urbano è stato invaso da un odore acre molto simile, secondo alcuni cittadini, a quello delle feci. Pescara si avvia, quindi, verso il Natale tra puzza e smog. Proprio un bel biglietto da visita per i turisti che giungeranno in città per le festività. Città invasa dal cattivo odore. Le prime segnalazioni di un olezzo forte sono cominciate lunedì. La situazione è poi peggiorata tra martedì sera e ieri mattina. Molti pescaresi hanno avvertito un odore acre un po’ dappertutto, dal centro a Porta Nuova fino alla periferia. Anche sul sito Internet del Centro sono arrivate decine di segnalazioni di lettori residenti in diverse zone della città. Ieri, in alcuni punti l’aria era irrespirabile. Per fortuna, non si sono registrati malori. La preoccupazione tra i cittadini è cresciuta di ora in ora. C’è chi ha pensato che potessero essere i fumi inquinanti di qualche fabbrica e chi ha ipotizzato un cattivo funzionamento del depuratore. L’ex consigliere comunale Armando Foschi ha parlato addirittura di odore nauseabondo di feci. «Un odore», ha affermato, «che, memori di quanto accaduto la scorsa estate con lo sversamento in mare di 30 milioni di litri di liquami in 17 ore per la rottura di una condotta fognaria in via Raiale, ha subito fatto scattare l’allarme tra decine di cittadini». Il Comune rassicura. Ma dal Comune una risposta è arrivata. L’amministrazione ha puntato il dito contro il sansificio che si trova in strada vicinale Torretta. «Vogliamo rassicurare la popolazione», hanno scritto in una nota il vice sindaco e l’assessore all’ambiente Enzo Del Vecchio e Paola Marchegiani (nella foto con il comandante dei vigili Carlo Maggitti), «in merito alla natura di tale odore che espressamente richiama all’odore dei frantoi. Già nei giorni scorsi, l’amministrazione ha chiesto all’Arta di verificare la provenienza e la natura dell’odore e il direttore dell’Agenzia ci ha rassicurati sul fatto che tali emissioni non sono dannose o nocive alla salute, perché nei limiti consentiti. Nulla si può per il cattivo odore associato alle fasi di lavorazione della sansa». Il sansificio smentisce. Il sansificio messo sotto accusa dal Comune si chiama Schiavone biocalore, l’ex oleificio di Pietro Scibilia acquistato l’anno scorso dai fratelli Schiavone. È una fabbrica per la lavorazione della sansa, della legna da ardere e del pellet. Il Centro ha contattato uno dei titolari, Christian Schiavone. «Proprio oggi pomeriggio (ieri, ndr) c’è stato un sopralluogo dei vigili urbani (guidati dal comandante Carlo Maggitti nella mia azienda», ha rivelato il titolare, «il sansificio è in funzione dal 17 ottobre scorso e mi sembra strano che solo ora i cittadini possano aver lamentato cattivo odore. Escludo che possa trattarsi del mio sansificio, perché l’odore della sansa si riconosce. Inoltre, i fumi arrivano massimo fino a via Raiale, poi si dissolvono nell’aria. L’origine della puzza va ricercata altrove». Polveri ancora alte. I divieti di circolazione per le auto più vecchie, fatti scattare dal Comune lunedì scorso per ridurre lo smog, non hanno prodotto grossi risultati. Martedì scorso, le centraline dell’Arta hanno registrato nuovi superamenti per le micropolveri. In particolare, in via Firenze che ha raggiunto i 51 microgrammi per metro cubo, contro il limite di 50. Viale Bovio ha sfiorato il tetto con 49.