E’ la Regione dei record. Negativi, naturalmente. Che lui, il presidente Luciano D’Alfonso dal lontano piccolo Abruzzo guadagnasse più di Matteo Renzi, è un dato assodato. Che tra i due non corresse buon sangue tanto che meglio starsene a casa ed evitare la Leopolda, pure.
Ma che ora nonostante i proclami della campagna elettorale, si siano scordati tutti di tagliarsi gli stipendi, è davvero uno schiaffo in faccia all’Abruzzo pre-Natalizio. La commissione insediata per studiare un piano di ridimensionamento è finita nel dimenticatoio, nessuno ne parla più. Archiviata.
E allora, eccoli qua, gli stipendi dei nostri amministratori. Magari sono equi, magari guadagnano poco per quello che fanno, magari. Giudicate voi.
Si comincia con i presidenti di Giunta regionale e di Consiglio, in questo caso di Luciano D’Alfonso e Giuseppe Di Pangrazio. L’indennità di carica, cioè lo stipendio base, è di 6.600 euro. Ai quali vanno aggiunti altri 2.700 euro. Totale 9.300 euro. Ma non è finita. Bisogna aggiungere anche il rimborso spese per esercizio del mandato consiliare: 4.500 euro oltre i 100 chilometri, 4.100 fino a 100 chilometri. Quindi fa in tutto 13.800 euro.
E in effetti D’Alfonso qualche tempo fa è finito nella top dei governatori d’Italia, non per bravura efficienza velocità, ma per la busta paga. Lui guadagna più di tutti. Cioè il suo rimborso forfettario, quello che va ad aggiungersi allo stipendio base, è tra i più alti d’Italia: 4.500 euro. Più di lui, scrisse il Corriere, solo Mario Oliverio, governatore della Calabria, che ne prende seimila. Ma anche con lo stipendio base lui non scherza: il totale di 13.800 euro rappresenta un primato che lui condivide con Marcello Pittella (presidente della Basilicata), Oliverio (Calabria), Luca Zingaretti (Lazio), Michele Emiliano (Puglia), Rosario Crocetta (Sicilia) e Luca Zaia (Veneto). Ci si deve mettere pure che il rimborso esentasse è quello variabile che in genere si omette di dichiarare, non soltanto sulla denuncia dei redditi.
L’Abruzzo quindi è al vertice della classifica. E anche gli stipendi dei consiglieri regionali non scherzano. Le cifre sono più o meno le stesse, variano solo le indennità di funzione. Esempi: il capogruppo Pd Sandro Mariani prende anche lui 6.600 euro di indennità di carica, più 2.300 di indennità di funzione e 4.500 di rimborso spese. Totale 13.400 euro.
Lo stesso gli assessori-consiglieri. Insomma, a variare è solo l’indennità di funzione, a seconda che sei assessore o vice presidente del consiglio regionale (2.300), presidente di commissione, capogruppo o segretario (1.800); o vicepresidente e segretario di commissione (800 euro). Ma il vero scandalo è il rimborso spese: un consigliere prende dai 4.100 ai 4.500 euro per gli spostamenti. Così, se sei aquilano e vai al Consiglio regionale, prendi lo stesso 4.100 euro di rimborsi, perchè sei al di sotto dei 100 chilometri.
C’è da dire che il regolamento prevede una penale di 50 euro per ogni giornata di assenza non giustificata, che però non viene applicata quasi mai.
Insomma, nessuno bada a spese. Il governo Monti, nel male e nel bene, aveva imposto il tetto massimo di 11 mila euro lordi mensili alla retribuzione dei consiglieri regionali, mentre per i governatori era stato fissato il limite di 13.800 euro. Tutte le Regioni si sono adeguate, e anche l’Abruzzo. Che ha scelto però il limite massimo, tanto per non smentirsi.
Così, ai tempi di Chiodi e Pagano, gli stipendi in effetti vennero tagliati. Solo che contemporaneamente vennero aumentate le indennità forfettarie, che passarono da 800 a 4.500 euro, senza neppure l’onere di presentare gli scontrini. E invece di diminuire gli stipendi di assessori e consiglieri, sono cresciuti. Alla faccia della crisi.