L'AQUILA - "Parliamoci chiaro: la prima filiera che rimette in moto l'economia di un territorio è quella dell'edilizia. Ed è una filiera che non finisce più, visto che abbraccia anche le opere pubbliche, le infrastrutture. È la filiera numero uno in assoluto. Ma va gestita con intelligenza, mettendo in campo progetti seri per l'ooccupazione. All'Aquila tutto questo è mancato, ma manca pure nel resto d’Italia. Insomma, c’è bisogno di un moderno new deal, in un contesto già drammatico per via dell'Euro".
Così ad AbruzzoWeb Antonio Maria Rinaldi, economista e docente di Finanza aziendale all’Università "Gabriele D'Annunzio" di Chieti-Pescara, che, tra l’altro, all’Aquila ha preso parte a un importante convegno sulla ricostruzione post-sisma.
Rinaldi apre il 2016 con la consueta rabbia da "no euro", sempre in trincea per una situazione economica che "non fa altro che peggiorare, nonostante le rassicurazioni del governo di Matteo Renzi".
Sull’esempio aquilano, Rinaldi risponde al primo cittadino, Massimo Cialente, che in un video per la fine del 2015 ha ringraziato il governo per gli ulteriori fondi post-sisma recentemente stanziati, ma ha pure sottolineato la gravissima crisi occupazionale della città e del territorio.
Un paradosso terribile perché, "pur alimentata con soldi privati - l’Euro, va sempre ricordato, è una moneta privata che lo Stato italiano ex sovrano prende in prestito dai mercati dei capitali privati e restituisce pagandoci su gli interessi, con tutti gli effetti negativi che ciò comporta - la ricostruzione non ha portato quei benefici che in molti si aspettavano, al netto di ruberie e scandali di cui si occupano magistratura e forze dell’ordine senza che questo incida sulla garanzia e sulla costanza nell’erogazione dei fondi".
Poi, il professore dice la sua sugli investitori stranieri in Italia, chiamati a gran voce specialmente dal versante del Partito democratico come soluzione ai malanni dell’economia in un quadro di spesa pubblica pressoché nulla rispetto alle reali esigenze del Paese.
A tal proposito, proprio Cialente ha portato avanti la sua battaglia per far entrare all’Aquila Accord Phoenix, l'azienda di recupero e trattamento dei rifiuti elettronici che sta per insediarsi nell'ex polo elettronico cittadino e che di recente ha cambiato assetto societario, passando nelle mani di un fondo pensione americano-canadese, Orchard funding Ltd, con sede fiscale in Irlanda, da quelle di un trust cipriota "schermato".
"Sugli investitori non italiani - afferma Rinaldi - bisogna fare attenzione. Personalmente, contesto nella maniera più forte la necessità di affidarsi agli investitori esteri per poter dare lavoro, perché il lavoro lo dà in primis lo Stato che utilizza le risorse e le professionalità italiane, locali. Chi viene da fuori ha l'interesse solo per il profitto, invece qui serve l'investimento pubblico che guardi al sociale, alla collettività, non alla speculazione che specie con le esigenze aquilane non ci entra proprio nulla. Se invece vogliamo pensarla in modo diverso, scriviamo 'società per azioni' al posto di democrazia e togliamo lo Stato di mezzo, senza troppi giri di parole. Ma quando lo speculatore ha finito il 'giro', piglia le sue cose e se ne va. E a quel punto non ci si può lamentare".
Rinaldi non risparmia bordate neppure sugli aumenti dei pedaggi autostradali, che anche in Abruzzo hanno prodotto polemiche a non finire nei confronti dell’imprenditore chietino Carlo Toto, che gestisce l’Autostrada dei Parchi.
"Le autostrade devono tornare pubbliche - tuona il docente -. Parliamo di infrastrutture che sono state date in concessione a chiunque, dopo che qualcuno prima di noi ha sudato e pagato con soldi pubblici per costruirle. E poi, aumentare i prezzi in un periodo di deflazione economica è un'assurdità. Siamo alla follia. Chi ha messo a punto le concessioni? E con quali criteri? Pagare così tanto per quelle che sono non più di 'moderne' mulattiere è normale? Basta con questo monopolio senza senso. Si faccia diversamente, magari come in Austria, dove si paga una cifra irrisoria per un anno, circa 80 euro, per non parlare della Svizzera a cifre pure più basse".
Duro il giudizio anche sul presidente della repubblica, Sergio Mattarella, che nel messaggio di fine anno a reti unificate ha detto, tra l’altro, che "troppi giovani sono senza lavoro".
"Questo è un presidente che non si muove - commenta l’economista - è qualcosa che mi fa arrabbiare, è inconcepibile che sia stato così plagiato da statistiche che si avvicinano di più al pollo di Trilussa che a quelle ortodosse. Anche se bisogna dire che il suo è stato un discorso soporifero, non credo sia stato visto da chissà quanti italiani. Penso che all'inizio sia prevalsa la curiosità per il suo primo intervento da presidente della Repubblica, ma poi, una volta finito l'effetto novità...".
"Insomma - prosegue Rinaldi - Mattarella si è dimostrato patetico ed ha già una colpa gravissima su Bankitalia nel caso del crac delle banche. Anziché essere estremamente severo, anziché prendersela con la Consob e chiedere cosa diavolo ha controllato, se ha controllato, in un contesto desolante in cui manca il governo della moneta, in cui il potere ispettivo è monco perché non si possono controllare neanche tutte le banche, visto che le grandi sono nelle mani della Bce. Cos'è? Ci si sveglia una mattina e ci si accorge improvvisamente che stanno fallendo le banche?".
"Credo - precisa infine il professore - che Mattarella sia addirittura peggio del suo predecessore Giorgio Napolitano, che a modo suo era 'onesto' e consapevole delle cose che faceva. Questo qui invece dice di sì a prescindere dalla comprensione delle situazioni in cui si trova".