Proprio negli stessi giorni in cui si svolgeva a Parigi il grande incontro mondiale sull’ambiente, molte tra le grandi e piccole città del mondo cominciavano a subire una delle più serie e diffuse crisi ambientali della storia. In Cina, a cominciare da Pechino, sono state prese drastiche decisioni per tentare di limitare il traffico, sono state chiuse le scuole e i luoghi di lavoro mentre la prolungata mancanza di piogge e di venti ha messo a dura prova anche la salute delle città europee, soprattutto di quelle italiane.
Non solo nella pianura padana, dove eventi di questo tipo sono più frequenti, ma anche nelle zone del centro-sud, a cominciare dalla stessa città di Roma, si sono dovute prendere decisioni d’emergenza per periodi sempre più prolungati. Anche se a Parigi sono stati progettati accordi di importanza forse rilevante per il futuro, il ripetersi di emergenze come quelle che stiamo vivendo sottolinea quanto sia pericoloso affidarci solo a ipotetici interventi di lungo periodo.
Questa convinzione era già diffusa prima di Parigi ma ora la ricerca e, soprattutto, la messa in produzione di sistemi di energie alternative si va accelerando fino a provocare una rivoluzione tecnica e produttiva in tempi molto più rapidi del previsto. In primo luogo gli sforzi verso la produzione in massa dell’auto elettrica si vanno moltiplicando ed ancora più cresceranno in futuro. Nessun Paese, dalla Cina all’Europa, dall’Africa agli Stati Uniti, può permettersi di chiudere o di abbandonare le proprie città in quanto invivibili.
Per fortuna non partiamo da zero, perché abbiamo già una grande impresa americana ( la Tesla) che produce esclusivamente automobili elettriche e quasi tutte le grandi case automobilistiche stanno moltiplicando gli sforzi in questa direzione. Il limite per mettere in atto questa inevitabile rivoluzione è dato dalla durata e dalla velocità di ricarica delle batterie. Anche in questo caso il progresso è in corso: è cominciata con una cooperazione fra la giapponese Panasonic e la stessa Tesla nella costruzione di una fabbrica di ultramoderne batterie al litio capace di fare fronte alla domanda di 500 mila automobili all’anno, mentre si stanno moltiplicando progetti di ricerca e di sviluppo per ridurre i tempi di ricarica delle batterie verso il limite di cinque minuti.
Questa rivoluzione tecnologica rende quindi possibile ai governi nazionali e alle autorità metropolitane l'adozione di politiche restrittive per la circolazione delle auto tradizionali e di incentivazione per le auto elettriche, restrizioni fino ad oggi nemmeno pensabili.
La pressione dell’opinione pubblica e il progresso tecnologico condurranno verso città più vivibili e questo combinato disposto accelererà la rivoluzione di tutta l'industria dell’automobile. Naturalmente anche l’automobile elettrica ha bisogno di energia. Anche in questo caso una rivoluzione è in corso e il costo di produzione delle energie pulite, a partire dal sole e dal vento, si sta progressivamente avvicinando a quella dei combustibili tradizionali, come il carbone e il petrolio, mentre, prima o poi, i governi saranno spinti da un’irresistibile pressione dell’opinione pubblica per adottare misure fiscali (come la così detta Carbon Tax) punitive nei confronti della produzione di energia elettrica da fonti inquinanti.
Le energie pulite, come il sole e il vento, sono però discontinue: il giorno si alterna infatti alla notte e nulla è volubile come il vento. L’energia deve perciò essere accumulata quando viene prodotta ed essere impiegata quando è necessario. Ancora una volta entrano in gioco le batterie. Batterie più efficienti e meno costose costituiscono quindi non solo una rivoluzione per tutto ciò che si muove ma il progresso per tutto ciò che è fermo, e cioè per gli usi domestici o industriali dell’energia.
Non si tratta di cambiamenti economici e politici di poco conto perché la conseguenza di tutto questo sarà un passaggio di potere dalle grandi imprese produttrici di carbone e di petrolio verso i produttori e i distributori di energia elettrica.
Le nuove batterie renderanno infine possibile un efficiente accesso all’energia delle zone più isolate dei continenti più poveri anche perché, in almeno un terzo dell’Africa, l'elettricità da energia solare già oggi costa meno di quella da petrolio o da carbone.
Forse è un po' forzato concludere che il nostro futuro è rinchiuso in una batteria ma è certamente appropriato prendere atto che una parte non trascurabile della vivibilità delle nostre città e dello sviluppo delle zone periferiche del mondo è condizionato dalla possibilità di accumulare energia in modo efficiente e a basso costo. Peccato che anche in questo così importante campo del progresso tecnologico il ruolo europeo sia per ora solo marginale, un ruolo sostanzialmente di rincorsa.
Se il futuro è in buona parte rinchiuso in una batteria, sarà quindi opportuno dedicare un maggiore impegno e maggiori risorse a questa parte non trascurabile del nostro futuro.