ROMA. - Pochi, vecchi, inadeguati e spesso nel degrado. Sono i treni su cui ogni giorno si celebra un'odissea per tre milioni di pendolari che nonostante i tagli ai servizi continuano a pagare biglietti sempre più cari. E' questo il quadro delle linee ferroviarie regionali dipinto da Legambiente in un'anticipazione del rapporto 'Pendolaria 2015' che si concentra, in particolare, "sull'emergenza Sud" ed offre uno spaccato delle 10 linee peggiori sui passeggeri quotidiani che usano il treno per raggiungere luoghi di lavoro o di studio.
La regione con la più alta età media dei treni è l’Abruzzo, con 28,3 anni, e l’84,7% dei treni circolanti ha più di 20 anni. Anche in Basilicata, si trovano dati estremamente negativi, con un’età media dei treni di quasi 24 anni. In Puglia la situazione più critica è quella delle linee di Ferrovie del SudEst, ma in generale è necessario un rinnovo del parco rotabile vista l’età media di 23 anni. In Sicilia, l’età media dei treni è di circa 23 anni, con la conseguenza che sulla tratta Siracusa-Gela lo stato dei treni è mediocre tanto che gli attuali tempi di percorrenza sono addirittura superiori a quelli di 20 anni fa, anche a causa di un’infrastruttura decisamente carente. In Lombardia l’età media dei treni è di circa 22 anni che scende però a 7,5 considerando i revamping. Nonostante ciò, vista la grande quantità di pendolari, l’usura dei convogli incide sulla qualità del servizio sulle linee, a partire dalla Milano-Lecco-Tirano. In Calabria i pochi treni in circolazione hanno oltre 21 anni di età. In Umbria non va meglio con treni di circa 20 anni, mentre è di 19,5 anni l’età media dei treni in Sardegna.
E tra le linee peggiori in testa c'è la Roma-Lido; ma si va dalla Chiasso-Rho alla Messina-Catania-Siracusa, dalla Genova-Acqui Terme alla Circumvesuviana o alla Reggio Calabria-Taranto. Una situazione, quella del trasporto ferroviario italiano, che Legambiente definisce "sempre più divisa in due, tra una Alta Velocità moderna e un servizio locale con diffuso degrado che spinge purtroppo i cittadini all'uso dell'auto, con aggravio dei costi, del traffico, dell'inquinamento". In Italia attualmente sono circa 3.300 i treni in servizio nelle Regioni con convogli di età media pari a 18,6 anni, con differenze tra Regioni. L'84,7% dei treni circolanti ha più di 20 anni.
La stima dei tagli, dal 2010 a oggi è pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale (26% in Calabria, 19% in Basilicata, 15% in Campania, 12% in Sicilia). E i biglietti costano di più: il record di aumento è stato in Piemonte dove si registra un più 47%, più 41% in Liguria e più 25% in Abruzzo e Umbria; e "tutto questo a a fronte di un servizio che non ha avuto miglioramenti". Rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma "sono diminuite del 25%" e le Regioni, che hanno "le competenze sui treni pendolari, hanno effettuato in larga parte dei casi tagli al servizio e aumento delle tariffe". Così al contrario degli altri Paesi europei, in Italia, dove Legambiente segnale "l'assenza di una regia nazionale", negli ultimi 20 anni "neanche un euro è stato investito dallo Stato per l'acquisto di nuovi treni". Tra le peggior linee per i pendolari anche la Verona-Rovigo, la Taranto-Potenza-Salerno, la Novara-Varallo, la Orte-Foligno-Fabriano. Eppure, per il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, "il trasporto pendolare dovrebbe essere una priorità delle politiche di governo. Ma un cambio di rotta delle politiche di mobilità ancora non si vede. Nella Legge di Stabilità non c'è nessuna risorsa per l'acquisto di nuovi treni o per il potenziamento del servizio. Governo e Regioni devono impegnarsi".