PESCARA Luciano D'Alfonso li ha portati tutti in riva all'Adriatico, nella suggestiva cornice dell'Aurum di Pescara, per chiudere il «Patto della connettività» tra Governo, Regioni interessate e Europa sul famoso Corridoio Baltico che dovrà attraversare l'intera dorsale Adriatica, sino a Brindisi, e non fermarsi più, come avviene oggi, a nord delle Marche. Un passaggio che segue quello fondamentale del 28 ottobre quando, con il voto del Parlamento europeo riunito in seduta plenaria, è stato messo in cassa l'emendamento Paolucci che fa di questa infrastruttura strategica una condizione fondamentale per la nascita della Macroregione Adriatico-Ionica. Sino ad oggi siamo alle alzate di mano in aula e alla sottoscrizione del Patto per la connettività dell'Adriatico, che impegna Regioni e altri enti a sviluppare congiuntamente interventi sull'area Adriatico-ionica di valore aggiunto europeo. Ora servono i soldi. E tanti.
Ma l'importante, segnala D'Alfonso, è avere recuperato il grande tempo perduto: «L'Europa che verrà è anche spostamento veloce di merci e persone, altrimenti resta un'operazione di cancelleria». Accanto a lui Nikola Dobraslavic, presidente dell'Assemblea generale dell'Euroregione Adriatico-Ionica e della Contea di Dubrovnik, che parla dell’intensa giornata di lavoro: «A Pescara illustriamo il nostro piano di azione e il principale argomento sarà la connettività dell'Appennino e dell'Adriatico dell'Est. Una strategia portata avanti dal Governo, ma senza l'impegno delle Regioni tutto sarebbe inutile».
FARE SQUADRA
Parola d'ordine: fare squadra. Ecco perché al meeting dell'Aurum D'Alfonso ha voluto anche i presidenti di Marche, Molise e Puglia, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi il vice presidente della Regione di Tirana Aldrin Dalipi, i rappresentanti croati, l'europarlamentare Massimo Paolucci, «l'eroe di Strasburgo» per D'Alfonso, che il 28 ottobre ha messo a segno il colpo più grosso e ora sottolinea: «Quello che sembrava impossibile lo abbiamo portato a casa con un emendamento di otto parole, facendo un ponte che deve avere due pilastri: uno in Italia e uno nei Balcani. Questa è l'idea».