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Pescara, 23/11/2024
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Data: 19/01/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Licenziamenti, così la stretta colpisce dirigenti e assenteisti. Dopo i “furbetti del cartellino” i decreti della riforma Pa puniranno i malati del lunedì e i capi inerti o inefficienti.

ROMA Il licenziamento rapido per i “furbetti del cartellino” è solo l’inizio. Con la completa attuazione della riforma della Pa, il governo punta a ridefinire l’intero quadro delle regole disciplinari e della valutazione di merito per il mondo del lavoro pubblico, dirigenti inclusi. Con procedure più stringenti di quelle attuali ma anche con un chiarimento definitivo circa l’articolo 18, che continuerà ad essere applicato ai dipendenti pubblici. Dal punto di vista della riscrittura delle norme, non sarà una rivoluzione totale: all’obiezione secondo cui le leggi esistono già (quelle stabilite nel 2001 e poi rafforzate nel 2009) la risposta di chi lavora ai provvedimenti è che spesso ci sono ma per vari motivi non vengono applicate. Anche la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio dei dipendenti infedeli colti in flagrante esiste ma è solo facoltativa, per cui nella maggior parte dei casi resta sulla carta. Una delle novità principali sarà proprio rendere obbligatorio questo tipo di intervento, che scatterà in 48 ore senza possibilità di opposizione da parte dell’interessato. Poi partirà il procedimento disciplinare vero e proprio, che sarà a sua volta snellito. Oggi prevede un doppio binario: è affidato al dirigente per le infrazioni minori mentre per quelle più gravi entra in gioco l’ufficio per i provvedimenti disciplinari che ogni amministrazione è obbligata a costituire.
LA DIFESA
Nel primo caso l’iter, che naturalmente comprende anche la possibilità per il lavoratore di difendersi, deve terminare in 60 giorni, mentre nel secondo si può arrivare fino a 120. Con il nuovo meccanismo si scenderà a 30 e la responsabilità del dirigente sarà rafforzata: l’omesso controllo avrà per lui conseguenze penali e ci sarà anche l’obbligo di attivare l’azione di richiesta dei danni presso la Corte dei Conti. Ecco quindi che la stretta sui dipendenti dovrebbe andare di fatto ad inasprire le regole del licenziamento anche per i dirigenti distratti, timorosi o in qualche modo complici. Subirà poi un ritocco il concetto di “falsa attestazione di presenza in servizio”, per il quale è già previsto il licenziamento: in questi anni è stato a volte aggirato in sede giudiziaria (dove ad esempio l’utilizzo irregolare del cartellino può essere presentato come errore piuttosto che come falso), ora sarà reso più stringente. Ma dopo il provvedimento all’esame domani sera, nei prossimi mesi arriveranno anche ulteriori novità, che intendono mettere alle strette gli assenteisti seriali: ovvero coloro che pur senza giostrare con il cartellino si mettono costantemente in malattia di lunedì o in giornate strategiche. Un altro provvedimento, come ricordato da Marianna Madia, servirà a precisare una volta per tutte che i dipendenti pubblici, in quanto assunti per concorso, conservano le tutele dell’articolo 18 sostanzialmente cancellate per i privati: compreso quello al reintegro in caso di licenziamento illegittimo. Infine le norme attuative sui dipendenti andranno a regolamentare anche l’uscita dal lavoro dei dirigenti in caso di valutazione negativa seguita da un certo periodo di tempo in cui gli interessati non trovano una nuova collocazione: per loro scatterà la decadenza.
LE REAZIONI
La tesi secondo cui non c’è bisogno di nuove norme è stata difesa ieri - con un’alleanza inedita - sia da Susanna Camusso, numero uno della Cgil, sia da Renato Brunetta, che nella sua veste di ministro della Funzione pubblica rimise mano alla legge nell’ambito della campagna contro i fannulloni. Il sottosegretario all’Economia Zanetti si è invece scagliato contro la Cgil che a suo avviso «penalizza da anni il Paese».

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