L'intervento di Susanna Camusso: "Apriamo una grande vertenza per lavoratori e giovani. Nella legge di Stabilità non vediamo risposte, la mobilitazione continua".
"Con le modalità che ormai conosciamo scopriremo solo dopo il voto cosa c'è dentro la Legge di Stabilità. Diamo per scontato che non ci saranno le risposte che chiediamo sulle pensioni". Lo afferma il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, durante il suo intervento a Firenze all'attivo interregionale di Cgil, Cisl e Uil. "Allora - aggiunge - il primo messaggio che lanciamo oggi, a Firenze, Torino e Bari, è che noi non ci scoraggiamo. Noi continuiamo perché pensiamo che il governo sbagli a non affrontare la riforma delle pensioni, perché così facendo continua ad aumentare la disoccupazione giovanile".
Riconoscere la fatica e i lavori usuranti
Nel pubblico impiego, inoltre, "si va a un blocco del turn-over che lo porta addirittura al 25%. Vogliamo dire con forza che c'è un momento in cui bisogna smettere di lavorare e riposarsi. La prima mancanza di coraggio del governo è quella di non affrontare il tema dei giovani. Il secondo punto è definire cos'è il lavoro". Il lavoro "è fatto di dura fatica quando si sale sulle impalcature, oppure di un vigile del fuoco che non ottiene il rinnovo del contratto. Parliamo allora di questa fatica: non è vero che i lavori sono tutti uguali. E' vero che viviamo tutti di più, ma non rimaniamo tutti ventenni: nel tempo la fatica cambia, i ritmi non restano gli stessi, diventiamo usurati. Per le donne vale anche di più, visto che facciamo sempre due lavori. Un paese moderno sa affrontare le questioni sul tavolo, sa guardare al futuro affrontando il nodo di lavoro e pensioni".
Cambiare subito o i precari non avranno pensione
Il leader della Cgil prosegue: “Se la legge sulle pensioni rimarrà questa, il nostro diverrà un paese poverissimo perché i precari di oggi non avranno una pensione per vivere. Non possiamo aspettare, dobbiamo lavorare oggi per prevenire tutto questo. Per questo al governo dico: abbiate il coraggio di pensare oggi a quello che servirà al paese tra qualche anno”. Poi le emergenze che vanno affrontate da subito: “Bisogna risolvere innanzitutto il problema degli esodati. Apprezziamo il lavoro che il parlamento ha fatto su alcuni aspetti, ma questa cosa va risolta adesso, perché è un problema di civiltà prima ancora che un problema sindacale”. Poi ricorda 'quota 96' per gli insegnanti, che sembra “un insulto terrificante per il governo, anche se siamo di fronte a una cosa che stravolgerebbe i conti pubblici”, e 'Opzione donna' per le lavoratrici. “Nessuno però pensi che sia la soluzione della flessibilità”. E ancora: “Quanto ci vuole a rendere non costosa per il lavoratore la ricongiunzione dei contributi?. Tutte queste ingiustizie bisogna affrontarle, per questo bisogna aprire una vertenza. Ma non sarà una vertenza facile, perché l'attuale governo e il Parlamento non sono in sintonia su questi problemi”.
Apriamo la vertenza soprattutto per i giovani
Dicono che Cgil, Cisl e parlano di pensioni perché vogliono difendere il proprio mondo e non si occupano dei giovani. “Ma noi – dice – dobbiamo ribaltare tutto ciò. Dobbiamo dire che se il sistema rimane questo, si decide di fare dei giovani i futuri poveri e dei disoccupati. Per questo, nella vertenza pensioni, il primo punto è che i giovani entrino nel mondo del lavoro prima perché noi ne usciamo un po’ prima”. La staffetta generazione si fa così. certo, aggiunge la sindacalista, intervenendo seriamente su volontarietà e contribuzione. Ma la questione non è solo questa: “Il governo ci dica se pensa seriamente che a 68 anni si possa lavorare in una classe piena di bambini, in una fonderia o su un’impalcatura”. Per noi “62 anni sono già abbastanza e se poi si è cominciato a lavorare a 15 sono anche troppi”. Si dice che non ci siano risorse sufficienti, “ma io credo che sia la politica a scegliere dove mettere le risorse: c’era bisogna di togliere la tassa sugli yacht di lusso”?. Insomma, bisogna cambiare il sistema di calcolo delle pensioni e c’è bisogno di solidarietà all’interno del sistema stesso: “Prendere risorse da chi ne ha di più per aiutare chi è in difficoltà, ma non nel senso indicato da Boeri, per cui pare che se si abbassano le pensioni a tutti, tutti stanno un po’ meglio”.
Il governo ci ascolti o andiamo in piazza
“Se come dicono tutti, la crisi di questo paese è una crisi di domanda, perché non si ragiona mai sul fatto che se i pensionati avessero avuto dei soldi in più avrebbero aumentato proprio la domanda? - si chiede Camusso - Noi vorremmo che si tornasse a una sistema di perequazione più equo, le pensioni non possono perdere ogni volta valore. Ma è il sistema nel suo insieme che deve trovare una soluzione. E deve essere un sistema solidale, con una solidarietà che però arrivi anche dall'alto”. “E' questo - prosegue - il senso del nostro essere qui oggi. Ed è un impegno che prendiamo unitariamente . Abbiamo mandato più volte la nostra piattaforma al governo, che non ci ha mai risposto. La differenza è che se stavolta non saremo convocati entro un mese, la prossima inziativa sarà nelle piazze di tutta Italia. Continueremo lì la nostra battaglia, perché il governo non può più rinviare”. Il segretario ricorda lo sciopero del commercio di sabato 19, invitando a "non fare acquisti" quel giorno per sostenere la mobilitazione dei lavoratori della grande distribuzione. Camusso conclude: “Abbiamo tante vertenze aperte ma ognuno di noi, durante queste feste, rivolga il pensiero al tema delle pensioni, perché dobbiamo dare forza a questa nostra piattaforma. Tocca a noi riunire un mondo del lavoro che i governi hanno finora tentato di dividere. Per questo partiamo dai giovani, per dare una prospettiva a tutti. E' una vertenza in salita, lo sappiamo, ma lo ripeto: se il governo non ci ascolta scenderemo in piazza”.
La giornata
Si sono tenuti oggi gli attivi interregionali di Cgil, Cisl e Uil: cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani è la parola d'ordine. Le tre manifestazioni sindacali si sono svolte in contemporanea a partire dalle 9,30 per concludersi alle ore 14,00. Duemila persone si sono radunate al Mandela Forum di Firenze.
La voce dei lavoratori
Molti lavoratori e delegati hanno preso la parola dal palco. Così Massimo Schembri, addetto dei beni culturali e delegato della Uil Toscana, ha detto a Firenze: "Tante colleghe si sono trovate, da un giorno all'altro, con la chimera di andare in pensione. Il tema di oggi, cambiare le pensioni e dare lavoro ai giovani, ci ricorda che la situazione nel pubblico è paradossale: si allunga l'età pensionabile, i giovani non riescono ad entrare. Da anni lo diciamo con forza: da questo punto di vista non si sblocca nulla. I nostri stipendi sono fermi da oltre 6 anni e le nostre pensioni andranno gradualmente a diminuire. La riforma Fornero - poi - ha fatto sì che ogni dipendente possa avere ciò che suo, quello che ha accantonato per una vita lavorativa, dopo 24 mesi ovvero a due anni del pensionamento".
"Il nostro, quello del commercio, è un settore che per fortuna riesce ancora a dare lavoro, con nuove assunzioni ogni giorno. Non sono però le assunzioni piene di una volta, a cui ho avuto diritto io, con un contratto a tempo deindeteremitao, full time e senza domenica nelll'orario di lavoro. Ora ci sono molte forme di contratto, ma di solito si tratta di part-time con la domenica nell'orario”. A raccontare la sua esperienza e quella dei lavoratori del commercio sul palco è stato invece Simone Pialli, delegato Cisl della Esselunga. “Questi contratti - ha continuato - riguardano soprattutto le lavoratrici donne, con l'incidenza che un lavoro come questo può avere sulla vita di una donna. Il part-time segue il picco di vendite, si fanno straordiniari quando serve, cpome ora. Ma poi finito il natale si rientra tassativamente neggli orari normali. Vi racconto questo per farvi chiedere: visto che gli straordinari non valgono per il conteggio dell'assegno, come farà una lavoratrice con un contratto a sedici ore settimanali a costruirsi una pensione dignitosa?”. “Per questo - ha concluso Pialli - è ormai necessario ricorrere alle pensioni complemetari. Dobbiamo lavoarre con forza per spingere affinché, in sede di rinnono contrattuale, la quota aziandale nel fondo di previdenza complementare sia aumentata. E' ormai doveroso”.
“Bisogna cambiare questo sistema di prevenzione anche per garantire pensioni degne ai giovani d’oggi alle prese con precariato, crisi e voucher”. Così Raffaella Del Vecchio, delegata Cgil alla Tod’s di Sant’Elpidio (Fermo). Ma non basta: “Dobbiamo anche difendere il lavoro che c’è e lottare per quello che manca, perché senza un lavoro non si costruisce nessuna pensione”. Per i calzaturieri, ha aggiunto, “è importante avere la possibilità di scegliere quando andare in pensioni, combinando età e contributi versati. 41 anni in un calzaturificio sono abbastanza: da noi troppi colleghi non ce la fanno più a fare otto ore di lavoro faticoso, hanno bisogno di andare in pensione”. Discorso, ha aggiunto Del Vecchio, che vale ancora di più per le donne, “che devono aggiungere anche il lavoro di cura a casa, che non ja riconoscimenti previdenziali”. Alla fine del suo intervento, la delegata Cgil ha fatto appello all’unità sindacale: “Dico a Cgil, Cisl e Uil di portare avanti la battaglia insieme, di non dividersi, perché l’unità sindacale ci dà la forza necessaria per cambiare il sistema pensionistico e riconquistare i diritti che ci sono stati portati via”.
Le richieste dei sindacati
Sono molte le richieste dei sindacati, che vengono illustrate ai delegati e ribadite nel corso dei tre appuntamenti. Nel loro documento congiunto, le confederazioni chiedono di tutelare le pensioni in essere: le manomissioni dei meccanismi di perequazione, operate dai vari governi negli anni, hanno violato i diritti dei pensionati. Ma la rivalutazione delle pensioni e la difesa del potere d'acquisto non sono privilegi: occorre prevedere meccanismi di salvaguardia nel tempo e tornare alla normativa sulla rivalutazione prima del blocco della legge Monti-Fornero. Serve poi rafforzare la previdenza complementare: il governo, scrivono i sindacati, "valorizzi la peculiarità del risparmio gestito dai fondi pensione negoziali, riconoscendone la finalità sociale anche sul piano fiscale, riportando all’11 per cento l’imposta sostitutiva innalzata al 20 per cento per una malintesa idea di equiparazione alle rendite finanziarie". Spetta sempre all'esecutivo creare le condizioni per migliorare l'utilizzo dei fondi pensione.
Dare lavoro ai giovani è l'altro punto centrale. Per Cgil, Cisl e Uil "è necessario un intervento strutturale di riforma che dia certezze ai lavoratori e alle lavoratrici, giovani e meno giovani, e restituisca una parte delle risorse risparmiate sulla loro pelle". Il mercato del lavoro va sbloccato per creare occupazione. Guardando a domani, servono pensioni dignitose per i giovani e i lavoratori precari e discontinui: occorre correggere il funzionamento del contributivo, ripensare la gestione separata Inps e promuovere schemi di solidarietà intergenerazionale, come il ricorso alla contribuzione figurativa. Le organizzazioni sindacali chiedono poi un accesso flessibile al pensionamento. È indispensabile ripristinare meccanismi di flessibilità, a partire dall’età minima di 62 anni oppure con la possibilità di combinare età e contributi, per andare incontro alle esigenze di vita. Su eventuali misure che leghino l'accesso anticipato al ricalcolo della pensione col contributivo, i sindacati ribadiscono "assoluta indisponibilità". Il problema degli esodati è l'altro grande nodo da sciogliere. Riconoscere il lavoro di cura e la diversità dei fattori, ovvero i lavori usuranti, è l'ultima importante richiesta.