ROMA Resta alta la tensione fra l’Italia e l’Europa. Sul caso Tercas, scoppia una nuova bomba ad orologeria da parte della Ue che, fortunatamente, è già stata disinnescata e non produrrà, quindi altre conseguenze negative: è già pronta, infatti, la soluzione alternativa che potrebbe decollare tra Natale e Capodanno, sotto forma di una vera e propria partita di giro. Ieri la Commissione europea, come ampiamente previsto, ha notificato al Tesoro la lettera di diniego dell’intervento da 265 milioni effettuato lo scorso anno dal Fondo Interbancario di tutela Depositi (Fitd) a favore dell’istituto, commissariato da Bankitalia a maggio 2012, per «gravi irregolarità»: per l’Europa è «aiuto di stato incompatibile», come si legge nella missiva, anticipata ieri dal Messaggero e resa nota dal Ministero dell’Economia (Mef), al termine dell’indagine. E la nota di via XX Settembre fa emergere che se fosse intervenuto il Fitd non ci sarebbero state perdite per i risparmiatori (senza burden sharing, tenendo fuori soci e bondholders subordinati)). Invece, Fitd «ha agito per conto dello stato italiano». Questo strano sillogismo nasce perchè, secondo gli uffici Ue, il Fondo depositi, essendo istituito per legge, è statale e inoltre agisce sotto la supervisione di Bankitalia, ritenuta anch’essa un braccio pubblico. Inoltre secondo la Ue, l’Italia non ha presentato un piano di ristrutturazione, la qualcosa «ha impedito alla Commissione di valutare se fosse possibile ripristinare la redditività a lungo termine» di Tercas «nonostante gli eventuali sforzi profusi dalla Popolare di Bari dopo la sua acquisizione». Inoltre, «sebbene all'epoca la partecipazione degli azionisti (fondazione e privati) nella Tercas sia stata totalmente azzerata, i creditori subordinati, contrariamente a quanto richiesto dai principi di ripartizione degli oneri, non hanno minimamente contribuito ai costi di ristrutturazione». E «non sono state attuate misure che avrebbero sufficientemente limitato la distorsione della concorrenza causata dall’aiuto». Bruxelles «valuta positivamente il fatto che banche private stiano valutando la possibilita di sostenere volontariamente Tercas».
In vista di questo stop, il Tesoro d’intesa con Bankitalia, banche e Fitd aveva predisposto un piano B: la creazione di un fondo volontario clonato dall’organismo consortile, da far scendere in campo in caso di necessità. E adesso che si è materializzato il no al progetto principale, arriva il fondo volontario venuto alla luce il 23 novembre con la decisione del cda di Fitd. C’è da dire che tutte le manovre su Tercas si sono sviluppate in parallelo a quelle sulle quattro banche in amministrazione straordinaria che, alla fine, sono state salvate attraverso la soluzione ordinata del Fondo di risoluzione.
Martedì 22 si sarebbe riunito il cda di Tercas presieduto dall’avvocato romano Gianluca Brancadoro che, tra l’altro, in attesa del possibile arrivo dello stop Ue a Fitd ha esaminato la situazione nuova aggiornandosi a lunedì 28 per le determinazioni conseguenti. La cassa abruzzese è stata tenuta in vita dalle manovre deliberate dall’assemblea del 29 luglio 2014 convocata dal commissario Riccardo Sora: prima il Fondo Interbancario ha iniettato 265 milioni per la copertura del deficit patrimoniale accertato al 31 marzo 2014 (602 milioni) e subito dopo la Popolare di Bari ha sottoscritto un aumento di 230 milioni per ripristinare mezzi patrimoniali adeguati. L’operazione ha reso possibile tutelare al massimo grado i diritti di tutti i depositanti di Tercas e della controllata Banca Caripe.
SCONTI FISCALIPer evitare che la nuova bomba ad orologeria possa deflagrare coinvolgendo la Popolare di Bari, alla luce del diniego Ue, il prossimo cda Tercas dovrebbe dare il via alla soluzione alternativa da concludere a febbraio. La banca abruzzese restituirà i 265 milioni al Fitd che li girerà agli istituti che contestualmente finanzieranno il Fondo volontario il quale restituirà i soldi a Tercas garantendo la piena continuità operativa. «Se i privati decidono di sostenere banche in difficoltà utilizzando i loro fondi, senza un mandato dello Stato, non si pongono questioni relative agli aiuti di Stato», dice la Ue. Previsti benefici fiscali con l’intervento del fondo volontario.