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Pescara, 23/11/2024
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Data: 12/01/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Bimbo travolto dal treno: genitori e nonno a giudizio. La tragedia di San Donato

PESCARA Tre persone dovranno rispondere della morte del piccolo Francesco Pio Spinelli, travolto il 24 maggio di due anni fa da un treno regionale in prossimità della stazione San Marco. Il bimbo aveva solo tre anni e nel tardo pomeriggio di quella drammatica giornata di primavera si era allontanato dalla sua abitazione di via Salara Vecchia. Dopo essere passato attraverso un buco presente nella rimessa della casa, aveva percorso un sentiero di poco meno di duecento metri tra i sassi e l’erba alta. Il bambino era arrivato nei pressi dei binari dove poi, nonostante i disperati tentativi del macchinista per evitare l'irreparabile, era stato investito dal treno regionale 23686, che era partito qualche ora prima dalla stazione di Roma Tiburtina. L’impatto era stato violento e fatale e il cuoricino del bimbo aveva smesso di battere per sempre. Una tragedia evitabile, secondo la procura, per la quale saranno processati i familiari: i genitori del piccolo, Loreta De Rosa e Virgilio Spinelli, e il nonno Cristoforo Spinelli, proprietario della casa dove vive la famiglia, sono stati infatti rinviati a giudizio dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, davanti alla Corte d'Assise di Chieti. La mamma di Francesco Pio è accusata di abbandono di minore, mentre i due uomini devono rispondere di concorso in omicidio colposo. I tre, che sono assistiti dagli avvocati Antonio Valentini e Luca Sarodi, non saranno processati dal tribunale collegiale poiché quando a seguito dell'abbandono del minore si verifica la morte, in base a quanto previsto dal codice di procedura penale, scatta la competenza della Corte d'Assise. Un reato, l’abbandono di minore con morte, che è punito con la reclusione da tre a otto anni. Il giorno della tragedia, il piccolo si trovava in compagnia del fratellino di appena due anni, fortunatamente solo sfiorato dal treno e rimasto illeso, e pochi giorni dopo era stato lo stesso pubblico ministero all'epoca titolare dell'inchiesta, Giuseppe Bellelli, oggi procuratore capo a Sulmona, insieme agli uomini della polizia ferroviaria, diretti dal dirigente Davide Zaccone, a effettuare un sopralluogo sul posto, ripercorrendo minuziosamente il percorso seguito dai due bimbi per arrivare vicino ai binari. Nello specifico, secondo l'accusa, la madre avrebbe dovuto porre attenzione ed evitare che, indisturbati, i bimbi potessero allontanarsi. Il padre e il nonno sono invece sotto accusa in relazione alla custodia dei beni e, in particolare, per quel buco presente nella rimessa della casa da cui sarebbe passato Francesco Pio prima di avviarsi lungo la strada che porta verso i binari della ferrovia e andare inconsapevolmente incontro al suo tragico destino. I familiari del piccolo hanno sempre sostenuto che quel pomeriggio non si sono accorti della scomparsa del bimbo e quando si sono messi a cercarlo non c'era ormai più nulla da fare. Il processo a Chieti per gli imputati prenderà il via il 3 febbraio prossimo. La comunità rom, rimasta profondamente scossa per l'accaduto, e l'intera città. Al funerale del bimbo erano presenti almeno duecento rom, accorsi a dare l'ultimo saluto a Francesco Pio e ad ascoltare le parole di don Valentino: «A due anni, quasi tre, si è puliti e si è angeli come lo era Francesco Pio, il bambino con un nome profetico: San Francesco e Padre Pio da Pietrelcina che lo stanno proteggendo e lo aiuteranno».

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