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Pescara, 23/11/2024
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Data: 05/01/2016
Testata giornalistica: Prima da Noi
Strada dei Parchi, l’aumento è da record. Abruzzesi i più tartassati d’Italia. Melilla investe il Ministero con una interrogazione

ABRUZZO. Su 27 concessionarie autostradali italiane 7 rincarano nel 2016 i pedaggi autostradali.

Gli aumenti sono entrati in vigore il 1° gennaio e il ritocco verso l’alto ha toccato anche l'Autostrada dei Parchi, gestita dalla società del gruppo Toto, che collega l'Abruzzo con Roma nel tronco L'Aquila-Teramo e in quello Avezzano-Chieti-Pescara. Quest'anno il rincaro della società abruzzese è del 3,45%, il secondo più caro tra le 7 che aumentano i pedaggi.

«Siamo ben oltre l'inflazione!», denuncia il deputato di Sel Gianni Melilla mentre annuncia una interrogazione al Ministero competente per sapere perché l'Autostrada dei Parchi ogni anno prende aumenti superiori di 3 o 4 volte a quelli accordati alle altre concessionarie autostradali ma anche perché non ci siano stazioni di servizio per oltre 100 km, dalla stazione di Chieti-Pescara a quella di Magliano dei Marsi.

La società, però, non accetta gli attacchi ed evidenzia che i soldi frutto degli aumenti non finiranno nelle loro tasche perché, è stato spiegato, il 57% delle tariffe vanno alla parte pubblica e il restante 43% viene investito per mantenere in funzione ed adeguare l’autostrada. La società Strada dei Parchi spiega anche che dal 2003 al 2015 sono stati investiti 699 milioni per nuovi lavori, adeguamenti sismici delle strutture ed investimenti programmati.
Ma la giustificazione non placa l’ondata di ira piovuta da ogni parte.

Protesta la Fita-Cna che parla di «stangata» e il presidente Gianluca Carota fa notare che l’aumento abruzzese è il più alto autorizzato dal governo, dopo quello concesso alla Torino-Milano, ed è ormai diventato l’appuntamento fisso di ogni Capodanno, da più anni a questa parte. Insomma nel menu di capodanno, insieme a cotechino e lenticchie possiamo inserirci in postazione fissa anche l’aumento dell’autostrada.

Le tariffe del gestore, stando alle informazioni pubblicate sul sito della stessa società, sono aumentate del 4,78% nel 2010; dell’8,14% nel 2011; dell’8,06% nel 2012; dell’8,28% nel 2014.

Ma in soldoni cosa cambia?

Fino al 31 dicembre scorso per percorrere i 150 chilometri che separano Vasto Nord da Pedaso, occorrevano 11 euro e 30 centesimi, contro i 14 euro e 50 centesimi necessari oggi, più o meno a parità di chilometri, per andare da Sulmona a Roma Est, o i 14 euro e 70 di pedaggio tra San Gabriele Colledara e Roma Est. Se si guarda poi ad altre tratte, sempre intorno ai 150 chilometri, si scopre che si applicano tariffe inferiori anche di 5 euro a quelle praticate da Strada dei Parchi.

«Il fatto che ciò avvenga – e non ne dubitiamo - in conformità al contratto di convenzione stipulato con Anas», sottolinea Carota, «nulla toglie o aggiunge al fatto che si tratti di una stangata che si ripercuoterà negativamente sull’intero sistema economico abruzzese».

Ma Anas si tira fuori e assicura che l'incremento non è in alcun modo addebitabile a loro in quanto sia il sovracanone sia la rata di corrispettivo per la vendita della concessione versata ogni anno dalla società concessionaria sono rimasti invariati.

La società Strada dei Parchi dal 2001 versa annualmente ad Anas una rata a titolo di corrispettivo della vendita della concessione, relativa al prezzo da essa offerto in sede di gara (1.450 miliardi di lire). «Quello che tale società paga ad Anas non è pertanto un canone di concessione, ma una rateizzazione del prezzo di vendita della concessione. Invece che pagare tutto subito, la società optò per un pagamento dilazionato e a tasso fisso», spiega la società.

Anche il sovracanone dovuto per legge ad Anas da tutti i concessionari autostradali è fisso e quindi non ha fatto registrare alcuna modifica negli ultimi anni.

Dunque gli aumenti «non sono ricollegabili né direttamente né indirettamente a decisioni di Anas e, ovviamente, generano benefici finanziari solo a vantaggio della società concessionaria».

D'ALFONSO SUI PEDAGGI

Secondo il presidente D’Alfonso, invece, ci sarebbero almeno tre strade da intraprendere per non avere aumenti dei pedaggi: azzerare la gara del 2001 che stabilì la gestione privatizzata dell’autostrada per Roma, spingere affinchè il Ministero del Tesoro rinunci ai 50 milioni di canone o quella, più percorribile di mettere in campo il piano dei lavori straordinari che il Parlamento ha ordinato alle società autostradali e in particolare a quella abruzzese in relazione al rischio sismico.

Secondo D’Alfonso si potrebbe aprire in questo caso una trattativa che coinvolga la Direzione generale di vigilanza autostradale, ministero delle Infrastrutture, soggetto gestore e Regione.

Certo non una soluzione a breve termine. Per non pesare sulle tasche dei pendolari a breve termine, invece, il presidente ha proposto di ottimizzare le procedure «già studiate e mai applicate» attraverso sistemi di abbonamento. Questa volta si riuscirà a portare a casa il risultato?

Maurizio Acerbo sostiene però che D'Alfonso, ma anche Camillo D'Alessandro, con le dichiarazioni rese negli ultimi giorni abbiano voluto difendere Strada dei parchi-Toto piuttosto che gli abruzzesi e che si intenda cogliere l'occasione della polemica sui pedaggi per mettere in campo una serie di azioni «a favore dell'impresa amica».
«D'Alfonso ci prende anche in giro dichiarando che il "peccato originale" risiede nella privatizzazione decisa nel 2001», contesta Acerbo: «quella privatizzazione fu decisa dal quel centrosinistra di cui lui era importante esponente e non si ricorda nessuna azione da parte dell'allora presidente della Provincia contro, mentre è nota la corrispondenza di amorosi sensi di antica data tra D'Alfonso e il gruppo che si aggiudicò la concessione. Rifondazione Comunista può rivendicare di essere stato l'unico partito a opporsi a quella vergognosa operazione».

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