PESCARA C’è condanna e condanna. Per i Cinque stelle abruzzesi non vale un “processo politico” quella in cui è incappato il consigliere regionale del movimento Riccardo Mercante, nella vita promotore finanziario, condannato dal giudice Pasquale Giovannucci del tribunale civile di Teramo a restituire le commissione ricevute da un cliente della Fineco che si è ritenuto danneggiato da una serie di operazioni condotte da Mercante per conto della banca, operazioni che il tribunale ha dichiarato nulle. Una vicenda del 2009, che il mese scorso è arrivata alla sentenza di primo grado. Dai 5 Stelle che siedono all’Emicilo al momento non ci sono reazioni. Domenico Pettinari dice di aver letto la notizia sul Centro e non avere elementi per commentare: «Non ne sappiamo nulla, non siamo neanche certi che la notizia sia vera», dice «dobbiamo avere il tempo di verificare». Più deciso e motivato il giudizio del deputato dei 5 Stelle Andrea Colletti che esclude decisamente riflessi politici sulla vicenda. «Si tratta di una questione che non aprirà nessuna discussione nel movimento. E’ una faccenda civilistica che non ha nulla a che fare con l’attività politica di Mercante, ma riguarda solo la sua sfera professionale. Anch’io che sono avvocato potrei sbagliare nel mio lavoro ed essere condannato da un giudice, ma questo non avrebbe influenza sulla mia attività parlamentare, anche perché spesso i giudizi sulle condotte professionali riguardano la colpa piuttosto che il dolo. E poi Mercante è stato condannato in solido con la finanziaria». Anche Mercante, «molto incazzato per il linciaggio mediatico», e per l’accostamento «indebito» al suo incarico politico all’Emiciclo, «ribadisce la natura tutta privata e professionale «di una vicenda che è molto vecchia, ma facilmente strumentalizzabile». «Devo, inoltre, ribadire», precisa il consigliere regionale, «che si tratta di una sentenza di primo grado e che ho già dato mandato al mio legale affinché si proceda in appello. Sono assolutamente sereno avendo sempre svolto il mio lavoro con la massima diligenza e con quella onestà che mi ha sempre caratterizzato nella professione, nella attività politica e nella vita familiare, e sono assolutamente certo che in secondo grado si riuscirà a chiarire definitivamente l'intera vicenda». Riguardo, poi, al merito della questione, per Mercante «è di tutta evidenza come il pronunciamento del giudice onorario abbia avuto origine da una erronea interpretazione dei fatti. Relativamente alle operazioni contestate devo, infatti, precisare che non si trattava di un servizio di consulenza finanziaria ma di raccolta ordini nel quale il promotore finanziario è mero esecutore delle disposizioni del cliente. Per quanto riguarda, infine, le commissioni applicate, si tratta di somme del tutto legittime che devono essere corrisposte normalmente in caso di operazioni come quelle in questione e che, anzi, nel caso specifico, erano state commisurate al cliente benestante e molto esperto in misura scontata, segnatamente 0,15% contro una media di mercato dello 0,50%». Anche in questo caso, dunque, come in altre recenti vicende bancarie italiane, cliente e banca non si sono capiti, dice il consigliere regionale dei 5 Stelle.