PESCARA Martedì circolano le targhe pari, giovedì le dispari. Se ne parla da settimane e il meglio informato, dentro e fuori il Comune, dovrebbe essere il sindaco Marco Alessandrini, che ha firmato l'ordinanza per combattere lo smog riducendo il traffico. E invece no. Ieri ha aperto la giornata “inaugurale” della circolazione a targhe alterne con uno svarione su Facebook che gli è costato caro, e ha scatenato l'ilarità di chi frequenta il social network. «Sto andando all’Aquila per discutere di Masterplan Abruzzo su una macchina con targa pari. Ciò vuol dire che dovrò fare caso all'orario di rientro, in quanto da oggi è in vigore l'ordinanza sulle targhe alterne». Distrazione, disattenzione, momentanea confusione? Il sindaco ha corretto il post nel giro di poco, quando ha realizzato che ieri “le pari” circolavano liberamente, ma ormai era tardi. Non gliel'ha perdonata Lorenzo Sospiri, capogruppo in Regione di Forza Italia, che ne ha approfittato per calcare esageratamente la mano. Ha accusato Alessandrini di aver fatto «una gaffe da asino» perché «non sa neanche cosa prevedeva l'ordinanza che ha lui firmato e non studia ciò che sottoscrive». Sospiri arriva a chiedere le dimissioni del primo cittadino definendolo «inadeguato, privo di qualunque competenza, isolato dai cittadini e dalla sua stessa maggioranza, un piccolo despota dispettoso, insieme al vicesindaco». Nel suo scritto Alessandrini ha espresso l'auspicio di «poter mitigare quanto prima gli effetti», dicendosi dispiaciuto per i disagi creati dalle targhe alterne, ma la salute è «uber alles, sopra tutto, perché riguarda la vita di ciascuno di noi». Il motto è «combattere l'inquinamento», per il sindaco, ma anche in questo caso Sospiri ha qualcosa da ridire. «Peccato che Alessandrini non abbia nutrito alcun interesse per la salute pubblica la scorsa estate, quando ha permesso a migliaia di bagnanti di immergersi in un mare inquinato che evidentemente non era uber alles, ossia non riguardava la salute di tutti noi». C'è anche chi ha altre priorità. Armando Foschi, dell'associazione Pescara Mi Piace contesta a Alessandrini «smemorato» di aver «dimenticato di celebrare l'89° anniversario dell'unificazione di Pescara e Castellamare, avvenuta il 12 gennaio 1927». Evidentemente per Foschi è una priorità. Più dello smog, del traffico e della salute dei cittadini.
In giro con la targa dispari senza essere mai fermato
Su e giù per l’intera mattinata dalla riviera ai Colli, da Porta Nuova a San Donato. Il giornalista percorre 70 km incrociando una sola pattuglia che non lo controlla.
L’intera mattinata in macchina per Pescara con la targa sbagliata, una dispari che ieri sarebbe potuta costare 164 euro di multa. Me la sono cercata, ammetto. Senza trovarla. Dai lungomare ai Colli, a San Donato, sulle strade d’accesso alla città come in pieno centro, neppure una pattuglia che mi abbia chiesto conto della (apparente) irregolarità. “Giornalista in servizio”, dispensato dal fermo ai sensi del capo 19 del lunghissimo elenco di esenzioni: l’attestazione da esibire in caso di controlli è rimasta piegata in tasca, assieme alla tessera professionale. Gli unici due vigili incontrati, due motociclisti fermi sul lato della Statale 16, al confine tra Montesilvano e Pescara, avevano gli sguardi puntati sugli automobilisti (a caccia di telefonini? di cinture slacciate?), mica sulle targhe, e mi hanno ignorato. Gli unici incrociati in tre ore e mezzo di avanti e indietro. Comincio alle 9, da piazza Salotto, dove ero fermo in attesa che scattasse il blocco. Un caffè e si parte per una via Nicola Fabrizi insolitamente fluida, lungo cui mi capita di incrociare altre due auto con la targa dispari, ferme agli stop di strade laterali, ma entrambe con il simbolo della carrozzina ben in vista su fondo blu. Non c’è bisogno di consultare il vademecum delle esenzioni per sapere che i portatori di handicap hanno certo il permesso di transitare. Vado dritto sino al lungofiume, salgo sulla rampa dell’asse attrezzato ed esco dal lato opposto, verso Porta Nuova. Alla rotonda della Guardia Costiera, svincolo terminale per tutti coloro che giungono in città con il raccordo, non ci sono controlli. Forse è presto, vorranno concedere un opportuno margine di tempo ai ritardatari, mi illudo. Aspetto una decina di minuti, ma niente. Scatto una foto e riparto verso Francavilla, attivando il gps dello smartphone che memorizzerà il mio percorso urbano: tracciato, soste, tempi. Le strade si sono svuotate, a quest’ora la riviera non è mai stata così desolata, in pochi minuti sono al confine di Francavilla che supero e torno a varcare due minuti e una foto più tardi. Niente ancora. E nessun controllo nei pressi della pineta Dannunziana e dello stadio. Attraverso via Marconi e ponte Risorgimento torno verso il centro città, incrocio qualche altra auto con targa dispari, ma ancora nessun vigile. Neppure nei pressi del Comune, dove se ne vedono ogni mattina. Spariti. Io svolto a destra in via Palermo, a sinistra in via Torquato Tasso, proseguo per via Carducci, torno a lambire piazza Salotto e da via Muzii riprendo la riviera, puntando al confine comunale nord, quello con Montesilvano, che attraverso due volte senza ostacoli sul lungomare prima e, poco dopo, di ritorno, sulla statale, in un punto nevralgico, dove sbuca la bretella della circonvallazione. La prima ora di targhe alterne se n’è già andata. Passo davanti all’ospedale cittadino, arrivo a Villa Raspa che sono le 10.25, attraverso Rancitelli e un quarto d’ora più tardi sono al tribunale da dove vado a prendere la circonvallazione, ingresso di via Tirino, senza ancora aver incontrato un vigile. Né si rivela un posto di blocco la causa del rallentamento (ben segnalato) all’innesto dell’asse attrezzato, sulla corsia che franò a Pasqua: carotaggi in corso, due tecnici stanno campionando l’asfalto steso da poco. Esco alle Torri Camuzzi, vado di nuovo alla pineta e da lì alla Madonnina da dove scopro un lungomare raramente così deserto. Proseguo. L’elenco delle esenzioni, che sulla scorta dei mugugni della città e della stessa maggioranza è continuato a crescere sino alla vigilia, includendo il via libera ai genitori alle prese con i rientri scolastici dei figli - 23esima categoria ammessa a transitare in deroga - qualcosa doveva pur suggerire. E poi il tono con cui il sindaco si era rivolto agli automobilisti, uno “state buoni, se potete” più che un vero e proprio ordine, era un indizio forte. Che il blocco sarebbe stato blando, nonostante i primi severissimi annunci che includevano persino le auto a gas, in fondo lo immaginavo. Ma non così, non così tanto. Considerazioni sulla strada dei Colli. Quartiere che percorro in lungo e in largo, uscendo e rientrando un paio di volte dal territorio comunale a Montesilvano e Spoltore. Sono le 11.30 passate. Prendo la circonvallazione Montesilvano ed esco a Pescara Nord, sulla bretella che porta alla Statale 16. Svolto a destra, rientro a Pescara, supero la prima rotatoria e finalmente li vedo: due vigili in piedi, le moto ferme ad un paio di passi. Sorrido, sorridono. Sfilo via senza essere fermato. Risalgo ai Colli da via delle Fornaci, scendo per il cimitero, passo dietro alla stazione e mi dirigo ancora a Porta Nuova. L’orario del blocco, ufficialmente, sta per finire ed io azzardo un passaggio davanti al municipio. Liscio. Un giro completo della piazza, un’ultima foto in stazione per poi imboccare ancora via Nicola Fabrizi, da dove il servizio era cominciato, ed arrivare infine in redazione, sulla Tiburtina. Tre ore e mezzo, 69.7 chilometri, percorso netto. Con il piacere di guidare senza traffico.