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Data: 14/01/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Bus pirata, nel mirino anche un furgone. Simone Vizzarro, scivolando con lo scooter, avrebbe sbattuto contro il veicolo lasciato in curva finendo sotto l’autobus Atac. I familiari non perdonano l’autista: «Il suo racconto non ci convince»

Potrebbe esserci presto una svolta nell'inchiesta sul decesso di Simone Vizzarro, 31 anni, travolto e ucciso da un bus dell'Atac dopo aver perso il controllo del motorino su cui viaggiava, in zona Circo Massimo. Per il momento, l'unico indagato è l'autista del mezzo pubblico, Claudio Mauti: nei suoi confronti la Procura procede per omicidio colposo e omissione di soccorso. Il sospetto degli inquirenti, però, è che ci possa essere una seconda responsabilità per l'incidente. Il giovane, infatti, scivolando sull'asfalto avrebbe urtato un furgoncino bianco parcheggiato sul suo stesso senso di marcia e, di rimbalzo, sarebbe poi finito sotto le ruote dell'autobus. A quanto sembra, il veicolo sarebbe stato posteggiato in modo irregolare: secondo alcuni testimoni era fermo oltre le ultime strisce blu, in prossimità di una curva. Dai rilievi effettuati dai vigili del I gruppo sembra emergere che, se non avesse urtato il furgone, il corpo di Simone sarebbe rimasto sul lato della strada, senza incastrarsi sotto le ruote del bus. Se questa ricostruzione venisse confermata, anche il prioritario del veicolo rischierebbe l'iscrizione sul registro degli indagati. Il mezzo, a detta dei testi, si è allontanato prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. I risultati dell’autopsia, che verrà eseguita oggi dal dottor Giorgio Bolino, dovranno invece chiarire se il trentenne sia deceduto a causa dell’impatto con l'asfalto o per la manovra dell'autista Atac.
L'INCIDENTE
I fatti risalgono a lunedì scorso. Sono le 12.30, Vizzarro è a bordo del suo Scarabeo blu e si sta recando al lavoro. Mentre sta percorrendo la salita di via del Circo Massimo in direzione piazza Ugo La Malfa perde il controllo del mezzo, forse perché toccato da un altro veicolo. Scivola sull'asfalto e urta un furgoncino parcheggiato sul lato della strada. Finisce quindi sotto le ruote di un autobus che lo affianca. Alla guida del mezzo c'è Mauti. Il conducente frena, scende dal bus. Poi, però, torna a bordo e riparte. Ascoltato dai vigili, l'autista che dice che non pensava di essere stato lui a travolgere il giovane. Poche ore dopo, viene indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso. La Municipale effettua i primi rilievi sull'asfalto: sul suolo c'è un segno netto, lasciato dal cavalletto dello scooter mentre il mezzo scivolava. La traiettoria conduce al furgone, di proprietà di un urtista, posteggiato sul lato della carreggiata. Il veicolo è in posizione irregolare, perché è fermo oltre le linee blu e in prossimità di una curva. Un'ipotesi di chi indaga è che se non ci fosse stato quel furgoncino il ragazzo non sarebbe finito sotto le ruote del bus.

I familiari non perdonano l’autista: «Il suo racconto non ci convince»

Svolta sul decesso del giovane travolto al Circo Massimo I vigili e i testimoni: ha urtato quel mezzo posteggiato male.

IL DRAMMA

Accetta l'abbraccio da parte dell'autista del bus che ha travolto il suo Simone al Circo Massimo ma sulle responsabilità da accertare non transige e non fa sconti la famiglia Vizzarro. «Il gesto umano di vicinanza è ben accetto, ma questo non muta in alcun modo la necessità assoluta di chiarire come sono andate davvero le cose. E la ricostruzione dell'autista, le sue giustificazioni arrivate direttamente dal racconto di quei drammatici momenti, destano ancora molte perplessità», è il messaggio affidato al legale di fiducia, Riccardo Radi.
Perché rimane ancora duro da accettare che, con il corpo del ragazzo sull'asfalto, sia risalito sull'autobus per riprendere la sua corsa: «Rimane inaccettabile per loro aver letto "sono andato via perché i passeggeri mi hanno detto che si poteva ripartire visto che io non c'entravo nulla". Come si fa a sostenere questo? E' davvero assurdo, visto che comunque era consapevole di aver avuto una parte in quello scontro. Del resto ha sostenuto di aver visto dei pezzi della moto volare».
Non hanno però accuse da lanciare i familiari di Simone, è la verità che continuano a cercare, anche di fronte ad una realtà così difficile da accettare. E sono sicuri che alla fine del lavoro degli inquirenti verrà fuori: «I genitori e il fratello - spiega l'avvocato - nonostante tutto al momento non vogliono mettere in dubbio la buona fede dell'autista. L'indicazione chiara è di aspettare che arrivi il momento dell'accesso agli atti, dai quali si sarà in grado capirà con cognizione di causa se le sue sono solo giustificazioni senza senso o se davvero le circostanze erano tali per cui in quel momento abbia potuto realmente aver avuto modo di ritenere che l'autobus potesse tranquillamente andare via perché non coinvolto. Che non fosse suo dovere accertarsi delle condizioni del ragazzo».
L’AUTOPSIA
Dati importanti sulla ricostruzione della dinamica potrebbero arrivare presto anche dall'esito dell'autopsia, che sarà eseguita oggi pomeriggio. Intanto tutta la comunità di Villanova di Guidonia aspetta di poter dare l'ultimo saluto a Simone, quel ragazzo «spensierato e con un sorriso sempre pronto per tutti» che hanno visto crescere tra i palazzoni del megaquartiere a ridosso della Tiburtina, a valle di Tivoli. I funerali, se la salma sarà messa a disposizione della famiglia in tempi brevi dopo gli ultimi accertamenti, potrebbero svolgersi già sabato mattina. Ieri nella casa di via Massimo D'Azeglio sono continuate incessanti le visite di conoscenti e amici. A portare l'abbraccio di tutti i villanovesi, tra gli altri, anche don Andrea Massalongo, il parroco della chiesa di San Giuseppe Artigiano: «Ho portato un messaggio corale di vicinanza a questa straordinaria famiglia che al quartiere ha sempre saputo stare vicina».

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