ROMA «Discorso bello e diretto al cuore del Paese» perché la politica ha le sue responsabilità ma i cittadini hanno i propri doveri. Matteo Renzi, nei venti minuti di discorso di Sergio Mattarella, ritrova molti degli argomenti del suo governare ma soprattutto il modo per operare una saldatura tra gli oneri della politica e i compiti degli italiani. Per continuare a battere «il populismo 4-0», come sostiene sia accaduto nel 2015, Renzi sa di avere una sponda importante al Quirinale in grado di far scoprire agli italiani non solo un po’ di senso civico, ma anche l’orgoglio per il proprio Paese. L’appello all’Italia che ce la può fare, la cautela sull’opzione militare per combattere il terrorismo, l’auspicio di una maggiore mobilità sociale, l’impegno nell’accoglienza dei migranti che fuggono dalla guerra ma non per i clandestini che delinquono, rappresentano per il presidente del Consiglio una sorta di manifesto del vivere politico che ha bisogno di cittadini con qualche virtù in più e qualche difetto in meno.
LAVORO
Linguaggio semplice e diretto, privo di riferimenti ai partiti e al Parlamento. Ragionamenti rivolti a coloro che scommettono sull’Italia, a coloro che non ”gufano”, e che all’estero non parlano male del proprio Paese. Discorsi che non possono non piacere al presidente del Consiglio, in vacanza con la famiglia a Courmayeur. Nel riferimento - fatto dal presidente della Repubblica - al lavoro che manca e alla lotta all’evasione fiscale, Renzi ritrova le considerazioni fatte anche di recente nel sottolineare ciò che di positivo ha fatto il jobs act e ciò che invece c’è da fare per abbattere una disoccupazione giovanile «ancora troppo alta». Anche «l’intollerabile evasione fiscale», «122 miliardi di euro» come racconta uno studio di Confindustria evocato da Mattarella, viene vista alla luce di quanto l’esecutivo ha fatto nell’anno appena concluso. «Nella battaglia contro l'evasione fiscale abbiamo fatto passi in avanti da gigante», scriveva Renzi due settimane fa su Facebook. «Del resto era nostro dovere. Tutti lo dicevano, noi lo facciamo. Perché la verità è che l'unico modo per abbassare le tasse, cioè pagare meno, è pagare tutti. Il giusto, ma tutti». Chiuso per l’intera giornata nella caserma ”Perenni” di Courmayeur, ieri il presidente del Consiglio ha messo ordine all’agenda di governo, scambiato messaggi di auguri e ha avuto modo anche di ricordare ciò che è stato fatto nell’anno appena concluso e ciò che la legge di stabilità, messa a punto insieme al ministro Pier Carlo Padoan, prevede in materia di lotta all’evasione fiscale. I quattro miliardi di euro rientrati in Italia a seguito degli accordi con la Svizzera, i recenti accordi con Google ed Apple, così come la dichiarazione dei redditi precompilata che ha permesso di recuperare «220 mila contribuenti che si erano ”dimenticati” di pagare le tasse», sino all’introduzione del canone Rai nella bolletta elettrica, rappresentano per il presidente del Consiglio il segno di un’inversione di tendenza concreta il cui gettito ha permesso il taglio delle tasse sulla prima casa inserito nella legge di stabilità. Un lavoro che il premier rivendica nei contenuti, visto che l’Imu non si pagherà più, ma anche nei modi con il quale è stata portata avanti una battaglia che non esita a definire «culturale», ma che non può essere vinta con iniziative spot simili a quelle che tre anni fa proprio a Courmayeur - e dopo Cortina - spinsero i finanzieri ”armati” dal governo-Monti a stanare evasori con il suv. Tanto clamore, ma zero gettito. Meglio, sostiene Renzi, agire mettendo in rete le banche dati, come sta già facendo via XX Settembre. «Adesso basta un clic e ti si apre l'elenco». «Non importa scatenare la Guardia di Finanza. Basta mandare una letterina». «Le maniere forti, se servono, verranno dopo». L’approccio renziano al fisco e all’evasione è sovrapponibile a quanto sostenuto da Mattarella nel suo discorso di fine anno quando ha detto che «le tasse sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero». Su questa linea Renzi è deciso ad andare avanti con l’obiettivo di far pagare agli evasori il taglio delle tasse a quel ceto medio, super tartassato dagli ultimi governi, che hanno atteso invano la rivoluzione fiscale promessa dal centrodestra berlusconiano.
GETTITO
Nei 120 miliardi di evasione fiscale Renzi è convinto di trovare le risorse necessarie per un drastico taglio dell’Irpef da inserire nella legge di stabilità del prossimo anno. Un taglio di cinque punti dell’aliquota al 38% che colpisce i redditi da 28 a 55 mila euro. Una riduzione drastica di tasse per il cosiddetto ceto medio che guadagna tra i due mila e i duemila cinquecento euro al mese e che attualmente si sobbarca più della metà del gettito Irpef. Una mossa elettorale che punta però anche a mutare il dna del Pd, partito della sinistra ”spendi e tassa”, e che ha sinora difeso un sistema di localismo ormai orfano dell’Imu e presto anche di alcune competenze che la riforma costituzionale in discussione riporterà allo Stato.