Per i dirigenti sarà reato non intervenire Renzi: «Pugno duro contro i truffatori».
LA SVOLTA
ROMA Matteo Renzi ha annunciato che mercoledì prossimo, subito dopo il voto al Senato sulla riforma Costituzionale, ci sarà un consiglio dei ministri nel quale sarà approvata la riforma della Pubblica amministrazione. Ma la vera novità è che nel pacchetto di provvedimenti (come anticipato da Il Messaggero di ieri), sarà inserito un ulteriore decreto, un provvedimento per licenziare i dipendenti assenteisti, quelli che «timbrano il cartellino e poi scappano». È la risposta del governo, il «pugno di ferro» lo ha definito Renzi parlando al Tg5, ai casi di cronaca di queste ultime settimane. Il riferimento del premier è alle immagini che hanno fatto il giro delle televisioni e del web, dei dipendenti del Comune di Sanremo che timbravano il cartellino in brache e poi andavano via, alcuni di loro persino a fare canottaggio. Oppure il caso più recente del Museo di arti e tradizioni di Roma. «Sono atti insopportabili», ha detto il premier, «perché i dipendenti pubblici che fanno così distruggono la credibilità della Pa».
LA DECISIONE
La svolta è arrivata mercoledì scorso, dopo un incontro tra lo stesso Renzi e il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia. La questione del licenziamento degli statali, infatti, avrebbe dovuto essere affrontata in un secondo momento, nel testo unico sul pubblico impiego la cui stesura è in corso e che sarà completata entro la primavera. Renzi però, ha chiesto un anticipo di alcune norme di quel testo, almeno quelle che riguardano i comportamenti più gravi. Oggi, infatti, uno statale assenteista resta al suo posto e con il suo stipendio fino alla fine del procedimento disciplinare, che può durare anche mesi. Il premier ha invece parlato di un «licenziamento entro 48 ore» di questi dipendenti infedeli, che lui ha definito senza mezzi termini «truffatori». In realtà la norma alla quale sta lavorando la funzione pubblica è più articolata. Per i lavoratori pubblici che saranno colti in flagranza di reato, per esempio perché beccati con una telecamera a timbrare il cartellino e poi ad allontanarsi dal posto di lavoro, entro le 48 ore scatterà una sospensione cautelare e verrà interrotto il pagamento dello stipendio. La decisione toccherà al dirigente a cui quel lavoratore risponde, e che dovrà anche avviare immediatamente la procedura per il licenziamento. E qui sta la seconda novità, probabilmente anche più incisiva della prima. Fino ad oggi le procedure di allontanamento degli statali non avevano funzionato, spesso proprio per l’inerzia dei dirigenti. Pur esistendo norme sui licenziamenti, non sono mai state previste sanzioni per quelli di loro che non attivano le procedure. Con la riforma allo studio del governo, chi non lo farà non soltanto sarà lui stesso passibile di essere mandato via, ma commetterà anche un reato penale. Allo studio ci sarebbe anche una norma per chiedere ai dipendenti infedeli di risarcire la pubblica amministrazione di appartenenza per il danno d’immagine procurato dal loro comportamento.
LE ALTRE NOVITÀ
Le norme sul licenziamento degli statali, saranno comunque riordinate e inserite nel testo unico previsto per la metà di quest’anno. Sul tavolo del consiglio dei ministri, poi, arriveranno gli altri dieci decreti di riforma della pubblica amministrazione. Renzi ieri ha ribadito che ci sarà il taglio delle società partecipate dagli enti locali, che verranno ridotte dalle attuali 8 mila a circa mille. Altro punto centrale sarà il dimezzamento dei tempi della burocrazia per le autorizzazioni. Il riferimento è a due decreti in particolare, il primo sulla riorganizzazione delle conferenze di servizi, quei tavoli tra varie amministrazioni che devono concedere le autorizzazioni a nuovi investimenti. Sarà rafforzato il concetto del silenzio-assenso e ogni livello di governo potrà partecipare al tavolo con un solo rappresentante. Per le opere strategiche, invece, arriva un vero e proprio taglio dei tempi di concessione del via libera, con un potere sostitutivo di Palazzo Chigi in caso di inerzia delle amministrazioni.