PESCARA Regione Abruzzo sotto attacco dagli ambientalisti per la decisione di farsi promotrice (in zona Cesarini) di un’azione ufficiale, una “memoria”, nei confronti della Corte Costituzionale perché nella Camera di Consiglio di martedì 19 si dichiari «la cessazione dell’oggetto del contendere in relazione alle richieste referendarie». La memoria è stata redatta in base all’articolo 33 della legge sul referendum in base al quale “Non oltre tre giorni prima della data fissata per la deliberazione, i delegati e i presentatori e il Governo possono depositare alla Corte memorie sulla legittimità costituzionale delle richieste di referendum”. Spiega sul suo blog il costituzionalista Enzo Di Salvatore, tra i protagonisti del referendum anti trivelle: «La Regione Abruzzo si è costituita in giudizio dinanzi alla Corte costituzionale contro le altre 9 Regioni e a sostegno del Governo per chiedere che il Referendum No Triv sia dichiarato inammissibile». Successivamente, aggiunge Di Salvatgore, «si è avuta analoga costituzione in giudizio anche da parte del delegato regionale a nome del Consiglio regionale, senza che il Consiglio abbia mai deliberato al riguardo. Quindi il prossimo 19 gennaio davanti alla Corte si troveranno: da un lato, il Governo e la Regione Abruzzo e, dall'altro, le 9 Regioni». Un posizione «quantomeno incomprensibile» quella della Regione, commenta Vincenzo Pepe presidente nazionale di FareAmbiente-Movimento ecologista europeo. «Non ci convince», dice Pepe, «la versione di D'Alfonso che sostiene di essersi tirato indietro solo perché si sarebbe risolta, almeno temporaneamente, la questione della piattaforma denominata Ombrina Mare; il problema delle trivellazioni interessa tutto l'Adriatico e tutte le regioni che vi si affacciano». Per il coordinamento no-triv si tratta di uno «strappo istituzionale» da parte della Regione Abruzzo. Nel frattempo il coordinamento annuncia di voler provare a «recuperare due dei quesiti dichiarati inammissibili» e sottolinea che «Ombrina sarà definitivamente morta solo quando il provvedimento di rigetto sarà pubblicato sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi». Per quanto riguarda l'atteggiamento della Regione Abruzzo, secondo gli attivisti è «grave» il fatto che «oltre alla Giunta c'era anche un delegato del Consiglio regionale, che ha violato le prerogative del Consiglio perché ha proceduto senza mandato dell'assemblea». «Per quanto riguarda il quesito referendario che resta in piedi» aggiungono i No-triv, «D'Alfonso sostiene che sia cessato il motivo del contendere, ma in realtà non c'è un contendere. Il referendum va avanti e se la Cassazione ha deciso di mantenerlo vuol dire che tutto a posto non è. Ora vedremo cosa dirà la Corte Costituzionale. Ora proveremo a recuperare altri due quesiti, quello del Piano delle aree e quello sulla durata dei titoli, per cui c'è stata una sorta di elusione; in tal senso, solleveremo il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale. Ombrina sarà definitivamente morta quando ci sarà il provvedimento di rigetto sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse (Buig) e, proprio per questo», conclude il Coordinamento No Triv «abbiamo inviato una diffida al Ministero, affinché provveda a pubblicare il provvedimento di rigetto relativo ad Ombrina e agli altri progetti».