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Data: 14/01/2016
Testata giornalistica: Il Centro
C’era una volta Forza Italia. I berlusconiani abruzzesi e l’incubo di un futuro da marginali

PESCARA Nazario Pagano porta gli “Azzurri in vetta”. Questo il titolo scelto dal coordinatore regionale di Forza Italia per la due giorni di Roccaraso il 16 e 17. E non si rischia di sbagliare se anticipiamo che il tenore Piero Mazzocchetti, chiamato a concludere i lavori dopo l’annunciata telefonata di Silvio Berlusconi, intonerà nel finale la turandottiana “All’alba vincerò”. Gli applausi saranno fragorosi. Ma si può scambiare un tramonto per un’alba? Questa la scommessa di Pagano che governa un partito regionale a pezzi (letteralmente dopo le tante uscite), fortemente diviso e con la paura di una nuova sconfitta alle comunali. Alle politiche del 2013 Forza Italia era ancora un partito. In Abruzzo prese il 24%, tre deputati e 4 senatori. Un risultato quest’ultimo che sorprese per primo Pagano, che aveva rifiutato il quinto posto in lista ritenendolo una trombatura preventiva e aveva ceduto il posto all’allora compagna di partito Federica Chiavaroli. Chiavaroli però venne eletta dopo la rinuncia di Berlusconi al seggio abruzzese. E oggi è in corsa diventare ministro delle Politiche regionali in quota Ncd (errore speculare lo fece nel Pd Franco Marini che cedette cavallerescamente il posto di capolista a Stefania Pezzopane e non lo riebbe più indietro). Dei sette parlamentari azzurri sono rimasti in Forza Italia solo in tre, e di nessuno di loro si può dire che sia in sintonia con il coordinatore regionale: Antonio Razzi, Fabrizio Di Stefano (che scalpita anche nel partito nazionale) e Paola Pelino. Gli altri sono tutti passati con l’Ncd di Angelino Alfano: Gaetano Quagliariello (nel frattempo uscito dall’Ncd e oggi vicino a Raffaele Fitto), Federica Chiavaroli, Paolo Tancredi e Filippo Piccone. Una diaspora (e qualche rovescio) di analoghe dimensioni si è verificata tra molti ex consiglieri regionali. Riccardo Chiavaroli, vicino a Quagliariello, si muove verso i “Conservatori e Riformisti” di Fitto. L’ex assessore Giandonato Morra, l’unico a non essere rimasto impigliato nella rimborsopoli abruzzese (non aveva mai voluto ritirare la carta di credito della Regione) è coordinatore regionale di Fratelli d’Italia. Alfredo Castiglione dopo aver tentato di riciclarsi con Noi con Salvini oggi è temporaneamente fuori dai giochi. Nicoletta Verì ha tentato fallendola la carta Scelta civica. Luigi De Fanis è alle prese con problemi giudiziari. Nel frattempo il centrodestra nel 2014 ha perso la Regione totalizzando un rovinoso 16,67%, ha perso i principali comuni, non esprime presidenti di Provincia, e resiste solo nella ridotta di Teramo con il sindaco Maurizio Brucchi, unico sindaco forzista di un capoluogo di provincia. Oggi in consiglio regionale Forza Italia ha 5 consiglieri ma neanche qui gli azzurri si mostrano uniti. Pagano può contare sulla non belligeranza di Paolo Gatti e dell’ex governatore Gianni Chiodi, ma il capogruppo Lorenzo Sospiri e il presidente della commissione di vigilanza Mauro Febbo sono oppositori interni molto tenaci (e al momento non sono tra gli invitati di “Azzurri in vetta”). Dice Febbo: «Io parto da presupposto che un partito come Forza Italia non può avere un coordinamento regionale che nel 2015 si riunisce una sola volta il 14 dicembre. Qui c’è necessità di fare i congressi. Le altre regioni li hanno fatti. E’ sufficiente che il coordinamento lo decisa e Roma autorizza. Ma si ha paura del confronto». Un risultato però Febbo e Sospiri lo hanno ottenuto: a Vasto (e forse a Lanciano) si faranno le primarie per il candidato sindaco. Meno certe sono le primarie a Francavilla. «Se Pagano volesse si potrebbe fare una mediazione e ritrovare l’unità», incalza Febbo, «ma lui pensa solo alle elezioni politiche a una candidatura in parlamento in un collegio blindato. Ma non fa i conti con quello che potrà succedere nel centrodestra».Perché se Alfano e Berlusconi, Ncd e Forza Italia, torneranno alleati è difficile che i capilista dei due collegi abruzzesi (Pescara-Chieti e L’Aquila-Teramo), gli unici sicuri di essere eletti, siano forzisti. E con i chiari di luna del centrodestra è molto difficile che i capilista siano tutti e due abruzzesi. Senza contare le variabili Noi con Salvini e Fratelli d’Italia. E’ questo il problema di Pagano secondo i suoi oppositori. Ed è per questo che il senatore Razzi aveva chiesto a Berlusconi di azzerare tutto e commissariare il partito abruzzese: «Volevo un commissario possibilmente esterno», racconta, «per sei mesi, il tempo di arrivare alle amministrative, perché qui si sta facendo di tutto per perdere. Vedevo bene Andrea Mandelli di Milano, presidente dei farmacisti italiani, un ragazzo giovane e in gamba. E magari avrei fatto un convegno per invitare un po’ di giovani e fargli un esame: 5 minuti per parlare, chi sei che cosa vuoi fare. Io le persone le so giudicare. In Svizzera per diventare capo operaio ho fatto un corso di 50 ore di psicologia. Sono capace di ascoltare e di dire: questo vale, questo no». Dice Razzi che Berlusconi gli aveva detto sì e poi c’ha ripensato. E sarà per questo che alla festa di Razzi a Montesilvano, la settimana scorsa, Pagano non si è fatto vedere.

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